lunedì 23 aprile 2012

La Piccola casa della divina Provvidenza


Dallo spettacolo sul Cottolengo

La “Piccola casa della divina Provvidenza” si è svegliata questa mattina… Si è semplicemente svegliata, e il miracolo si ripete ancora una volta, come ogni mattina, da 180 anni; un miracolo sempre nuovo della Provvidenza, una testimonianza dell’amore di Dio.
La “Piccola casa” di Torino non è poi così piccola: 450 ospiti, ossia persone che vivono qui stabilmente, che hanno qui la loro casa, divisi in famiglie per tipologie di situazione e di vita – persone con disabilità mentali, fisiche, anziani… –, un ospedale con 200 posti letto, una mensa per i poveri che sforna centinaia di parti al giorno, una scuola per ragazzi che vivono in situazioni di emarginazione, un monastero di clausura, una comunità dei sacerdoti, una di fratelli, una di 600 suore, più di mille persone che servono nella sanità e nell’assistenza…
Biuseppe Benedetto Cottolengo l’aveva predetto, come fu testimoniato al processo di beatificazione: “aveva un fermo presentimento che la Piccola Casa come opera di Dio dovesse crescere e dilatarsi e tratto tratto lo manifestava. Io mi ricordo particolarmente che un giorno mi disse che la Piccola Casa si sarebbe dilatata a segno di capire anche tre mila persone; che doveva essere come l'arca di Noè, per comprendere ogni sorta di miserie umane; che forse egli non sarebbe più stato in vita, ma che quelle Suore le quali allora partivano per gli stabilimenti, fattesi vecchie e curve nella persona e col bastone in mano ritornando poi alla Piccola Casa avrebbero avuto a far le meraviglie nel vederne lo sviluppo”.
I superiori degli istituti del Cottolengo e di quelli ispirati al Cottolengo
Una casa, quella di Torino, che ha una ottantina di succursali in tante parti d’Italia, India, Equador, Kenia, Tanzania, Florida…
Ieri sera, dopo cena, spettacolo teatrale sul Cottolengo. Una compagnia di giovani, dopo essersi preparata su scritti e vita del santo, ha redatto il testo teatrale, ha preparato le musiche e li ha rappresentati. Hanno fatto rivivere il Cottolengo e hanno mostrato il suo volto di oggi. Un modo intelligente per “raccontare” il carisma.
Il terzo giorno di convegno vede oggi la presenza del Prefetto della Congregazione per la vita consacrata, il cardinale João Braz de Aviz. Ieri avevamo avuto tra noi l’arcivescovo di Torino e l’altro ieri il vescovo di Pinerolo, incaricato della vita religiosa in Piemonte. Il cardinale presenta il valore dei carismi nella loro coessenzialità, nell’armonia della comunione ecclesiale, nella loro dimensione trinitaria, il contributo che sono chiamati a dare alla Chiesa.
A me il compito di concludere proponendo una sintesi del convegno, o meglio per far emergere le linee e le piste per l’ulteriore approfondimento e per dare continuità all’evento, soprattutto al rapporto tra tutti gli istituti ispirati al Cottolengo.
Qua è tutto un inno alla Provvidenza, che si sviluppa però in modo non lineare e uniforme, ma attraverso mutamenti spesso inattesi e imprevedibili, come scriveva lo stesso Cottolengo: “La Divina Provvidenza nelle sue opere non si serve di continui miracoli, ma per lo più adopera mezzi umani, e si compiace… nelle sue imprese di prevenire il pensiero dell’uomo, si può quasi dire,… dal principiare come dal nulla e progredire nel molto… ed i vari rami delle sue produzioni, che ha stabiliti nell’Altissima sua sapienza, non li svela all’uomo che passo passo, e nell’atto stesso, per così dire, che vuole che si compiano…”. Così faceva Dio… e così fa adesso.

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