Dallo spettacolo sul Cottolengo |
La “Piccola casa della divina Provvidenza” si è
svegliata questa mattina… Si è semplicemente svegliata, e il miracolo si ripete
ancora una volta, come ogni mattina, da 180 anni; un miracolo sempre nuovo
della Provvidenza, una testimonianza dell’amore di Dio.
La “Piccola casa” di Torino non è poi così piccola:
450 ospiti, ossia persone che vivono qui stabilmente, che hanno qui la loro
casa, divisi in famiglie per tipologie di situazione e di vita – persone con
disabilità mentali, fisiche, anziani… –, un ospedale con 200 posti letto, una
mensa per i poveri che sforna centinaia di parti al giorno, una scuola per
ragazzi che vivono in situazioni di emarginazione, un monastero di clausura,
una comunità dei sacerdoti, una di fratelli, una di 600 suore, più di mille
persone che servono nella sanità e nell’assistenza…
Biuseppe Benedetto Cottolengo l’aveva predetto, come
fu testimoniato al processo di beatificazione: “aveva un fermo presentimento
che la Piccola Casa come opera di Dio dovesse crescere e dilatarsi e tratto
tratto lo manifestava. Io mi ricordo particolarmente che un giorno mi disse che
la Piccola Casa si sarebbe dilatata a segno di capire anche tre mila persone;
che doveva essere come l'arca di Noè, per comprendere ogni sorta di miserie
umane; che forse egli non sarebbe più stato in vita, ma che quelle Suore le
quali allora partivano per gli stabilimenti, fattesi vecchie e curve nella
persona e col bastone in mano ritornando poi alla Piccola Casa avrebbero avuto
a far le meraviglie nel vederne lo sviluppo”.
I superiori degli istituti del Cottolengo e di quelli ispirati al Cottolengo |
Una casa, quella di Torino, che ha una ottantina di
succursali in tante parti d’Italia, India, Equador, Kenia, Tanzania, Florida…
Ieri sera, dopo cena, spettacolo teatrale sul
Cottolengo. Una compagnia di giovani, dopo essersi preparata su scritti e vita
del santo, ha redatto il testo teatrale, ha preparato le musiche e li ha
rappresentati. Hanno fatto rivivere il Cottolengo e hanno mostrato il suo volto
di oggi. Un modo intelligente per “raccontare” il carisma.
Il terzo giorno di convegno vede oggi la presenza
del Prefetto della Congregazione per la vita consacrata, il cardinale João Braz
de Aviz. Ieri avevamo avuto tra noi l’arcivescovo di Torino e l’altro ieri il
vescovo di Pinerolo, incaricato della vita religiosa in Piemonte. Il cardinale
presenta il valore dei carismi nella loro coessenzialità, nell’armonia della
comunione ecclesiale, nella loro dimensione trinitaria, il contributo che sono
chiamati a dare alla Chiesa.
A me il compito di concludere proponendo una sintesi
del convegno, o meglio per far emergere le linee e le piste per l’ulteriore
approfondimento e per dare continuità all’evento, soprattutto al rapporto tra
tutti gli istituti ispirati al Cottolengo.
Qua è tutto un inno alla Provvidenza, che si sviluppa però in
modo non lineare e uniforme, ma attraverso mutamenti spesso inattesi e
imprevedibili, come scriveva lo stesso Cottolengo: “La Divina Provvidenza nelle sue opere non si serve di
continui miracoli, ma per lo più adopera mezzi umani, e si compiace… nelle sue
imprese di prevenire il pensiero dell’uomo, si può quasi dire,… dal principiare
come dal nulla e progredire nel molto… ed i vari rami delle sue produzioni, che
ha stabiliti nell’Altissima sua sapienza, non li svela all’uomo che passo
passo, e nell’atto stesso, per così dire, che vuole che si compiano…”. Così
faceva Dio… e così fa adesso.
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