Parlando della comunità religiosa il Concilio Vaticano II la descrive come “una vera famiglia adunata nel nome del Signore» che, «con la carità di Dio diffusa nei cuori per mezzo dello Spirito Santo», «gode della sua presenza (cf. Mt 18,20)” (PC, 15). “Gode” è l’esperienza mistica collettiva, frutto del comandamento dell’amore reciproco, della spiritualità della comunione. La nostra santità è il Santo in mezzo a noi.
Vale soltanto per la comunità religiosa oppure la comunità religiosa è segno di ogni comunità cristiana, a cominciare dalla famiglia. Ogni gruppo può “godere” di questa presenza.
Tutti, almeno qualche volta, abbiamo sperimentato la sua presenza con i frutti che egli comunica: gioia, pienezza di vita, entusiasmo, forza e coraggio per vivere con radicalità l’ideale evangelico; crediamo all’amore di Dio che sentiamo riversato nei nostri cuori, ci sentiamo figli e figlie suoi, uno tra di noi e con lui. Non è un’esperienza mistica, del Mistero che ci inabita e ci avvolge?
Seguendo questa via di santità saremo una risposta alle attese della Chiesa di oggi che così si esprime, attraverso il nostro papa Benedetto XVI: “Credo che oggi (…) il nostro grande compito sia in primo luogo quello di rimettere di nuovo in luce la priorità di Dio. La cosa importante, oggi, è che si veda di nuovo che Dio c’è…”.
Con la nostra unità potremo di nuovo renderlo presente e mostrarlo al mondo di oggi.
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