La basilica di san Marco a Venezia?
Macché! A Venezia la chiesa di san Marco fu
costruita soltanto nell’828, ed ha assunto il titolo di cattedrale nel 1807!
La vera basilica di san Marco è
quella di Roma costruita da Papa
Marco nel 336.
Nei sotterranei si trovano
ancora i muri perimetrali dell'originaria basilica paleocristiana sorta probabilmente
sopra una preesistente casa romana. Tutto fu rimaneggiato nel sec. XV e XVIII. Di romanico
rimangono il bel campanile del 1154 e mosaici dell’abside di Gregorio IV
(827-844) raffiguranti Cristo con S. Marco papa, Marco evangelista e Gregorio
IV (col nimbo quadrato dei personaggi viventi) che offre il modello della
chiesa.
Che fortuna essere
“romani” e poter visitare le chiese dei nostri santi!
Anche perché a Roma san
Marco c’è stato davvero!
Era Marco per il mondo
greco-romano, mentre i suoi connazionali lo chiamavano Giovanni, in ebraico. La
prima e l’unica apparizione nei vangeli sembra essere quella sul monte degli
ulivi, dove Giovanni Marco era andato con Gesù dopo l’ultima cena e dove si era
addormentato nella casetta del piccolo podere. Svegliato dal trambusto delle
guardie venute a catturare Gesù, si buttò addosso il lenzuolo e andò a vedere.
Un soldato lo agguantò, “ma egli, lasciato il lenzuolo, fuggì via nudo”.
O forse, come ci ha insegnato Giacomo Perego, quel
giovinetto è il simbolo dello spogliamento totale richiesto al discepolo per
poter seguire Gesù? Lo stesso giovane riappare il giorno di Pasqua seduto nel
sepolcro, rivestito delle vesti della risurrezione di Gesù.
La mamma, Maria, metteva
a disposizione di Gesù la casa in Gerusalemme e l’orto degli ulivi. Nella
grande sala di casa fu celebrata l’ultima cena, poi si radunavano gli apostoli
dopo la passione fino alla pentecoste, e finì per diventare la chiesa domestica
della prima comunità di Gerusalemme.
Quando nel 44 il cugino
Barnaba venne a Gerusalemme insieme con Paolo, Marco volle partire con lui alla
volta di Antiochia. Partecipò con loro al primo viaggio fino a Cipro, ma quando
essi si diressero a Perge per attraversare i terreni paludosi e inerpicarsi
sulle montagne del Tauro, Marco ebbe paura e tornò a Gerusalemme.
Nel 49, quando Paolo e
Barnaba andarono a Gerusalemme, Marco avrebbe voluto seguirli di nuovo, ma Paolo
non ne volava più sapere e ne andò solo con Sila, mentre Barnaba portò Marco
con sé a Cipro.
Nel 61 ritroviamo Marco
fedelissimo collaboratore di Paolo a Roma. Gli era passata la paura! Scrivendo
ai Colossesi, Paolo manda i saluti di “Marco, il nipote di Barnaba” e aggiunse:
“Se egli verrà da voi, fategli buona accoglienza”. Ne parla anche sua seconda
prigionia romana scrivendo a Timoteo.
Dopo il martirio di Paolo, Marco rimase ancora a Roma, discepolo e segretario di Pietro, che svolgeva la sua attività tra gli ebrei, che erano circa 45.000. Marco
gli faceva da interprete, perché Pietro non parla il greco o non lo sapeva
molto bene. Clemente Alessandrino, attorno al 200, precisa che Marco compone il
suo vangelo a Roma, annotando i racconti di Pietro (così racconta Papia, ma nel
Vangelo di Marco si avverte una grande presenza di Paolo).
Pietro lo inviò ad evangelizzare l’Italia settentrionale (Aquileia),
poi ad Alessandria d’Egitto, dove subì il martirio, sotto l’imperatore Traiano
(53-117), il 25 aprile verso l’anno 72, all’età di 57 anni.
Parlaci ancora di Lui, nostro santo romano!
Nessun commento:
Posta un commento