Questa mattina apro il libretto “Il Vangelo del giorno” e nella
pagina dedicata ai "testimoni" trovo Tarcisio Stramare: il mio vecchio professore!!! È morto
di Covid pochi mesi a Genova. Un uomo buono come il pane. Un innamorato di san
Giuseppe, sul quale ha scritto e scritto… Poco dopo leggo la notizia che papa
Francesco oggi ha firmato una lettera apostolica su san Giuseppe, definito “padre
amato, padre nella tenerezza, nell’obbedienza e nell’accoglienza; padre dal
coraggio creativo, lavoratore, sempre nell’ombra”. Ma allora è una felice
congiura!
Non mi pare vero, nella festa dell’Immacolata, vedere insieme la Vergine
con suo marito, dovevamo essere una coppia favolosa. La lettera del papa cita
fra l’altro Giovanni Paolo II sul falso “sposo vecchio”: “La difficoltà di
accostarsi al mistero sublime della loro comunione sponsale ha indotto alcuni,
sin dal II secolo, ad attribuire a Giuseppe un’età avanzata e a considerarlo il
custode, più che lo sposo di Maria. È il caso di supporre, invece, che egli non
fosse allora un uomo anziano, ma che la sua perfezione interiore, frutto della
grazia, lo portasse a vivere con affetto verginale la relazione sponsale con
Maria”. Parole che avrebbero fatto gioire mia mamma che non si capacitava di
vedere una giovane donna andare in sposa a un vecchio.
Guardo il quadretto appena all’entrata della mia stanza che ritrae
Giuseppe con Gesù e ai suoi piedi il cuginetto Giovanni… “E così avrai un anno
tutto dedicato a te: complimenti!”.
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