sabato 19 dicembre 2020

Niente è impossibile a Dio

 


«Come è possibile?», domandi. È la prima delle parole che ti sentiamo pronunciare nel Vangelo, e non è l’ultimo interrogativo che poni. «Perché ci hai fatto questo?», chiederai più tardi al Figlio che ti ha lasciato per rimanere a Gerusalemme. Vuoi andare a fondo nelle cose, penetrare nel mistero, in una ricerca sincera e spesso sofferta, che porti a un’adesione consapevole e convinta.

Com’è difficile comprendere i disegni di Dio: sovrastano infini­tamente i nostri progetti e spesso sembrano contraddirli, negar­li. Come si concilia il tuo non conoscere uomo con l’annuncio di una maternità? A mano a mano che la tua vita si snoderà in una sequenza del tutto inedita e imprevedibile, sopraggiunge­ranno altri nuovi interrogativi: «Cos’è mai questo racconto di pastori che hanno visto angeli in cielo?», «Che senso ha l’an­nuncio di Simeone nel tempio?», «E le parole che, sempre nel tempio, mi rivolge il figlio dodicenne?».

«Sarà possibile – ecco ora la domanda cruciale – che si compia in me quello che Dio mi chiede? Non è troppo grande? Ce la farò?».

Tutto è più grande di te, che pure sei così grande. Sei pur sempre una creatura umana e la rivelazione del mistero non può non lacerare la mente e il cuore, che devono di­latarsi all’infinito, come infinito è il mistero. Tutta la tua vita sarà un crescere progressivo verso la pienezza, un costante adeguamen­to all’infinita totalità di Dio; un cammino fatto di interrogativi, ascolto, accoglienza delle parole di Dio, per custodirle con cura, meditarle con assiduità, approfondirle, penetrarle.

Sei veramente una di noi. Provi quello che anche proviamo. Spesso anche a noi sembra troppo difficile affrontare le situazioni nelle quali veniamo a trovarci: «Com’è possibile?». Davanti alle prove della vita, specie quando sembravano troppo diffici­le, impossibili da sostenere, da risolvere, tornavano alla mente le parole dell’angelo: «Nulla è impossibile a Dio». 

Maria, fa’ che quelle parole risuonino anche nel nostro cuore. Soltanto da questa certezza può nascere l’arrendevole fiducia, la speranza, la consegna nelle mani dell’Onnipotente: «Avvenga per me secondo la tua parola».

 

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