«Come è possibile?», domandi. È la prima delle parole che ti sentiamo pronunciare nel Vangelo, e non è l’ultimo interrogativo che poni. «Perché ci hai fatto questo?», chiederai più tardi al Figlio che ti ha lasciato per rimanere a Gerusalemme. Vuoi andare a fondo nelle cose, penetrare nel mistero, in una ricerca sincera e spesso sofferta, che porti a un’adesione consapevole e convinta.
Com’è difficile comprendere i disegni di Dio: sovrastano
infinitamente i nostri progetti e spesso sembrano contraddirli, negarli. Come
si concilia il tuo non conoscere uomo con l’annuncio di una maternità? A mano a
mano che la tua vita si snoderà in una sequenza del tutto inedita e
imprevedibile, sopraggiungeranno altri nuovi interrogativi: «Cos’è mai questo
racconto di pastori che hanno visto angeli in cielo?», «Che senso ha l’annuncio
di Simeone nel tempio?», «E le parole che, sempre nel tempio, mi rivolge il
figlio dodicenne?».
«Sarà possibile – ecco ora la domanda cruciale – che
si compia in me quello che Dio mi chiede? Non è troppo grande? Ce la farò?».
Tutto è più grande di te, che pure sei così grande. Sei
pur sempre una creatura umana e la rivelazione del mistero non può non lacerare
la mente e il cuore, che devono dilatarsi all’infinito, come infinito è il mistero.
Tutta la tua vita sarà un crescere progressivo verso la pienezza, un costante
adeguamento all’infinita totalità di Dio; un cammino fatto di interrogativi,
ascolto, accoglienza delle parole di Dio, per custodirle con cura, meditarle
con assiduità, approfondirle, penetrarle.
Sei veramente una di noi. Provi quello che anche proviamo. Spesso anche a noi sembra troppo difficile affrontare le situazioni nelle quali veniamo a trovarci: «Com’è possibile?». Davanti alle prove della vita, specie quando sembravano troppo difficile, impossibili da sostenere, da risolvere, tornavano alla mente le parole dell’angelo: «Nulla è impossibile a Dio».
Maria, fa’ che quelle parole risuonino anche nel nostro cuore. Soltanto
da questa certezza può nascere l’arrendevole fiducia, la speranza, la consegna nelle mani
dell’Onnipotente: «Avvenga per me secondo la tua parola».
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