Quest’anno le mie “Lectio brevis” hanno come oggetto la letteratura sulla spiritualità oblata. Tra i tanti autori la settimana scorsa ho presentato Alfred Yenveux (1843-1903). Per vent’anni è stato cappellano nel santuario di Montmartre a Parigi. Ha scritto un trattato sul Sacro Cuore in cinque libri, tradotto in diverse lingue, compreso l’italiano. Era chiamato “il santo di Montmartre”.
Ha
pubblicato anche due volumi di commento alla Regola oblata. All’inizio delinea
in poche pagine la spiritualità oblata. Mi colpisce quello che per lui è il
primo
carattere distintivo della nostra famiglia. Lo desume dalla qualifica di “parva
Congregatio” (piccola Congregazione) che trova all’inizio della Regola. Parva non
si riferisce all’esiguità del numero dei suoi membri o all’importanza delle sue
opere, ma alla “loro umiltà, alla loro modestia e alla loro semplicità”, senza rivalità
nei confronti degli altri ordini o congregazione, verso i quali occorre invece
mantenere una grande stima.
“Parva” mi fa pensare anche a tutti i nostri limiti,
alle fragilità che ci sono tra di noi. Chi è all’altezza della vocazione?
Sapienza è accogliere le nostre debolezze, l’inadeguatezza, essere riconciliati
con le nostre povertà. E come sarà il futuro? Avremo energie e capacità per
affrontare le sempre nuove sfide? Fiducia e speranza è fidarsi di Dio che nella
sua provvidenza vede e provvede anche ai fiorellini del campo.
Sì, “parva”, piccola congregazione, senza pretese:
servi inutili che svolgono la missione che Dio ci ha affidato, con gioia e con
le forze che abbiamo, fino all’ultimo, “usque ad internicionem”, come scriveva sant’Eugenio nella Regola.
E' un tema che mi è caro. Ne avevo scritto anche qualche anno fa... https://fabiociardi.blogspot.com/search?q=parva+congregatio
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