Per comprendere a fondo qualsiasi realtà occorre ripercorrerne il filo genetico. Ciò vale per i fenomeni sociali come per quelli fisici, per quelli storici come per quelli biologici. Vale anche per conoscere a fondo le persone. È quanto volli fare, 25 anni fa, nello scrivere un libro su Eugenio de Mazenod, alla vigilia della sua canonizzazione.
Non pensavo a
una nuova biografia, anche se era questo che mi era richiesto. Volevo cogliere
i differenti elementi del suo carisma de Mazenod nel loro nascere e nel loro
graduale farsi. Piuttosto che intingere la penna nei colori della Provenza,
descrivere l’assalto della Bastiglia o l’ambiente dell’ultimo settecento
veneziano, piuttosto che delineare la politica di Napoleone Bonaparte e di
Napoleone III o il clima culturale della Restaurazione – tutti fattori che
hanno notevolmente influenzato la sua vita -, preferii essere attento al suo
cammino interiore, a ciò che, attraverso quegli avvenimenti storico-culturali,
lo Spirito gli andava suggerendo.
Mi premeva di mettere in luce il senso dinamico ed evolutivo di una spiritualità e di un carisma, e capirne la genesi, per scoprire il “filo d’oro” col quale Dio tesse la vita di una persona e la storia di un’opera della Chiesa
Ne nacque un profilo spirituale che, dal vissuto personale, si allargava a quello della comunità a cui Eugenio ha dato vita – i Missionari Oblati di Maria Immacolata – e nella quale ha riversato via via il proprio dono interiore. La sua vita è inscindibilmente legata al carisma di cui è portatore, cosicché la lettura di essa diventa chiave di comprensione del carisma.
Ricordo quel
libro adesso che celebriamo i 25 anni della canonizzazione, avvenuta nella
basilica di san Pietro il 3 dicembre 1995. Il libro ha avuto una seconda
edizione, è stato tradotto in tedesco, in inglese… Chissà se sono riuscito a
narrare l’opera di Dio…
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