Decima puntata, apparsa su "Città Nuova" (ottobre 2018)
Un Cristo
dispiegato nei secoli, un magnifico giardino in cui fioriscono le Parole di Dio
Il silenzio,
la pace, l’incanto della natura delle Dolomiti sono un ricordo lontano. Chiara
è a Roma ormai da alcuni mesi, tra il rumore della città, i cantieri della
ricostruzione postbellica, l’afflusso di nuovi immigrati. Ma la rivelazione, la
contemplazione, l’esperienza di realtà sempre nuove del Cielo non sono legate a
luoghi o situazioni, sono dono di Dio, un dono presente ovunque. Anche a Roma
la Sua luce continua a illuminare la mente e la vita di Chiara.
Nelle sue
note di metà dicembre vediamo apparire nomi di maestri di teologia mistica,
come Jean Jacques Olier (1608-1657) e Adolphe Tanquerey (1854-1932), di cui sta
leggendo le opere. Fino a quel momento, invece, l’unico Maestro sembrava essere
stato Gesù, lo Sposo, e il suo Santo Spirito. Come mai adesso appaiono questi
autori? In quel periodo attorno a lei troviamo anche professori e studiosi di
spiritualità suoi contemporanei, come Gabriele Roschini (1900-1977), Giovanni
Battista Tomasi (1866-1954), Leone Veuthey (1896-1974). Forse sono loro a
mettere nelle sue mani i manuali di teologia mistica. È come se Chiara sentisse
il bisogno di confrontare l’esperienza che sta vivendo con la tradizione della
Chiesa, per coglierne sia la continuità sia la novità. Vuole iniziare lei
stessa una riflessione sulla luce che ormai da mesi la illumina, consapevole
della rilevanza dottrinale in essa presente e della sua destinazione ecclesiale:
capisce che quello che vive è per tutta la Chiesa.
Gli
strumenti che ha in mano le sembrano però inadatti. Chiara si rende conto
dell’inadeguatezza di quei manuali di scuola di fronte a un’esperienza così
profonda e nuova, per cui punta altrove. Pur con i limiti dovuti alla mancanza
di accesso alle fonti e agli studi critici, cerca un rapporto diretto con i
grandi mistici.
Inizia a dialogare con Angela da Foligno, Teresa d’Avila, Giovanni della Croce.
Francesco e Chiara d’Assisi, assieme a Caterina da Siena, le sono familiari da
tempo, ma adesso li scopre sotto nuove prospettive.
L’anno
successivo, 1950, scrive una pagina di grande respiro, frutto della sua ricerca
e del rapporto con i santi approfondito nei mesi precedenti. In maniera significativa
la pagina porta come titolo: La Chiesa. È un inno alla Chiesa colta
nella sua dimensione carismatica, dimensione che i manuali di ecclesiologia del
tempo ignorano, limitandosi a trattare del Magistero e dei sacramenti.
In
questo scritto Chiara ravvisa la Chiesa come un succedersi di carismi, quasi un
Cristo dispiegato nei secoli, un Vangelo vivo, incarnato, che si
attualizza soprattutto nel fiorire di Ordini religiosi. «Ogni Ordine o Famiglia
religiosa è l’incarnazione di una “espressione” di Gesù, di una sua Parola, di
un suo atteggia-mento, di un fatto della sua vita, di un suo dolore, di una
parte di Lui».
Passa
dunque in rassegna le diverse parole evangeliche, vis-sute in maniera
carismatica da Francesco e Chiara d’Assisi, da Caterina da Siena, da Margherita
M. Alacoque, da Teresa di Gesù Bambino. La Chiesa le si presenta come «un
magnifico giardino in cui fioriscono tutte le Parole di Dio». In maniera
poetica, come si addice ai mistici, si affida a una metafora: «Come l’acqua si
cristallizza in stelline di tutte le forme quando cade come neve sulla terra,
così (…) l’Amore assume nella Chiesa diverse forme e sono gli Ordini e le
Famiglie religiose». In ogni Ordini scorge «un raggio dell’Ordine che è Dio…
una luce della luce che è Gesù». Grazie a questa dimensione evangelica,
carismatica, di santità, ella coglie la Chiesa nella sua realtà più profonda e
per-manente: il Verbo incarnato, il Vangelo vissuto, «un altro Cristo o un
Cristo continuato, la Sposa di Cristo. È la Nuova Gerusalemme ammantata di
tutte le virtù».
La
centralità della Parola nella comprensione della Chiesa include anche la sua
dimensione gerarchica e sacramentale, in quanto espressione del Vangelo. Chiara
stessa, commentando il testo appena citato, annota: «La Chiesa carismatica
descritta in queste pagine, non è una parte della Chiesa con accanto quella
gerarchica, è piuttosto tutta la Chiesa, nel senso che ne esprime tutta la
realtà. Del resto, anche la Chiesa istituzionale è nata dal Vangelo, da una
parola di Gesù: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa […].
A te darò le chiavi del regno dei cieli” (Mt 16, 19-19). Dunque
anch’essa è depositaria di un carisma».
Rimane
il fatto che questa visione della Chiesa tutta carismatica, in quel periodo storico
risulta nuova. Occorrerà attendere ancora qualche anno per vedere apparire
opere innovative come Meditazioni sulla Chiesa di Henri de Lubac, o L’elemento
dinamico nella Chiesa di Karl Rahner.
Rileggendo la propria esperienza del Paradiso ’49, Chiara si
scopre nella grande corrente carismatica che fa “bella” la Chiesa, e comprende
la propria missione: «Noi dobbiamo soltanto far circolare fra i diversi Ordini
l’Amore». È la continuazione di Ma-ria che, nel cenacolo, diventa Madre della
Chiesa in tutte le sue espressioni.
Gustare il Paradiso
«E come basta un’Ostia Santa, dei miliardi d’Ostie sulla
terra, per cibarsi di Dio, basta un fratello (quello che la volontà di Dio ci
pone accanto) per comunicarci con l’umanità che è Gesù mistico».
La
Chiesa nasce e cresce grazie all’amore concreto verso ogni persona, «quella che
la volontà di Dio ci pone accanto». È così che si generano cellule vive di
fraternità.
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