Si era
raccolta attorno a lui una folla immensa. Oltre alle persone dei dintorni, la
Galilea e la Giudea, ne erano giunte altre da più lontano.
Salì
sulla collina, si mise seduto, e
sull’immensa folla
cadde il silenzio, come silenzioso era il lago che si stendeva dinanzi. Fu
allora che Gesù iniziò a pronunciare parole mai udite prima di allora:
Beati i
poveri.
Beati
quelli che piangono.
Beati i
perseguitati…
Ad ogni enunciato una promessa: il regno dei cieli, la consolazione,
la visione di Dio… Promesse inaudite come inaudite era la proclamazione che le
persone più disgraziate erano beate, sovvertimento dei più comuni parametri del nostro
pensare.
Quando
mai si era sentito dire che è beato chi piange o chi è perseguitato. Inaudito
allora, inaudito adesso. Nessuno
oserebbe chiamare beate queste persone. Tutt’al più ci si lascia sfuggire un: “poveretto”, non certo “beato lui”!
Gesù ha
un altro modo di vedere le cose e invita a guardare la realtà con i suoi stessi
occhi.
Annuncia
una buona novella,
la grande notizia: Dio rende felici e ricolma di gioia quelli che subiscono
ingiustizie e sono nel pianto. Questa sì che è una promessa folle. È la
prima grande promessa che appare nei Vangeli.
Le
parole di Gesù non sono consolatorie, hanno la reale capacità di cambiare il cuore, di creare una nuova umanità.
Beato
chi è povero, perché il Dio che veste i figli del campo e nutre gli
uccelli del cielo si prende
cura di lui, e diventa il suo tesoro. Beato anche chi si è fatto povero perché ha
messo in comune i beni con chi è nel bisogno; anche lui possiede il
tesoro vero. È beato perché
vive come ha vissuto Gesù, che da ricco che era si è fatto povero. Così chi è
povero si trova nientemeno che con un regno!
Beato
chi ha creduto all’amore di Dio anche nel dolore e nella solitudine.
Beato
chi piange con chi piange e si fa carico delle sofferenze del vicino.
Beato
chi si lascia purificare il cuore dall’amore misericordioso di Dio e con cuore
puro sa cogliere il disegno di Dio e sa farlo scoprire anche agli altri,
diventando costruttore di pace…
Per tutti c’è una promessa: il regno dei cieli, la
consolazione, la sazietà, la pace, la pienezza della gioia
Le beatitudini non rimando a un futuro lontano. I verbi sono al presente. Oggi si è
beati, proprio perché Dio è presente adesso, qui, e investe con la sua
gioia, con la pienezza di vita.
Beati
perché proprio in quella concreta situazione di dolore, di sofferenza, di
bisogno, giunge il Regno
di Dio. Gesù si cala e si rende presente in quella concreta situazione
di dolore, di sofferenza, di bisogno e la fa sua.
Si è reso solidare con tutte persone a cui promette la beatitudine.
Prima di proclamare le beatitudini le vive tutte, sono la sua biografia.
Povero di spirito e puro di cuore è luminosa trasparenza di
Dio. Si è fatto talmente vuoto e niente da far passare tutto e solo Dio.
Ha pianto su Gerusalemme facendosi carico della durezza di
cuore del suo popolo, e hai pianto sull’amico morto condividendo ogni sofferenza.
Ha patito persecuzione e ingiustizia come gli ultimi della terra. Ha fatto suo
ogni nostro male così che sempre potessimo scoprirvi la beatitudine.
Mite e misericordioso ha rinunciato ad ogni forma di
violenza e di vendetta, dimenticando il male che gli è stato fatto e rendendo
bene per male. Ha provato fame e sete di giustizia, di rapporti veri,
smascherando ipocrisie e falsità, e ha costruito relazioni d’armonia e di pace.
Egli è presente in ogni patire ed è lui la beatitudine. La
sua grande promessa è quella di essere il Dio-con-noi..
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