“Da
sempre e per sempre sei, o Dio”, pregava apa Pafnunzio con il salmo di Mosè.
Gli
sembrava di vederla quest’immensità di Dio che avvolge il tempo e lo trascende
in una pienezza feconda e senza fine, ricca e sempre nuova, vulcanica e creatrice:
da sempre e per sempre.
Nell’oceano
infinito di vita, che spazia di cielo in cielo e tutti li contiene, si vide
atomo effimero, pulviscolo, un soffio, scintilla che s’accende d’un attimo
soltanto, semplicemente un nulla.
Un
nulla senza tempo, che non è.
Continuò
la preghiera, dimentico di sé, proteso solo in Lui, in lode e adorazione: “Da
sempre e per sempre sei, o Dio”.
E si
trovò incastonato tra il da sempre e il per sempre di Dio, che è.
Il suo
nulla fu assunto nel tutto e l’effimero nell’eterno.
Anch’egli
era, da sempre e per sempre.
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