lunedì 29 gennaio 2018

Per una "Parola di Vita"... viva!


Una domenica pomeriggio con le famiglie per parlare insieme sulla Parola di Vita.

Ho ricordato gli inizi della “Parola di Vita”, quando ancora non c’erano i commenti scritti, ma solo orali, che passavano di bocca in bocca, e ogni volta che si trasmetteva la Parola di Vita ad altre persone, la si raccontava con parole proprie, arricchita da nuove esperienza. Non soltanto la Parola era viva, ma era vivo anche il commento, non fissato su carta, ma scritto sui cuori e quindi ripetuto adattandolo alle circostanze, alle persone…

Ognuno era abilitato a ripetere l’annuncio evangelico, con la libertà dello Spirito, ascoltando quella “voce dentro” e si sarebbero lasciati guidare da essa. Così, di bocca in bocca, la Parola di Dio cresceva grazie alla crescita della vita, arricchendosi di nuove esperienze. Ognuno si sentiva investito della dimensione profetica di cui ogni battezzato è investito.


Vi era già in germe il principio della inculturazione della Parola, che si adattava in maniera rispondente a ogni circostanza e a ogni persona.
La trasmissione della Parola di Vita era poi condizionata dall’ambiente che si creava quando veniva annunciata: bisognava creare il “clima” adeguato, lo stesso che si creava attorno a Gesù quando parlava ai discepoli e alle folle.


Penso occorra ritrovare quella freschezza e audacia che caratterizzava il modo di vivere e di trasmettere il Vangelo, evitando il rischio, sempre in agguato, di fissarsi troppo sul commento scritto che ci arriva mese per mese, con pigra ripetitività, pensando che tutto si esaurisca nel leggerlo. Sarebbe la fossilizzazione della Parola di Vita. Essa domanda di essere fatta propria, personalizzata, adattata, tradotta, interpretata, con la creatività e la libertà dello Spirito, così che sprigioni davvero, secondo la sua natura, la “Vita”.

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