venerdì 19 gennaio 2018

Papa Francesco con gli Oblati in Cile

  
p. Sergio Serrano, supereriore degli Oblati
Il 17 dicembre 1948 il vescovo Pedro Aguilera tenne un solenne discorso di benvenuto agli Oblati che finalmente, dopo tre anni di insistenti richieste – aveva scritto la prima lettera agli Oblati del Canada il 15 agosto 1945 – erano giunti nella sua diocesi di Iquiqué. Erano Roberto Voyer, Mauricio Veillette, e René Ferragne, tutti e tre provenienti dal Canada.
L’8 dicembre di quell’anno il superiore generale, p. Deschâtelet, aveva firmato il decreto di fondazione della nuova missione. «È un grande auspicio – fece notare il vescovo – che la data di nascita della vostra Congregazione tra noi sia la stessa di quella nella quale la Chiesa celebra la nascita di Maria». Era come se Maria si rendesse nuovamente presente in quelle terre per continuare a donare Gesù. «Vogliamo da voi – disse ancora il vescovo – che siate perfetti Oblati Missionari di Maria Immacolata, sapendo quali sono le tue caratteristiche: l'amore per il distacco e il sacrificio, la devozione alla Beata Vergine e al Santo Padre, l'adozione dei mezzi di apostolato moderni per generare un cristianesimo all’avanguardia nel mondo di oggi. Siamo certi che realizzando queste caratteristiche della vostra vita sacerdotale e missionaria, farete tra noi tutto il bene possibile».

Il vicario provinciale del Canad, p. Alberto Sanschagrin, era andato in avanscoperta mesi prima. Conosceva da tempo il Cile dove aveva vissuto due anni per organizzare l’azione cattolica operaia. Il giovane mons. Aguilera, da poco nominato vescovo, l’aveva convinto ad andare con lui visitare il territorio della diocesi di Iquiqué, nella regione di Antofagasta. Dopo un avventuroso volo di sette ore p. Sanschagrin si trovò immerso nella fascinosa pampa cilena.
«La pampa ha un duplice aspetto: il deserto puro e le distese di sale. Il primo non presenta alcuna ondulazione sul terreno se non le increspature sulla sabbia prodotte dal vento. Si hanno le stesse illusioni ottiche che dicono vi siano nel Sahara: i laghi che vediamo all'orizzonte sono miraggi causati dal riverbero di un sole tropicale sulla sabbia arida e i fili di fumo che salgono al cielo non sono altro che enormi vortici di sabbia modellati dal vento…
I deserti di sale invece hanno un aspetto diverso. Assomigliano più a un mare in tempesta che improvvisamente si gela. Questa conformazione del suolo indica la presenza, sotto una crosta di pochi piedi, di sali minerali di composizione molto varia».
Il racconto di p. Sanschagrin, pubblicato nel 1948 sulla rivista “Missions OMI”, continua per una trentina di pagine e si fa leggere come un romanzo.


Il santuario della Madonna di Lourdes
L’Oblato, naturalmente, fu impressionato dalla condizione degli operai delle miniere di salnitro, la grande ricchezza del Paese, dalla presa su di essi del comunismo, dalla mancanza di preti. «E tutti quei lavoratori che votano per il Partito Comunista sono cattolici - di nome, naturalmente. Ciò è dovuto al fatto che la diocesi di Iquique manca penosamente di sacerdoti e, di conseguenza, la gente vive nella più completa ignoranza religiosa. Le scuole governative non insegnano alcuna religione. L'operaio non può da solo rendersi conto della contraddizione che esiste tra cristianesimo e comunismo. È cattolico nella vita personale e comunista in quella sociale. Questa mancanza di sacerdoti rimane il grande problema del Vescovo di Iquique, 37 anni, il più giovane del Cile. Tutti i suoi sforzi sono indirizzati a risolverlo. In poco tempo, non può far sorgere tante vocazioni nella sua diocesi. Deve quindi guardare fuori. Ha appena il numero di sacerdoti sufficiente per mantenere le posizioni acquisite. Dall'estero, chi accetterà di venire?».
Ed ecco finalmente arrivare gli Oblati.


Sono passati 70 anni e il Papa viene a trovarli. P. Sergio Serrano, il superiore, assieme ai padri Claudio Brisson e P. Argimiro Aláez, sono rimasti sorpresi alla notizia che Papa Francesco avrebbe pregato nel loro piccolo santuario della Madonna di Lourdes, fondato nel 1923, e che si sarebbe fermato a pranzo con loro. «Molte persone chiedono perché il papa viene proprio nel nostro santuario – afferma il superiore –, e io rispondo che è un dono di Dio, niente di programmato».
Dopo pranzo Papa Francesco è partito per il Perù, dove altri Oblati lo aspettano…


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