È ormai
buio quando giungiamo a Betlemme, ma corro subito nella piazza
della basilica della Natività, anche se la chiesa è ormai chiusa. Le antiche
pietre splendono di un candore luminoso. Di fronte, la piazza del municipio con
al centro il presepe, dietro al quasi si erge la moschea. Famiglie e giovani
musulmani passano davanti alla rappresentazione della nascita di Gesù per
ammirarla e farsi una foto.
Mi
immagino che quando si fa notte fonda e tutto tace, la basilica e la moschea,
una di fronte all’altra, comincino con lo scambiarsi qualche parola gentile,
per poi raccontarsi le preghiere che dai rispettivi fedeli salgono al cielo, meravigliandosi
ogni volta nel costatare che, di là e di qua, salgano le stesse preghiere.
Oggi ci
siamo mossi attorno al lago di Tiberiade: il monte delle beatitudini, Cafarnao,
Tabgha, il giro in barca… i luoghi della vita pubblica di Gesù, dove ha
chiamato e formato i discepoli, incontrato le folle, compiuto miracoli,
annunciato il Regno di Dio, narrato parabole… A parte la casa di Pietro, nella
quale Gesù ha vissuto per tre anni, non ci sono altri luoghi archeologici che
parlano di lui: parla di lui la natura, che da allora non è cambiata, quella
che egli ha raccontato nelle parabole e menzionato nei suoi detti, quella che
ha contemplato con i suoi occhi e nella quale ha vissuto. Qui tutto parla di
lui.
Il luogo
che più mi parla, adesso come nei precedenti viaggi, è quella rocca sul lago
dove è apparso dopo la risurrezione. Aveva dato un appuntamento misterioso ai
discepoli: “Vi aspetto in Galilea”. Dove, quando, come? Li aspettò sulla riva
del lago, in un momento inatteso, su quella roccia dove aveva preparato la brace e arrostito
pane e pesce. Quasi non lo riconoscevano…
Tutti l’avevano
abbandonato, tutti si erano sentiti dei falliti, a cominciare da Pietro. E Gesù
comincia proprio da lui: “Mi ami?”. Per le tre volte l’aveva rinnegato, per
tre volte gli offre la possibilità di riconoscerlo, di dirgli il suo amore: “Tu
sai tutto, tu lo sai che ti amo”.
A lui e
agli altri, a tutti noi, dona la possibilità di ricominciare.
Partirono
di nuovo, da dove erano partiti la prima volta, ma adesso conoscevano la propria miseria e la sua misericordia, la propria debolezza e la forza della sua grazia.
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