Mi giungono due reazioni al mio articolo
“Crociate incrociate”: http://fabiociardi.blogspot.it/2015/01/crociate-incrociate.html
La prima:
Il tuo “ Crociate incrociate” mi ha lasciato un po’ di amaro
nell’anima. Certo, è luminosa la conclusione, là dove ricordi la bella immagine
di Papa Francesco sull’unità come realtà “poliedrica” e non “sferica”, con la
conseguente opportunità di trasformare le inevitabili posizioni diverse e
tensioni in arricchimento reciproco.
L’amaro me lo hanno lasciato i riferimenti che ti offrono l’occasione per
tanta conclusione, in particolare il riferimento a Messori che, pur precisando
che non ne ha l’intenzione, introduci in quella che alcuni vedono come una
campagna per screditare il Papa. Quando lessi l’articolo di Messori che ha poi
suscitato non poco putiferio (articolo ripreso da Messori nel suo “Uno
strano schiamazzo”), rimasi sì sorpreso dai suoi riferimenti a atti di Papa
Francesco che potrebbero prestarsi a valutazioni ambivalenti, ma mi piacque -
lo dico sinceramente - quel suo segnalare candidamente che una caratteristica
di Francesco è quella di essere “imprevedibile”. Segnalazione accompagnata
subito da una bella riflessione sull’occhio col quale il cattolico guarda al
“Successore di Pietro”, che è l’occhio della fede, la quale lo rende certo che
al Papa, al Vescovo di Roma - prevedibile o imprevedibile - Cristo Gesù ha
assicurato l’assistenza del Paraclito, la garanzia della fedele custodia del
“deposito della fede”.
Insomma, mi era sembrata bella e opportuna la candida affermazione - che
ogni giorno, mi pare, sta sotto i nostri occhi - che Papa Francesco è un Papa
“imprevedibile”, imprevedibilità che io percepisco come quella novità che è il
segno dell’azione dello Spirito Santo. “Imprevedibilità” che può sorprendere e
anche scioccare tanti bravi cattolici - e qui in Canada io lo vedo - ma che, in
fondo, è una provvidenziale circostanza che ci fa tutti crescere nella fede,
nella fede anche verso quel “carisma” che nella Chiesa è il Papa. E che ci fa
molto pregare, portandoci a comprendere, forse con più profondità, quella
costante domanda di Papa Francesco: “Per favore, pregate per me”.
Ho
letto con piacere il tuo editoriale sull'ultimo Città Nuova: mi piace l'invito
alla sinergia e il richiamo alla chiesa poliedrica: che splendore papa
Francesco quando sa dare voce a tutti nella chiesa, in un'unità vera che non
esclude la differenza ed il confronto.
Certo
che però, fra il titolo "Crociate incrociate", la foto di Messori
tutto serio, la didascalia sulle "forti critiche", l'articolo rischia
di essere letto più come un giudizio su una parte che come un servizio
all'unità. Non mi sembra che la redazione abbia reso un buon servizio al tuo
lavoro...
Ciò che mi ha mosso a scrivere quel’editoriale
è stato l’invito che mi è giunto a sottoscrivere una denuncia contro Messori da
inviare alla CEI. Mi era sembrato un gesto inconsulto, una “crociata” inutile
contro Messori, alla quale non potevo associarmi. Soltanto allora sono andato a
ritroso nella mia lettura dei testi in questione: prima la risposta di Messori
a Boff, poi Boff, infine il primo articoli di Messori.
Come ero stato disturbato dalla crociata contro
Messori, altrettanto mi ha disturbato la risposta di Messori a Boff per i
riferimenti personali “ex frate, amante”, ripetuti più pesantemente
nell’articolo “Uno strano schiamazzo”.
In Boff mi ha ferito l’accusa a Messori di non essere ancora convertito.
Insomma questo andare sul personale.
Se il mio testo lascia l’amaro è perché l’ho
scritto come reazione a tutto questo, cadendo forse anch’io, inavvertitamente,
nella trappola.
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