Le presunte catene di Paolo nella prigionia a Roma |
La
mia risposta sui primi cristiani “vegetariani” di Roma
(http://fabiociardi.blogspot.it/2015/02/ma-i-primi-cristiani-di-roma-erano.html)
non ha soddisfatto:
(http://fabiociardi.blogspot.it/2015/02/ma-i-primi-cristiani-di-roma-erano.html)
non ha soddisfatto:
Grazie
della risposta, mi permetto dilungarmi sulla questione, quindi se lei ha
pazienza mi piacerebbe avere il seguente chiarimento: nel testo della mia
Bibbia (in lingua corrente Ed. Elle. Di. Ci del 1985) sempre in Rm 14.1 Paolo
afferma ...”uno per esempio, crede di poter mangiare di tutto, invece un altro
che è debole nella fede mangia soltanto verdura (*)”.
L’asterisco
(*) a piè di pagina spiega che non si
tratta di “vegetariani” ma di gente che vuole evitare di mangiare carne perché
questa potrebbe essere stata offerta prima agli idoli.
Alla
luce di quanto affermato sulla Bibbia ritengo che usare oggi il termine
“vegetariano” abbia tutto un altro significato.
Se il
fine della lettera di Paolo ai Romani è la tolleranza fra chi è debole e chi è
forte, perché evidenziare il
“debole” con termini che oggi hanno un significato diverso?
Ecco a risponderle subito, a meno di un'ora, dalla sua.
L’interpretazione della Traduzione in lingua corrente da lei
citata è riduttiva. Non si trattava soltanto di non mangiare carne nel timore
che fosse immolata agli idoli. Quello dei “deboli nella fede”, come li
definisce Paolo, era tutto un complesso di usanze che riguardavano un regime
alimentare che includeva non solo il non mangiare carne, ma anche l’astensione
dal bere vino (cf. 14, 21), e questo non aveva niente a che fare con le carni
immolate agli idoli. Inoltre queste usanze riguardavano anche l’osservanza di
un determinato calendario festivo (cf. 14, 15). Da notare che a Roma, in quel tempo, nell'ambiente ebraico, non mancavano certo mecellerie kosher, dove si poteva essere sicuri di mangiare carni uccise secondo le tradizioni mosaiche.
Via Lata: possibile luogo della prigionia di Paolo a Roma |
Forse le tradizioni dei Romani a cui Paolo si riferisce avevano una provenienza dal mondo
pagano, come ad esempio i Pitagorici o altri filosofi stoici. Ma più
presumibilmente si faceva riferimento a tradizioni bibliche. Basti pensare al
racconto di Daniele, il quale, per non contaminarsi a una mensa pagana, rifiutò
i cibi e il vino offerti da Nabucodonosor e chiese da mangiare solo legumi e da
bere solo acqua (cf. Dn 1,8-16).
Nell’apocrifo Testamenti dei 12 patriarchi, si legge: “Vino e carne non mangiai fino alla mia vecchiaia” (Test.
Giud. 15,4); “Non bevvi né vino né bevanda inebriante, la carne non entrò
nella mia bocca, nessun cibo appetitoso mangiai, ma soffrivo per il mio peccato,
che è stato grande come non ce n’è stato un altro in Israele” (Test. Rub. 1,10).
Anche nel mondo giudaico dei Terapeuti, in Egitto, è attestata la pratica
dell’astinenza dalle carni.
In ogni caso Paolo considera certe pratiche come una
debolezza nel modo di vivere la fede. In Col 2,16-23 astensioni del genere sono
definite senza mezzi termini come “prescrizioni e insegnamenti di uomini [...]
che servono solo per soddisfare la carne” (Col 2,22-23). “Insegnamenti di
uomini”, quindi filosofie che possono essere degne di stime, ma che non hanno a
che fare con il cristianesimo: Gesù, riguardo ai cibi, ha detto chiaramente: «“Non
capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può contaminarlo, perché
non gli entra nel cuore ma nel ventre e va a finire nella fogna?”. Dichiarava
così mondi tutti gli alimenti» (Mc 7, 18-19).
Capisco comunque la suscettibilità odierna e quindi non entro
in merito. Siamo in effetti in tutto un altro contesto.
Comunque penso non si possa impedire di usare il termine
“vegetariano” a indicare semplicemente una persona che mangia soltanto
vegetali, per il semplice fatto che oggi questo termine ha anche altre
accezioni: la molteplicità delle accezioni non implica l’abolizione di una a
favore dell’altra. Ho usato il termine con assoluta normalità, partendo dal
semplice significato etimologico del vocabolo. Mi dispiace di non aver tenuto
presente una certa sensibilità attuale.
Questo dibattito sul problema degli usi alimentari nei primordi del cristianesimo ci porta a prolungare il commento alla Parola di Vita e di ciò vorrei ringraziare .Sono preziosi anche questi chiarimenti non banali perchè ci fanno intravedere che la complessità della vita dei primi cristiani di Roma come di tutto il mondo sbocciato dalla predicazione apostolica.Pierangela
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