Oggi e ieri Scuola Abbà. Si ripete il miracolo di una ventina di professori, delle più diverse discipline, che si incontrano insieme per studiare l’esperienza mistica di Chiara Lubich e l’ispirazione che essa offre ai vari campi del sapere.
Questa foto, che ho scattato al tempo nel quale Chiara era con noi, mi è sempre piaciuta. Lei nella foto non si vede, ma se ne vede l’effetto, il riflesso sui volti dei professori, quasi un simbolo di ciò che è stata per tutti noi: una luce che ci ha illuminati.
Uno stralcio della testimonianza di p. Jesús Castellano che ricorda quei momenti di sapienza:
Le prime volte ho sentito di nuotare nella luce. Devo dire che quanto ascoltavo mi sembrava così profondamente vero e bello che io bevevo la sapienza; mi pareva di essere inondato di luce. Una delle prime volte mi è venuto di dire a Chiara: “Ma come hai fatto a scrivere queste cose?”, talmente mi sembravano alte, belle, frutto di una alta contemplazione. Le parole che si leggevano avevano una forza di verità straordinaria. Erano pagine di altissima teologia, di una proposta di fede limpida, sicura. Erano pagine che si imponevano per se stesse, con la forza della verità: una verità anche bella nell’espressione letteraria, nella sobrietà, nella incisività, nell’abbracciare tutto, nell’illuminare tutto.
La scuola di Chiara era davvero una scuola dell’Abbà, del Padre, fonte della sapienza, comunicata a noi ora, fatti uno in Gesù. Come lei e con lei, anche noi eravamo introdotti dallo Spirito Santo, se eravamo uno nel nulla di noi stessi.
Devo dire, con la semplicità di un bambino, che tante volte durante la scuola Abbà, ascoltando parole di luce relative alla Trinità, alla Chiesa, a Maria, all’Eucaristia, a Gesù Abbandonato, al nostro essere Gesù, al nostro nulla, mi sono venute le lacrime agli occhi, lacrime di gioia, perché sentivo una grande connaturalità con quanto veniva detto, con la perfetta consonanza della gioia della fede, perché tutto era in perfetta e nuova armonia con la fede e la dottrina della Chiesa, con la ricchezza dei Padri, con la teologia dell’Oriente cristiano, con le esperienze più alte dei mistici.
È come vedere le cose dall’alto, da Dio stesso come Trinità, fonte, meta, ma anche sigillo, orma di tutto. Tutto porta l’impronta della Trinità: la creazione, la storia, il passato, il presente, il futuro, la Chiesa, l’umanità intera, l’escatologia: il cielo, l’inferno.
Della scuola Abbà mi piace il metodo, tanto singolare, tanto diverso dalle nostre scuole. È il metodo dell’unità. Tanti insieme, ma come un unico pensiero, una sola mente, in un ascolto reciproco. Mettendo in pratica quello che ascoltiamo, vivendo i due principi stessi della Scuola: l’unità, sigillata ogni volta dal patto e Gesù Abbandonato, essendo il nulla di amore nell’ascolto dell’altro, degli altri; come discepoli della sapienza, in una conoscenza di amore, per essere edotti insieme dallo Spirito; per accogliere, senza discutere; per contribuire con i nostri pensieri, ma senza essere attaccati ai nostri giudizi. Con la consapevolezza che dobbiamo aprirci ad una verità tanto universale quanto il progetto stesso di Dio, che ha bisogno di tutte le scienze umane, per illuminare ed essere illuminato.
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