giovedì 22 marzo 2012

"Allēlōn" e “kathōs”: il come della relazione / 3


Una quarantina di giovani studenti all’ultimo anno di liceo sono stati con noi tutta la giornata per il ritiro in preparazione alla Pasqua. Ragazzi e ragazze stupendi, come sanno esserlo quelli di oggi, attenti, interessati...
Anche con loro ci siamo soffermati sullo specifico cristiano, la reciprocità, quel "allēlōn" = l’un l’altro, che caratterizza i rapporti tra i cristiani.
Ma come arrivare ad amarci l’un l’altro, con tutte quelle tonalità dell’amore viste nei giorni scorsi?
Come? Appunto “come”, quella particella greca, “kathōs”, che torna continuamente nei discorsi dell’ultima cena di Gesù, a cominciare proprio dal comandamento nuovo: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato”, e prima ancora dall’invito rivolto dopo la lavanda dei piedi: “Vi ho dato l’esempio perché come ho fatto io, facciate anche voi”.
Quel “kathōs” è insieme esemplare e causale:
- amatevi e lavatevi i piedi (mettetevi a servizio gli uni degli altri) secondo il modello che io ho dato (amore estremo, capace di donare tutto, fino alla vita)
- amatevi e lavatevi i piedi perché io vi ho amato e vi ho lavato i piedi: il suo amore e il suo gesto ci trasformano in lui e ci consente di agire come lui; più ancora, possiamo amare e servire perché è lui che viene ad amare e servire in noi.
Così nella preghiera di Gesù al Padre: “Siano una cosa sola come noi” = 
- sul modello dell’unità tra Gesù e il Padre; 
- possiamo essere uno perché loro sono uno e ci rendono partecipi della loro unità.
Viene proprio la voglia di ringraziare Gesù che ci ha insegnato come vivere – ce l’ha fatto vedere con la sua stessa vita – e ci ha amato al punto da diventare noi e consentendoci di  vivere come lui; basta lasciarlo fare, lasciarlo vivere e amare in noi.

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