nel quale credo, Dio che sei la vita
vivente, e quella già vissuta e quella
ch'è da viver più oltre: oltre i confini
dei mondi, e dove non esiste il tempo.
Non seppi; - ma a Te nulla occulto resta
di ciò che tace nel profondo. Ogni atto
di vita, in me, fu amore. Ed io credetti
fosse per l'uomo, o l'opera, o la patria
terrena, o i nati dal mio saldo ceppo,
o i fior, le piante, i frutti che dal sole
hanno sostanza, nutrimento e luce;
ma fu amore di Te, che in ogni cosa
e creatura sei presente. (…)
Or - Dio che sempre amai - t'amo sapendo
d'amarti; (…)
Questa di Ada Negri è più una poesia d’autunno che di primavera, perché scritta alla fine della vita, quasi cogliendone il frutto.
Ma forse è proprio ponendosi alla fine, guardando a ciò che solo resta, che si può iniziare con nuova passione, e nella giusta direzione.
Carissimo Padre Fabio, grazie della poesia e del tuo commento. Alla fine della lettura della poesia una parola affiora nella mia mente: ricominciare. È la parola-salvezza che Chiara ci ha messo in cuore. Quella parola che fa sparire, come un fantsma, lo scoraggiamento.
RispondiEliminaBuona giornata.