Beatrice era una bambinetta quando disegnò lo zio Giovanni con un sorriso grande quanto tutto il foglio. A 15 anni dalla sua morte, assieme agli altri cugini, ha girato un video straordinario. Vale la pena vederlo:
Non si sa chi ti sorprende di più, lo zio o i nipoti (fra l’altro, ragazzi e ragazze, sembrano fatti tutti con lo stampino! È come vedere Giovanni Santolini nelle più diverse versioni…)
Una bellissima testimonianza di questi inimitabile missionario.
“Lo zio. Nostro zio. E' difficile descrivere una persona in modo da far risaltare le mille e una sfaccettature che la compongono. Ed è ancora più difficile quando questa persona la si è conosciuta (e persa, purtroppo) molto tempo fa. Per chi l'ha conosciuto, non ci sarebbe molto altro da aggiungere. Lo zio parlava da sé: bastavano semplicemente le sue azioni a raccontarlo. Per chi non ha avuto questa fortuna, invece, credo che fra le sue caratteristiche siano cinque quelle che spieghino meglio che tipo di persona fosse.
- La prima è senza dubbio la determinazione: nella sua lettera al Padre Provinciale per l'ammissione al noviziato scrisse infatti "Ho capito che se non divento santo la mia vita non ha senso: perciò mi son messo sotto a diventare santo".
- La seconda qualità: la semplicità. Credo che uno dei più grandi insegnamenti che ci abbia trasmesso sia quello di essere straordinario nell'ordinario, di fare del proprio meglio, sempre, ma soprattutto il fatto stesso di "fare" le cose: "Se devi fare un servizio" diceva "lo fai. Non ti tiri indietro. Se sai che una persona ha bisogno, le dai una mano." Queste sono state le sue massime, e ciò che più colpisce è che le pronunciasse come se il contenuto fosse scontato: vorrei che tutti, io per prima, potessimo imparare a pensarla come lui, ad essere eroi per abitudine come lo zio, abituato a dare la vita per gli altri.
- Il suo terzo punto di forza è stato il carisma: era davvero impossibile, infatti, non starlo ad ascoltare; indifferentemente da età, sesso, nazionalità e fede degli uditori, era capace di farsi ascoltare per ore, di renderli tutti bambini incantati ed affascinati, desiderosi di sapere di più. Ancora oggi è in grado di farci riunire e ricordarci di mettere al primo posto ciò che è davvero essenziale.
- Il quarto pregio è la mancanza di paura: la forza, però, non di negare la paura e non provarla affatto, non di mostrarsi sbruffoni, al contrario, il coraggio di affrontarla a testa alta, consapevoli del fatto che esista qualcosa di più importante, qualcosa per cui lottare e di cui non possiamo permettere che la paura riesca a privarci.
- Non per ultima, la quinta dote, la sua infinita umanità: il mettersi sì a servizio degli altri, ma in primo luogo mettersi accanto agli altri; i più deboli, gli umili, coloro che hanno davvero bisogno. Questo è il compito che ha portato avanti: far sentire "primi" coloro che da sempre si trovano fra gli ultimi.” (Beatrice)
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