martedì 28 maggio 2019

Mont Saint-Michel, immagine del Paradiso



Tutto avrei immaginato in vita mia meno di poter venire un giorno in pellegrinaggio a Mont Saint-Michel. C’è sempre qualche sorpresa inaspettata. Abbiamo attraversato la baia partendo dal villaggio da cui nel medioevo partivano i pellegrini che giungevano da tutta Europa. Siamo stati accompagnati da una guida per non fare la fine di tanti pellegrini travolti dalle maree o dalle sabbie mobili.

Sette chilometri tra prati d’erba salata, fango, acqua, sabbia dura, sabbia morbidissima, con un vento forte e freddo. In ascolto degli uccelli, attenti ad ogni minimo segno della natura, sotto un cielo di nuvole veloci e di sprazzi di sole. Tra preghiere e canti come s’addice a un pellegrinaggio. Poi su per le rocce del monte, fin dentro la basilica, per celebrare nel canto l’ufficio e la messa con i monaci e le monache della comunità delle Beatitudini, in un’autentica contemplazione.


Nel pomeriggio la visita all’abazia ci ha introdotti in un capolavoro d’architettura: fortezza inespugnabile, luogo di rifugio e di preghiera, meta di pellegrinaggi ininterrotti.
È la narrazione di una storia iniziata nel 708 quando l’arcangelo Michele apparve in sogno al vescovo Aubert, continuata, due secolo, con i benedettini. La Rivoluzione francese spezza il filo della storia qui come altrove, trasformando il santuario in prigione. Ma la storia non si ferma e la vocazione di preghiera di Mont Sant-Michel è ripresa e torna ad essere quello che nel medioevo si diceva essere: la Gerusalemme celeste sulla terra, l’immagine stessa del Paradiso.


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