giovedì 16 maggio 2019

Conversazioni con i Focolarini, un “classico” di Pasquale Foresi


Ad ogni trasloco la mia biblioteca si dimezza ed ora rimango con un migliaio di libri soltanto. Ogni tanto mi ricordo di quel libro lasciato lì, là… Comunque quando ci sarà l’ultimo trasloco non mi porterò dietro nessun libro.

In questi giorni mi hanno chiesto alcune opere di Pasquale Foresi. Tra gli altri mi accorgo di avere conservato la prima edizione di Conversazioni con i Focolarini, del 1967, penso una rarità. Ma quello che mi sorprende è trovarvi, in prima pagina, una mia dedica: “Al babbo. Nel giorno dell’Annunciazione perché Maria ti faccia scoprire e ti cali nell’anima l’amore di Dio e l’abbandono di Cristo Crocifisso. Fabio. Marino, 6 aprile 1970”. Devo averlo ripreso da casa dopo la morte di mio padre. Non ricordavo di averglielo regalato.
Ho ritrovato anche un altro libro di Foresi, Colloqui. Domande e risposte sulla spiritualità dell'unità, (2009), con una mia Prefazione. In mezzo a quelle pagine c'è ancora un biglietto dell'Autore: «Carissimo P. Fabio, ti invio una copia del libro "COLLOQUI". Ho ancora vivo il ringraziamento per quanto ci hai lavorato».
Conversazioni con i Focolarini è stato più volte riedito, fino a cambiarne il titolo: Dio ci chiama. Conversazioni sulla vita cristiana. Quelle conversazioni sono state riprese in altri volumi. Ma quel primo testo va riportato alla sua originale essenzialità.

Nel 2004 ho scritto un articolo in merito (Conversando sulla vita cristiana. Un “classico” di Pasquale Foresi, “Nuova Umanità”, 26 (2004) n. 1, p. 133-140) nel quale dicevo: «Ho gustato una conversazione al giorno, negandomi esplicitamente il piacere di tracannare il libro tutto d’un fiato, avrei rischiato l’ubriacatura. Sono pagine che vanno centellinate come quando si beve un vino pregiato, invecchiato con cura, per assaporarne il gusto fino in fondo. Mi hanno astratto dal vortice della vita quotidiana trasportandomi, come per magia, in un’altra dimensione, nel mondo del divino: mi hanno riportato a casa! Ma non mi hanno distratto dal lavoro e dalla trama dei rapporti con quanti mi circondano. Al contrario, hanno insaporito il quotidiano facendomelo ritrovare “casa”.
Indovinato, innanzitutto, il genere letterario. Foresi ti parla. Non scrive, conversa. Ma senza disperdersi in lungaggini, come inviterebbe a fare la conversazione. Sempre essenziale, com’è nel suo stile, senza tuttavia diventare asciutto. Anzi è caldo, convincente, come si conviene in una conversazione. Non si tratta infatti di una finzione letteraria, ma di una reale serie di tematiche indirizzate a un pubblico vero. Più che scritte sembrano trascritte da una registrazione, tanto sono dirette e immediate. Leggendole hai l’impressione di essere lì, davanti a lui. Non leggi, ascolti.
Quella della conversazione è una forma di comunicazione che uomini illustri hanno fatto propria. Basti pensare alle Collationes di Giovanni Cassiano, agli Entretiens di Francesco di Sales o a quelli di Vincenzo de’ Paoli. Questi grandi si intrattenevano familiarmente con i discepoli e offrivano consigli, indicazioni, insegnamenti concreti sulla vita spirituale. La racconta dei loro “intrattenimenti” sono divenuti dei classici della spiritualità cristiana.
Foresi non si intrattiene con monaci come Cassiano, o con suore come Sales, o con preti come de’ Paoli, ma con laici. È uno dei segni dei tempi, di quei tempi nuovi nei quali la santità non è più appannaggio di pochi, ma vocazione delle masse. Il Vangelo dilaga nella vita di ogni giorno e torna ad essere, come agli inizi del cristianesimo, il libro di ogni cristiano».

Nell’articolo mostravo la portata evangelica del libro di Foresi, per poi continuare: «Il teologo e il pensatore colto, in queste pagine sa mettersi alla portata di tutti. Più ancora il rapporto diretto con i laici lo fa essere essenziale e lo conduce al cuore del messaggio cristiano».
Dopo aver analizzato alcuni dei contenuti, riconoscevo che «l’obiettivo del libro è quello di presentare un cristianesimo integrale, capace di formare non delle “anime” cristiane, ma persone intere, pienamente realizzate anche nella propria umanità».
Terminavo: «Un libro che offre una visione solida della vita cristiana, tutto sorretto dalla spiritualità dell’unità e della comunione che caratterizza il Movimento dei focolari (anche se il Movimento è presente con molta discrezione, così che il libro diventa veramente una proposta universale di vita cristiana). (…) A 36 anni dalla loro prima stesura queste conversazioni conservano tutta la loro freschezza. Non è un libro datato. Mi sembra piuttosto un libro atemporale, ossia costantemente attuale perché interamente evangelico. Un libro che rimarrà ed è destinato a diventare un classico della spiritualità…».
Adesso di anni ne sono passati 52.
Che non sia il tempo di riproporre il libro della sua purezza originale, in modo che diventi davvero un “classico” della spiritualità cristiana?


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