lunedì 20 maggio 2019

21 maggio, a Palermo Eugenio de Mazenod è vivo


Quest’anno, per mostrare la fecondità e l’attualità del carisma, il superiore generale degli Oblati ha raccontato l’esperienza della visita che ha fatto a Palermo dove sant’Eugenio, dal 1799 al 1802, cioè dai 17 ai 20 anni, ha vissuto l'ultimo periodo dell’esilio, prima di tornare in Francia.
Hanno accompagnato il superiore generale p. Louis e il suo consiglio Enzo David, membro dell’AMMI, e Ileana Chinnici, Presidente dell'Istituto Secolare delle COMI.
«Abbiamo percorso per ore le vie di Palermo, scoprendo i luoghi dove aveva vissuto Eugenio, i palazzi delle grandi famiglie da lui frequentate e le chiese dove si fermava a pregare. L’abbiamo accompagnato nel cammino tipico di un giovane della nobiltà.
Ci siamo fermati in vari posti per poter leggere estratti di lettere e memorie. Abbiamo potuto riscoprire vari aspetti della personalità di Eugenio e rivivere alcune delle esperienze del soggiorno a Palermo, che lo hanno sicuramente segnato nella vita e nel futuro carisma oblato.
Abbiamo visitato il quartiere dei conciatori di pelli, dove ha vissuto per un breve periodo. Incontrava gli operai per la strada, li vedeva conciare le pelli nel fiume e lavorare nei negozietti, venendo a conoscenza di sofferenze e angosce…».


Non si è trattato di un viaggio solo nel passato, ma di una visita alla realtà oblata di oggi, con l’incontro di Oblati, membri dell'AMMI e COMI. In particolate il consiglio generale ha potuto ammirato la nuova sede della comunità oblata internazionale, nel cuore di Palermo, nella parrocchia di San Nicola da Tolentino, dove due Oblati lavorano da diversi anni con migranti e rifugiati.
La nuova sede persegue due obiettivi: l’impegno tra migranti e rifugiati, svolto assieme ai laici associati, i giovani che vivono il carisma oblato e le COMI; il contatto con poveri provenienti da ogni parte del mondo.
«Il 27 gennaio – scrive il padre generale – la chiesa era piena di gente, con tutte le sfumature del colore della pelle, che celebrava in molte lingue l'Eucaristia, ciascuna apportando qualcosa di bello dalla propria cultura, preghiere, canti o danze. Abbiamo visto i nuovi volti dei poveri e incontrato Cristo nei migranti e nei rifugiati: una meravigliosa celebrazione della comunione».
Auguri alla nuova comunità: sant’Eugenio è vivo! A Palermo come nel mondo intero…


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