Pellegrinaggio alla basilica dei santi Giovanni e Paolo per dire la
messa nella stanza del venerabile Paolo della Croce e sull’altare usato da
questo grande servo di Dio.
Nella stanza si conservano preziosamente gli oggetti che usava in vita.
Ho fatto il ringraziamento davanti al crocifisso che portava nelle missioni e
mi sono appoggiato sullo stesso tavolo sul quale è scritto che si appoggiava
lui stesso quando faceva orazione. Per rispetto non ho osato sedermi sulle due
sedie di cui si serviva, mi sono accontentato di appoggiare le labbra dove
appoggiava le mani.
Si vedono, in un armadio a vetri, una quantità di cose che gli
appartenevano: la Bibbia, il breviario, la Imitazione di Gesù Cristo, il suo
cilicio, le sue scarpe, i suoi abiti, il suo letto e anche il suo sangue
conservato in una bottiglia.
I padri Passionisti mi hanno pregato di restare con loro a pranzo; siamo
andati prima in coro a dire sesta e nona in piedi, secondo il loro uso, e molto
lentamente come loro dicono tutto l’ufficio.
È il diario di sant’Eugenio,
in data 20 aprile 1826. Ancora una volta questo potrebbe essere il mio diario,
perché effettivamente sono ai santi Giovanni e Paolo, ho visitato la cella di
san Paolo della Croce trasformata in cappella…
Da qui emana il
profumo della santità. Pare di sentire il santo ripetere: «chi vuol essere
santo ama di seguire le orme divine di Gesù... Suo cibo è fare in tutto la
santissima volontà di Dio; e, siccome questa più si fa nel patire che nel
godere, perché nel godimento sempre vi si attacca la volontà propria, così il
vero servo di Dio ama il nudo patire, ricevendolo direttamente dalla purissima
volontà del Signore».
Come al tempo di
sant’Eugenio, anche oggi nella comunità dei Passionisti si sperimenta un grande
senso di accoglienza. È un luogo fatto per la preghiera e la contemplazione.
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