venerdì 31 luglio 2015

A Madre Scolastica Dio basta


Da quasi una settimana sono nel santuario di Gesù Maestro, in via Portuense, il cuore delle Pie Discepole. Vi è sepolta Madre Scolastica Rivalta, colei che don Alberione scelse per dar vita a questa nuova Congregazione. Una donna semplice, dal cuore puro, se poteva scrivere:
Signore, mi hai procurato tutto,
le tante bellezza della natura e di tutto il creato
per allietare il mio sguardo:
i fiori coi loro profumi,
i frutti squisiti, l’aria, l’acqua, il pane,
e tutto ciò che mi dà refrigerio,
conforto, sollievo,
tutto è opere della tua divina provvidenza…
Una vita che inizia con una decisione spontanea, senza che nessuno gliel’avesse suggerita:
Signore, Tu solo e basta.
Una vita alla quale non mancano le prove, ma Madre Scolastica sa che le prove:
Gesù ce le dà perché ci vuol bene. Dopo l temporale viene il sereno e sarà tanto più bello quanto l’uragano fu più violento.

giovedì 30 luglio 2015

La cambiale di Dio


Mi sono imbattuto in questa simpatica cambiale stipulata tra don Alberione e Dio.
Don Giacomo Alberione e don Timoteo Giaccardo, suo primo compagno, firmano sotto l’impegno preso: “Cerco prima di tutto il Regno di Dio e la sa giustizia”.
La controparte risponde: “Tutto il resto vi sarà dato in aggiunta”, ed è firmata, nientemeno che da Gesù Cristo, il Padre, lo Spirito Santo.

mercoledì 29 luglio 2015

La logica del colibrì

La foresta era in fiamme. Gli animali si radunarono per discutere sul da farsi. Intanto il colibrì faceva la sposa tra il fiume e l’incendio, portando una goccia d’acqua ad ogni volo. “Cosa vuoi che serva la tua goccia d’acqua”, gli disse il giaguaro. “Intanto che voi discutete, io la mia goccia d’acqua la porto comunque”.
Questa piccola deliziosa favola mi è tornata in mente leggendo l’ultimo capitolo dell’enciclica del papa Laudato si’. È un testo che spazia su tutti i problemi ecologici, chiamando in campo economia e politica, teologia e antropologia. Nelle conclusioni, la grande visione dell’enciclica plana su proposte di cambiamenti minimali di stili di vita: mettere una maglia in più invece di accendere il riscaldamento, ridurre il consumo di acqua, differenziare i rifiuti, cucinare solo quanto ragionevolmente si potrà mangiare, utilizzare il trasporto pubblico, piantare alberi, spegnere le luci inutili, e così via. Occorreva proprio un’enciclica per suggerimenti del genere? È la logica del colibrì. «Non bisogna pensare che questi sforzi non cambieranno il mondo», scrive esplicitamente il papa. Anche «riutilizzare qualcosa invece di disfarsene rapidamente, partendo da motivazioni profonde, può essere un atto di amore che esprime la nostra dignità».
Il papa è convinto che attraverso piccoli gesti di ogni giorno si può superare la mentalità deleteria di un consumismo ossessivo, frutto di un vuoto esistenziale che ci si illude di riempire con oggetti da comprare, possedere e consumare. Il papa punta a far prendere coscienza della nostra origine comune, della mutua appartenenza e del futuro condiviso da tutti. Il rispetto ecologico nasce dall’amore per l’umanità.
L’enciclica potrebbe ispirare il riposo estivo, di chi può permettersi o non permettersi viaggi o vacanze particolari. Potrebbe essere il momento propizio per leggerla! Poi per prendersi il tempo di guardarsi attorno, contemplare la bellezza del creato e lodane il creatore, e insieme prendere coscienza del degrado ambientale e allenarsi nella logica del colibrì, senza disdegnare i piccoli gesti creativi che possono contribuire a ridare bellezza all’ambiente.


martedì 28 luglio 2015

C’è speranza anche per lo scrittore




A volte mi capita di scrivere cose belle.
Allora mi dico: ma queste cose le vivo o non le vivo?
Intuendo questo mio pensiero,
un amico mi ha mandato un verso di José Angel Leyva:
«Alla fine si diventa ciò che si scrive»
Speriamo

lunedì 27 luglio 2015

Il Paradiso di Padre Antonio



L’ultima volta che sono stato a trovarlo era lo scorso settembre. Sul tavolo aveva una decina di libri sul Paradiso.
Il Paradiso era la sua passione. Aveva ragione, è l’unica cosa che rimane.
Ci pensiamo forse troppo poco.
Quando si fa un viaggio importante, soprattutto se la meta è lontana e vi si va per la prima volta, ci si documenta: mappa, libri e dépliant sulla storia, la cultura, l’arte… E per il Paradiso? Dal momento della nascita siamo incamminati verso quella meta.
Padre Antonio Marton lo sapeva, per questo si documentava: voleva sapere dove sarebbe andato…
Sei arrivato! Ancora una volta ti sarai reso conto che la realtà è infinitamente più bella del sogno.

domenica 26 luglio 2015

Roma: a spasso per torri



Nel medioevo (1100-1300) a Roma c’erano 300 torri, 900 se contiamo anche quelle sulla conta muraria e le torri campanarie: una città tutta in verticale. La città allora era piccola, senza acquedotti, e quindi tutta orientata verso il Tevere, quindi vi era una grande concentrazione di torri. In una guida medioevale di Roma per pellegrini. L’inglese Mastro Gregorio, nella sua guida alla città di Roma del XII secolo, ha lasciato una splendida immagine della città turrita: «Si deve ammirare con straordinario entusiasmo il panorama di tutta la città, in cui sono così numerose le torri da sembrare spighe di grano». Di quelle 300 torri oggi ne sono rimaste una cinquantina: grazie ad una delle tanti iniziative estive, ne ho visitate 11.

Una piccola squadra di una trentina di persone, con guida, radioline per seguire le spiegazioni, e via a spasso per la Roma antica sotto le stelle. Si parte della grande torre dei Capocci a san Martino ai Monti, fino a quella dei Margani nella piazza omonima vicino a Piazza di Spagna, passando per quelle delle più antiche famiglie aristocratiche romane, le sole alle quali era consentito costruire la casatorre. Alcune note, altre nascoste, tutte con grandi storie da raccontare.
Sempre piena di sorprese, la grande Roma.


Dio ha bisogno del poco che abbiamo



Se si risolve questa necessità, simbolo d’ogni necessità, si potranno facilmente risolvere anche le altre.
Impossibile far fronte a una tale situazione, sentenzia Filippo con realismo. È un problema troppo grande, sfamare 5.000 uomini con niente. Non ci sono i mezzi, non ci sono possibilità di soluzione.
Rispondiamo così anche noi, davanti ai tanti problemi che ci si pongono davanti. A volte ci vengono domandate cose troppo grandi, davanti alle quali avvertiamo di non essere all’altezza di poter rispondere. Ci sono situazioni personali, familiari, sociali impossibili da risolvere. Verrebbe da disperarci.
Andrea si mostra più possibilista: Sì, qualche risorsa ci sarebbe, ma è così inadeguata al bisogno, che fa quasi sorridere.
Le situazioni ci sorpassano enormemente, non c’è proprio niente da sperare, ci riconosciamo troppo piccoli e incapaci.

Quella di Gesù è stata una provocazione. Voleva che dicessero ad alta voce che era proprio impossibile.
Provoca anche noi Cosa possiamo fare quando gli eventi ci sorpassano e ci sentiamo un nulla, non sappiamo da che parte voltarci?
Possiamo analizzare le situazioni, possiamo anche disperarci davanti ai nostri limiti, ma poi non ci resta che fare come Filippo e Giacomo: guardare Gesù e chiedere a lui se ha la soluzione.
«Tutto è possibile a Dio!». Sì, tutto ti è possibile, anche cambiare il nostro cuore, così duro e ribelle; anche procurare il pane quotidiano con tutto quello che serve per la vita; anche riportare l’armonia e l’unità in quella famiglia divisa… Dio arriva là dove noi non sappiamo, alle migliaia di persone vicine e lontane che domandano un aiuto, il lavoro, la pace… Tutto è possibile a Dio!
Eppure per sfamare le folle anche Dio ha bisogno di cinque pani e di due pesci. È niente in confronto ai bisogni, ma quel niente è necessario.
Possediamo soltanto cinque pani e due pesci, ma non possiamo tenerli per noi, dobbiamo darli, dare il nostro tutto, poco o tanto che sia. È sempre poco, troppo poco, ma nelle mani di Dio si moltiplicherà. Dio può tutto, ma vuole il nostro piccolo dono, il nostro tutto.


venerdì 24 luglio 2015

La fede c’è ancora.




C’è ancora la fede?
Sì,
Me lo dice questa foto,
che ho ricevuto da un paesino del Trentino,
con la processione
per la festa di santa Maria Maddalena

.

giovedì 23 luglio 2015

Una notte d’estate a Castel Sant’Angelo

Ponte Sant'Angelo visto dal Castello
Il camminamento superiore del passetto


Una notte a Castel Sant’Angelo. È stato uno dei più bei regali che Roma mi riservato in domenica scorsa. Per la prima volta, durante questa estate, al calar del sole si possono visitare luoghi segreti dell’antica fortezza.
A cominciare dal Passetto di Borgo, il camminamento costruito intorno al 1277 sulle mura che collegano il Vaticano e il Castello. Più volte, fino al sacco di Roma, ha consentito ai papi di fuggire e ritirarsi nella fortezza inespugnabile. È suggestivo percorrerlo, ora in tempo di pace, lungo i suoi 800 metri, sotto le stelle e la prima falce di luce nascente, nel silenzio del borgo sottostante.
La prigione di Cagliostro

Veduta di San Pietro dal Castello
Per l’occasione sono aperte anche le prigioni storiche: terribili celle senza luce e senza aria. Invece un imbroglione come il Conte di Cagliostro era tenuto prigioniero in un appartamento di lusso, interamente affrescato con scene e paesaggi: una piccola reggia.
Un altro gioiello che la visita offre per la prima volta al pubblico, è la Stufetta di Clemente VII, uno dei rarissimi esempi di bagno rinascimentale, anche questo interamente affrescato.
Più prosaico, ma non meno interessante, il mulino risalente al tardo Cinquecento per la guarnigione di Castello, i depositi delle derrate alimentari per sostenere gli assedi…
Un tutto nel passato, fino agli imperatori romani…
Bellezza di Roma antica.


mercoledì 22 luglio 2015

Paolo VI testimone di Cristo

Nel 1970, a Manila, Paolo VI diede una famosa bellissima testimonianza su Gesù. L’abbiamo letta giorni fa all’ufficio delle letture. Oggi l’ho ripresa in mano e, con sorpresa, mi sono accorto che quel giorno… era il mio compleanno: un regalo del papa per me!

Io devo confessare il suo nome: Gesù è il Cristo, Figlio di Dio vivo; Egli è il rivelatore di Dio invisibile, è il primogenito d’ogni creatura, è il fondamento d’ogni cosa; Egli è il Maestro dell’umanità, è il Redentore; Egli è nato, è morto, è risorto per noi; Egli è il centro della storia e del mondo; Egli è Colui che ci conosce e che ci ama; Egli è il compagno e l’amico della nostra vita; Egli è l’uomo del dolore e della speranza; è Colui che deve venire e che deve un giorno essere il nostro giudice e, noi speriamo, la pienezza eterna della nostra esistenza, la nostra felicità. Io non finirei più di parlare di Lui: Egli è la luce, è la verità, anzi: Egli è «la via, la verità e la vita» (Gv 14, 6); Egli è il Pane, la fonte d’acqua viva per la nostra fame e per la nostra sete; Egli è il Pastore, la nostra guida, il nostro esempio, il nostro conforto, il nostro fratello. 

Come noi, e più di noi, Egli è stato piccolo, povero, umiliato, lavoratore, disgraziato e paziente. Per noi, Egli ha parlato, ha compiuto miracoli, ha fondato un regno nuovo, dove i poveri sono beati, dove la pace è principio di convivenza, dove i puri di cuore ed i piangenti sono esaltati e consolati, dove quelli che aspirano alla giustizia sono rivendicati, dove i peccatori possono essere perdonati, dove tutti sono fratelli. (…)
Gesù Cristo è il principio e la fine; l’alfa e l’omega; Egli è il Re del nuovo mondo; Egli è il segreto della storia; Egli è la chiave dei nostri destini; Egli è il mediatore, il ponte, fra la terra e il cielo; Egli è per antonomasia il Figlio dell’uomo, perché Egli è il Figlio di Dio, eterno, infinito; è il Figlio di Maria, la benedetta fra tutte le donne, sua madre nella carne, e madre nostra nella partecipazione allo Spirito del Corpo mistico.
Gesù Cristo! (…)
Gesù Cristo non è soltanto da celebrare per ciò che Egli è per se stesso, ma Egli è da esaltare e da amare per ciò che Egli è per noi, per ciascuno di noi, per ciascun Popolo e per ciascuna civiltà: Cristo è il nostro Salvatore. Cristo è il nostro supremo benefattore. Cristo è il nostro liberatore. Cristo ci è necessario, per essere uomini degni e veri nell’ordine temporale, e uomini salvati ed elevati all’ordine soprannaturale.

martedì 21 luglio 2015

Non pensare mai male del prossimo


Un amico di apa Pafnunzio ha lasciato scritto questo fioretto (chissà se si riferiva proprio ad apa Pafnunzio…)

Ho sentito dire di un fratello che, se recandosi da un altro trovava la cella trascurata e in disordine, diceva dentro di sé: “Quanto è felice questo fratello poiché è totalmente distaccato dalle cose terrene e porta così bene tutto il suo spirito in alto, da non avere più il tempo per riordinare la sua cella!” Se poi andava da un altro fratello e trovava la cella in ordine e pulita, diceva dentro di sé: “La cella di questo fratello è pulita quanto la sua anima. Tale è lo stato della sua anima, tale quello della sua cella!” Mai diceva riguardo a qualcuno: “Questi è disordinato” oppure: “Quello è frivolo”. Grazie al suo stato eccellente, traeva profitto da tutto. Dio nella sua bontà dia anche a noi uno stato d’animo buono perché possiamo godere di tutto e non pensare mai male del prossimo. Se la nostra malizia ci ispira giudizi o sospetti, trasformiamoli subito  in pensieri buoni. Infatti il non vedere il male del prossimo genera, con l’aiuto di Dio, la bontà.


lunedì 20 luglio 2015

A scuola per conoscere il carisma

Nonostante il mio fare un po’ scenoso, le prime lezioni sulle fonti del carisma oblato sembra piacciono. Ogni lunedì ne viene pubblicata una parte su
http://omi.it/Objects/Home1.asp
L’ultima:
https://www.youtube.com/watch?list=PLcFMCM4KrWFMvQ_QuSYsK2QaEopLPR9Cj&v=Sk4wk3Ayb5s

Ho seguito con molto interesse ed anche commozione le lezioni da te tenute al Claretianum; più che seguirle le ho "bevute" in un sorso solo. Grazie anche per tutto il lavoro che hai fatto e stai facendo sul Fondatore ed il nostro Carisma.

Thanks to the Mediterranean Province notice, I watched your 6 part session on the Founder from the course you taught in March.  Congratulations!  I found it very interesting and enlightening, and well done (once you got the clicker to work properly!).


Un sorriso per una città pulita



Ogni domenica mattina, alle otto, vado a comprare il giornale. Anche in giorni torridi come questi, alle otto è ancora piacevole camminare. Passo davanti al bar da dove emana un intenso profumo di cornetti e caffè. Fuori, seduti ai tavolini, e prime lettori mattutini. C’è anche il solito nigeriano con il cappello in mano a chiedere un soldo; proviene da uno dei tanti campi di profughi alla periferia della città. Poco avanti, in via Madonna del Riposo, il venditore di fiori del Bangladesh innaffia il suo giardino distribuito lungo il marciapiede. Ha sempre un sorriso e un buon giorno per ogni passante.


Lungo il percorso ci sono anche tre serie di cassonetti della spazzatura, cinque ogni gruppo. A quest’ora del giorno l’azienda municipale di raccolta è già passata e i cassonetti sono vuoti, anche se l’odore cozza con quello del bar. I cassonetti sono svuotati, ma attorno rimane sempre una grande sporcizia. Diversamente dal solito noto che oggi attorno al primo gruppo c’è una pulizia quasi maniacale, non una carta, un pezzo di plastica, un rifiuto anonimo. Al secondo gruppo stessa pulizia perfetta. Al terzo… ecco svelato il mistero. Una donna anziana, sudatissima, con scopa e paletta pulisce minuziosamente tutto attorno. La ringrazio e le domando perché lo fa. Non mi risponde, mi sorrise soltanto: la più eloquente delle risposte.
Che abbia letto l’Enciclica Laudato si’ di papa Francesco?


sabato 18 luglio 2015

Venite in disparte, voi soli, a riposare


La missione ha un’andata e un ritorno. Dopo avere inviato i discepoli a due a due, essi tornano da Gesù per condividere gioie e problemi, successi e fallimenti.
Non basta operare, occorre anche condividere il vissuto.
L’apostolo ha da prendere il tempo per raccontare la propria vita, a Dio e agli altri fratelli, così che tutto sia di tutti, e verificare il proprio cammino, correggerlo, confermarlo, riorientarlo in maniera sempre più adeguata alla tua chiamata.

Al loro ritorno, dopo averli ascoltati ed essersi rallegrato dei successi e aver dato senso ai fallimenti, Gesù si preoccupa che si discepoli si riposino, perché affaticati e stanchi. Sapendo che lui stesso era il loro riposo, li invito: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi» (Mt 11, 28). Anche Gesù era contento di poter un tempo con i suoi, solo con loro: «Venite in disparte, voi soli».

Sento rivolte a me queste parole e mi si riempie il cuore di gioia.
Vuoi stare con me, in un esodo verso un luogo deserto, dove niente e nessuno possa disturbare la nostra comunione, in colloquio segreto.
Vuoi che ti racconti della mia vita, di me. Come hai fatto con il tuo popolo nel deserto, vuoi parlare al mio cuore, rivelandomi la tua parola e il tuo volere, nutrirmi con la manna eucaristica, dissetarmi all’acqua viva della tua grazia.
Come potremo andare di nuovo per città e villaggi ad annunciare la venuta del Regno se non ci saremo rinfrancato con la tua presenza, se non avrai rimesso a fuoco il cammino, e non saremo sicuri di averti con noi?

Portaci in disparte,
da soli, con te,
e rendici disponibili e docili
al tuo invito.
Accogli la nostra vita
con le gioie e le sofferenze di ogni giorno
nella condivisione con te
e con i fratelli di missione.
Chi altri può comprenderci veramente
e infondere luce e forza?
Donaci di gustare la tua presenza
manifestandoci i tuoi disegni su di noi e sulle folle
così che, sicuri della tua costante presenza
e sostenuti dal tuo aiuto,
possiamo tornare tra la gente che attende da noi
il pane della tua parola e la sicurezza della tua guida.


venerdì 17 luglio 2015

Ancora una testimonianza sulla Provvidenza

Ancora una testimonianza in risposta a Germana, da una certa Ermanna (ma che bei nomi originali!)


Posso testimoniare con la mia vita che la Provvidenza esiste, eccome se esiste! Dopo un lungo periodo di lavoro svolto presso una segreteria politica all’improvviso, mi sono ritrovata per strada e quindi senza lavoro, senza stipendio e non in età pensionabile e senza famiglia alle spalle. Non per merito mio ma penso per una Grazia speciale mi sono, subito, abbandonata con totale fiducia nelle mani nel Padre. Non trovando occupazione e per non sciupare il tempo concessomi da Dio ho continuato a servire la mia chiesa locale in tutti i modi senza distogliere ovviamente lo sguardo dal ricercare una soluzione lavorativa. A un dato momento ho detto a Gesù: “Senti, io continuo a lavorare per Te, però tu pensa a me intanto che sono senza un’occupazione”.
Sono passati quasi due anni e ancora il lavoro non l’ho trovato. Come sono sopravvissuta? Con la Provvidenza che ogni giorno è arrivata puntuale, puntualissima. Anche il mio vescovo, con il quale c’è un bel rapporto, quando gli racconto della Provvidenza che sempre arriva si dice stupito, incredulo. Per la verità anch’io sono sorpresa di quanto sta accadendo. Fuori dalla porta di casa continuo a trovare di tutto: alimentari, detersivi e di frequente, sempre sotto la porta di casa, trovo delle buste contenenti denaro accompagnati da biglietti commoventi di amicizia. Ogni volta è la misura giusta per pagare le bollette. Senza dover chiedere, inoltre, amici si sono offerti di pagare l’affitto dell’appartamento in cui abito. E’ sì, perché oltretutto non possiedo una casa mia!
Addirittura da alcuni dirigenti della prefettura della mia città mi sono vista recapitare il Natale scorso, un pacco contenente ogni bene necessario alla vita solo per aver reso un servizio gratuito come cittadina. Sempre il Natale scorso mi sono vista arrivare così tanti beni che una sera, aprendo la dispensa di casa mi sono sentita imbarazzata, di fronte a Dio, per i tanti viveri che erano arrivati. Ho rimosso immediatamente tutto il superfluo riempiendo ben cinque borse di viveri, così da condividerli con chi stava peggio di me. Quando ho consegnato le cinque borse di viveri mi sono sentita dire: “ma come è possibile? Sei tu nel bisogno e hai cinque borse da condividere?”
Per la verità anch’io sono incredula della Provvidenza che ho sempre davanti alla porta di casa!
Non nascondo per amore alla verità che ho avuto ed ho momenti di stanchezza per la mia situazione e di aver pianto abbondantemente anche per un certo indebolimento psicologico e fisico, ma con grande sforzo mi sono sempre ripresa grazie, soprattutto, alle meditazioni di ogni mattina sulla Parola di Chiara Lubich e di Igino Giordani. Proprio a Giordani devo la mia ultima ripresa da questo stato psicologico quando, meditando un suo scritto qualche giorno fa, sembrava dicesse, proprio a me, credi o non credi che hai un Padre che non abbandona mai i suoi figli? E’ stato un tale scossone all’anima da ritrovarmi, immediatamente a sperimentare un rapporto nuovo e fortissimo con il Padre. Sono molte le persone che stanno vivendo con me questa stupenda esperienza e che possono testimoniare. Per ultimo e per sorridere vi dico che di frequente incontrando le persone per le tante attività in corso mi sento dire: guarda lei come è sempre contenta e come sta bene, si vede che non ha pensieri o preoccupazioni....
Ermanna
 


giovedì 16 luglio 2015

Voler bene, segreto del mio sacerdozio

Giunto al sessantesimo compleanno e a 35 anni di ordinazione, padre Antonio mi comunica la sua esperienza:

L’esperienza più vera, quella che resta al di là di tutto, è il “voler bene”. Voler bene con la piena creatività dei sentimenti e l’efficacia della concretezza. Il celibato legato al sacerdozio, non ha diminuito, ma ha purificato e valorizzato questo “voler bene”. Lo sento vero perché l’insegnamento di Gesù nel Vangelo coincide con le aspirazioni profonde della nostra natura umana, le realizza e le eleva. Mi riporta alla fede che Dio è amore e all’esperienza che “chi ama suo fratello dimora nella luce”. L’esperienza vissuta mi conferma che quest’ultima frase (1Gv 2,10), che da tanti anni mi accompagna, è proprio vera.  
Per una serie di coincidenze in questo ultimo tempo ho capito di più quanto siano legati per me il “voler bene” e l’Eucaristia, cioè il rivivere nella Messa i gesti dell’Ultima cena di Gesù che dà la vita per noi. Noi sacerdoti annotiamo le Messe che celebriamo: io sono arrivato adesso a circa 12.800 Messe celebrate in 35 anni di sacerdozio. Il mio voler bene trova la sua radice e la sua forza nel voler bene “fino alla fine” di Gesù. Lo rivivo quando celebro la Messa e faccio la comunione. È un momento bello, a volte di intimità nel silenzio, a volte di comune esultanza con grandi folle, a volte di spinta ad azioni coraggiose di distacco dai beni materiali e di giusta condivisione. È una spinta a vedere il mondo come una famiglia in cui tutti hanno un posto a tavola e in cui la logica è quella della “regola d’oro” (fai agli altri quello che vorresti gli altri facessero a te.)
Infine irrinunciabile nella mia vita c’è la missione in Africa nella SMA (Società delle Missioni Africane), sancita da quella frase “riservate per me Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati” che a 19 anni, con santa incoscienza, mi ha fatto lasciare il Seminario di Treviso per andare alla SMA. Sento che posso dare il mio contributo soprattutto per far emergere le radici spirituali del patrimonio spirituale del mio Istituto.


mercoledì 15 luglio 2015

C’è la Provvidenza? Risposte a Germana


Riporto, nell’ordine di arrivo, le risposte a Germana.
La prima è quella di sr. Eleonora, una mia ex studente. La risposta arriva da un centro formidabile della Provvidenza, la Piccola casa della divina Provvidenza del Cottolengo a Torino:
p. Fabio, eccomi dopo tanto tempo per rispondere alla sua provocazione del blog di stasera: esiste ancora la Provvidenza; naturalmente io non posso fare altro che rispondere che esiste, si esiste ancora e noi lo sperimentiamo ogni giorno, anzi ogni momento. Mi sentirei di invitare per qualche giorno "Germana" alla Piccola Casa e qui potrebbe sperimentare cos'è la Provvidenza!

È poi la volta del mitico Paolo:
E se fossimo chiamati ad essere provvidenza gli uni per gli altri? Maria non ha potuto fare a meno dell'affannarsi di Marta, scrive Germana, e per quest'ultima la provvidenza è stata probabilmente la sorella, con il suo rimanere ai piedi di Gesù. Forse possiamo trovare un aiutino nel rimettere a fuoco il significato delle due parole, parenti tra di loro ma anche distanti quanto al significato e all'atteggiamento che vi è sotteso: occuparsi e preoccuparsi. Maria e Giuseppe erano preoccupati perché non trovavano il loro bambino, mentre lui era "tranquillamente occupato" nelle cose del Padre suo. Occuparsi è amore, forse pre-occuparsi ce ne allontana. Chissà! 

Il terzo arrivo è di una fedele fan del mio blog:
Cara Germana anche al tuo affanno Gesù si riferiva quando ha detto che col nostro affanno non avremmo aggiunto in istante di vita in più, poiché lo sguardo nostro è troppo miope, mentre lo sguardo di Dio copre l'eternità. Siamo chiamati a vivere con gli occhi di Dio e a proiettarci nell'eternità con Lui. Se hai il volantino nella borsa vuol dire che dai valore anche a chi l'ha scritto e dunque sii serena e fidati, accetta l'invito a vivere più nell'abbandono tra le braccia del Dio che fa sorgere il sole e fa scendere la pioggia e tutto questo senza distinguere i buoni dai cattivi, con una liberalità infinita. Un abbraccio da una amica del blog meraviglioso di padre Fabio. Pierangela da Torino 

martedì 14 luglio 2015

La Provvidenza c'è ancora?

Renzo dà l'elemosina ai poveri e pronuncia la famosa frase:
La c'è la Provvidenza 
“La c’è la Provvidenza”, disse Renzo Tramaglino.
Nel XVII secolo, al tempo dei Promessi sposi, la Provvidenza c’era ancora.
C’era anche nel XIX secolo, al tempo di Alessandro Manzoni.
Ma oggi, c’è ancora, oggi, la Provvidenza?
Me lo domanda una certa Germana, che mi ha scritto oggi una e-mail (non conosco questa persona e non so come ha trovato il mio indirizzo e-mail).
Chissà se fra i miei 15 lettori del blog c’è qualcuno che saprebbe risponderle.

Carissimo Fabio,
ho tirato fuori dalla mia borsa un volantino gualcito ed ho ritrovato una tua catechesi su Lc 10,41-42. (Si riferisce al mio commento alla Parola di vita di Giugno)
Che dire? Marta sono io, una delle tante persona che si affannano per tirare avanti.
Mi fa un po' arrabbiare Gesù con le Sue parole, cosa dovrei fare se non affannarmi per non soccombere? Seguo spesso Radio Maria, gli appelli di P. Livio sono continui, anche eccessivi forse, ma senza i contributi degli ascoltatori la radio chiuderebbe, non ci fossero tante e tanti "Marta" in giro per il mondo molte opere benemerite sarebbero prive del loro sostegno.
Vivere di Provvidenza: e come si fa? Tante opere vivono di Provvidenza (la suddetta Radio Maria, l'opera di Frate Ettore a Milano, la missione Speranza e carità a Palermo etc. etc.), ma cosa vuol dire vivere di Provvidenza oggi? Elemosinare a quanto pare. Io la Provvidenza me la ero sempre immaginata come nelle Scritture, manna dal cielo, l'orcio della vedova che continua a dare olio, moltiplicazione dei pani etc. etc..
Ma oggi non la vedo più così, continuo a pregare perché qualcosa accada ma vedo che Maria non può fare  a meno dell'affannarsi di Marta. Mi accorgo che le mi forze sono insufficienti ma non posso fermarmi, mi affanno e mi preoccupo per la mia di situazione, per quella delle persone che dipendono da me. Forse è vero, il lavoro ha preso il sopravvento nella mia vita, mi tiranneggia, non trascuro la preghiera ed i sacramenti ma la situazione che vivo mi logora, mi toglie serenità e non mi permette di vivere appieno.
Che fare? a mia sensazione è che se non mi affanno, se non mi do da fare per quello che berrò, mangerò e per i vestiti con cui mi coprirò nessun altro lo farà per me
Dio ti benedica.


lunedì 13 luglio 2015

Coraggio Io ho vinto il mondo



Una parola di vita dopo l’altra e il Vangelo entra dentro e viene vissuto. Una testimonianza:

Le scrivo queste righe per esprimerLe dal profondo l'infinita gratitudine per la parola di vita di questo mese: "Abbiate coraggio Io ho vinto il mondo". Ho sentito da parte sua, una profonda unità a Chiara. Ogni rigo che ha scritto mi ha riempito il cuore di gratitudine. Ed allora... Grazie!!!! Grazie infinite!!!
Non rimane che mettercela tutta per viverla a fondo, in pienezza.
Buon proseguimento di settimana.
Maria - Tutto vince l'Amore

domenica 12 luglio 2015

Perché non anteporre nulla a Cristo?



L'11 luglio, nel giorno della sua festa, san Benedetto ci ha invitato a “nulla assolutamente anteporre all’amore  di Cristo”.
Perché non dobbiamo anteporre nulla all’amore di Cristo?
Ce lo spiega san Cipriano, da cui san Benedetto ha preso la frase.
La sua spiegazione è semplicemente stupefacente.
Lascia senza parole. Solo gratitudine.
Cipriano scrive infatti: “nulla assolutamente anteporre a Cristo, poiché neppure lui ha anteposto qualcosa a noi.”

sabato 11 luglio 2015

La leggerezza dell’apostolo

“Non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche”.

Partono leggeri per la loro missione, gli apostoli di Gesù. Hanno soltanto il bastone e i sandali, per andare più veloci e sicuri.
Ma vanno a due a due, perché bastano due persone perché Gesù sia con loro: «Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (cf. Mt 18, 20).
Non hanno niente, e hanno tutto: Gesù in mezzo a loro. È lui la loro fortezza.
Non possiamo riporre la fiducia in strumenti potenti, in apparati organizzativi, ma soltanto in Dio. David, prima di andare contro Golia, si tolse l’armatura pesante che Saul gli aveva messo indosso, e incontrando il Filisteo proclamò: «Io vengo a te nel nome del Signore degli eserciti» (1 Sam 17, 45). Gedeone dovette sbarazzarsi del forte esercito di più di 20.000 uomini, fino a ridurli a 300, altrimenti si poteva pensare che la vittoria sarebbe stata dell’esercito numeroso e non di Dio.
Per compiere la missione che Dio ci affida, sia quella che sia, abbiamo bisogno prima di tutto e soprattutto di Dio, che sia Lui a compierla. Per questo «a due a due», perché solo così Egli sarà in mezzo a noi e, ovunque andremo, lo porteremo con noi e lasceremo che sia Lui a parlare e a operare.


venerdì 10 luglio 2015

Un corso sugli studi oblati


Il segretario della Provincia oblata Mediterranea, p. David, ha diffuso un messaggio annunciando “una risorsa interessante”:
“Questo anno il p. Fabio Ciardi ha dato un corso al Claretianum di Roma sulle fonte del carisma oblato. Questo corso si sta pubblicando in video. In questo indirizzo https://www.youtube.com/playlist… c'è la playlist di tutti i video pubblicati, che viene aggiornata ogni lunedì con un nuovo video”.
Sono andato anch’io ha vedere, e ho trovato la prima lezione divisa in sei parti.
A parte “la scena” mi pare che il contenuto sia buono…


La città vista con gli occhi dell’altro



Nei miei tre giorni nei dintorni del lago di Bracciano ho visitato anche Anguillara. Una cittadina ricca di storia plurimillenaria, arroccata su un promontorio prospiciente sul lago. Per la verità non è particolarmente bella.
Salendo lungo la strada principale del vecchio borgo che, dai grandi bastioni che attorniano la porta principale, porta in alto alla Collegiata, scorso alla sua sommità un vecchio seduto in mezzo alla vita. Salgo lentamente  e lui è sempre lassù, immobile, seduto su una sedia. Quando lo raggiungo parliamo un po’ insieme. Continuo a muovermi per le vie strette e al ritorno è sempre lì che ammira il suo borgo dall’altro, piantato sulla sua sedia, in mezzo alla via. È il suo borgo e per questo è bello.
Lo guardo con i suoi occhi, e adesso anche a me sembra bello.


mercoledì 8 luglio 2015

L'ipocrisia smarcherata




Due parole mi hanno particolarmente colpito oggi.

La prima è un interrogativo caustico di Louis Lougen: “Diciamo e recitiamo preghiere, oppure preghiamo veramente?” Una domanda che ferisce.

La seconda è un’affermazione di Vincenzo de Paoli: “Sono molti coloro che si limitano ad essere ben composti all'apparenza e a custodire nell'intimo grandi sentimenti per Dio…; si accontentano dei dolci colloqui che hanno con Dio nell'orazione... Non ci inganniamo. Tutto il nostro compito consiste nel passare dalle parole ai fatti”. Un’affermazione che, come la prima domanda, smaschera tante nostre ipocrisie.


martedì 7 luglio 2015

Lago di Martignano, loda il Signore


La parola “lago” ricorre pochissime volte nella Bibbia. Non c’è, ad esempio, nei salmi di ringraziamento, nel quale si invitano tutte le creature a lodare il Signore. Non c’è nel Cantico delle creature di san Francesco, anche se si ringrazia per l’acqua. Ricorre soltanto 2 volte nell’enciclica del papa, per ricordarne l’inquinamento…
È perché né gli autori biblici né il papa sono mai stati al lago di Martignano. Se ci fossero stati avrebbero scritto dei salmi meravigliosi e avrebbero innalzato parole di canto al Signore per aver creato una tale meraviglia.

Fino a ieri anch’io ne ignoravo perfino l’esistenza. Poi la sorpresa della scoperta di questo parco naturale: la grande apertura di un antico cratere che accoglie acqua limpida, interamente circondata da boschi e prati che portano l’erba fino al bordo del lago. L’accesso precluso alle auto, nel più grande rispetto per la natura.
Quanto sono grandi, Signore,
le tue opere!
Tutto hai fatto con saggezza,
la terra è piena delle tue creature.
(Salmo 104).
Sarà un caso che Gesù abbia passato tanto tempo sul lago?

lunedì 6 luglio 2015

Calcata, bellezza fuori porta


Riserva sempre sorprese l’alto Lazio. Come Calcata, il comune più piccolo, borgo medievale con origini negli antichi Italici. Raggiungerlo vuol dire immergersi in un’area di vegetazione lussureggiante lungo il torrente Treja, che a Montefreddo si diverte a scendere in una sequenza di cascatelle d’acqua limpidissima.



Il borgo sorge su una rupe di tufo, come altri paesi della zona, Vitorchiano, ad esempio. ha saputo nel tempo conservare e rivitalizzare il suo antico patrimonio culturale e naturale.
A seguito di crolli della rupe, gli abitanti si trasferirono a valle dove ricostruirono il paese. Ma la vecchia Calcata, spopolata e quasi morta, venne scoperta dagli artisti e riportata in vita. Un piccolo gioiello immerso nel verde.
Cammino nei boschi d’intorno e rivedo i luoghi di antichi film western all’italiana.
Giro il mondo e poi le cose più belle le scopro appena fuori casa…