In quel tempo, lo Spirito
sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da
Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu
arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva:
«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel
vangelo».
(Mc 1, 12-15)
Quaranta giorni. Come Noè
nell’arca, come Mosè sul Sinai, come il cammino di Elia nel deserto. Si
pensava che occorressero quaranta giorni perché il sangue di un uomo si
ricambiasse. Per il “sangue” di un popolo occorrevano quarant’anni, come quelli
passati dalle tribù di Israele nel deserto, o sotto il dominio dei Filistei.
Ricambiare il sangue,
simbolo della vita, è cambiamento di vita, è conversione.
Come avverrà questo
cambiamento interiore, come scorrerà nelle mie vene il sangue nuovo, come
nascerà la vita nuova?
La risposta ce la dà Gesù
con il suo vagare nel deserto, tentato dal diavolo.
Hai appena ricevuto il
battesimo, “subito” lo Spirito lo porta verso la tentazione e la prova. «Figlio
– diceva già ben Sirac al suo discepolo –, se ti presenti per servire il
Signore, preparati alla tentazione» (Sir 2, 1).
Nel deserto non ci si può
nascondere, non sono possibili alibi, si è a tu per tu con Dio; prove e
difficoltà mettono a nudo quanto abitualmente nascondiamo, obbligano a
dichiararci con lui o contro di lui.
Le tentazioni servono a
questo, ci costringono a decidere da che parte stiamo, disseccano il sangue
vecchio, distruggono la vita di peccato, e rigenerano il sangue nuovo, dando
vita all’uomo nuovo. L’oro si prova col fuoco, diceva ancora ben Sirac, e gli
uomini che Dio ama si provano nel crogiuolo del dolore (cf. Sir 2, 5).
Le tentazioni e le prove
sono strumento della pedagogia divina che vuole affinarmi il cuore.
Il deserto è anche il luogo
della solitudine con Dio, nel quale Gesù si ritirava a pregare, dove portava il
tuo popolo per parlargli d’amore, dove dava da mangiare il pane di frumento e
quello della sua parola.
Proprio dove ci sono prova e
tentazione, anche noi possiamo trovare Dio, parlare con lui, lasciarci da lui nutrire.
In quei quaranta giorni,
attraverso le tentazioni, Gesù ritrovò l’armonia antica delle origini. Vinto
il peccato, il deserto diventò un nuovo Eden, fatto d’armonia con il creato –
perfino con le bestie selvagge – e con Dio. Angeli tornano a servire.
Così per noi: il Regno di
Dio è ormai vicino, e sono cieli nuovi e terra nuova.
Basta accogliere l’invito
che, sempre ben Sirac, rivolge al suo discepolo: «Gettiamoci nelle mani del
Signore… poiché, come è la sua grandezza, così è anche la sua misericordia» (Sir
2, 18).
Mi getto nelle tue braccia,
sicuro che combatti per me,
fiducioso nella tua
onnipotenza e nella tua misericordia.
Tu che sei stato tentato e
hai vinto il male,
tu che hai fatto risorgere
l’uomo nuovo
e la nuova creazione,
vieni in me,
a superare quella prova
davanti alla quale
sono piccolo e debole,
a vincere quella tentazione
a cui non so resistere.
Dammi di riconoscere in ogni
prova,
in ogni tentazione,
la presenza del tuo amore,
la presenza di te
in me provato,
in me tentato
e dischiudi il paradiso
nell’armonia
tra cielo e terra.
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