sabato 17 febbraio 2018

Sangue nuovo, vita nuova


In quel tempo, lo Spirito sospinse Gesù nel deserto e nel deserto rimase quaranta giorni, tentato da Satana. Stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano.
Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, pro­clamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel vangelo».
(Mc 1, 12-15)

Quaranta giorni. Come Noè nell’arca, come Mosè sul Sinai, co­me il cammino di Elia nel deserto. Si pensava che occorressero quaranta giorni perché il sangue di un uomo si ricambiasse. Per il “sangue” di un popolo occorrevano quarant’anni, come quelli passati dalle tribù di Israele nel deserto, o sotto il dominio dei Filistei.
Ricambiare il sangue, simbolo della vita, è cambiamento di vita, è conversione.
Come avverrà questo cambiamento interiore, come scorrerà nelle mie vene il sangue nuovo, come nascerà la vita nuova?

La risposta ce la dà Gesù con il suo vagare nel deserto, tentato dal diavolo.
Hai appena ricevuto il battesimo, “subito” lo Spirito lo porta verso la tentazione e la prova. «Figlio – diceva già ben Sirac al suo discepolo –, se ti presenti per servire il Signore, preparati alla tentazione» (Sir 2, 1).

Nel deserto non ci si può nascondere, non sono possibili alibi, si è a tu per tu con Dio; prove e difficoltà mettono a nudo quanto abitualmente nascon­diamo, obbligano a dichiararci con lui o contro di lui.
Le tenta­zioni servono a questo, ci costringono a decidere da che parte stiamo, disseccano il sangue vecchio, distruggono la vita di pec­cato, e rigenerano il sangue nuovo, dando vita all’uomo nuovo. L’oro si prova col fuoco, diceva ancora ben Sirac, e gli uomini che Dio ama si provano nel crogiuolo del dolore (cf. Sir 2, 5).
Le tentazioni e le prove sono strumento della peda­gogia divina che vuole affinarmi il cuore.

Il deserto è anche il luogo della solitudine con Dio, nel quale Gesù si ritirava a pregare, dove portava il tuo popolo per parlargli d’a­more, dove dava da mangiare il pane di frumento e quello della sua parola.
Proprio dove ci sono prova e tentazione, anche noi possiamo trovare Dio, parlare con lui, lasciarci da lui nutrire.

In quei quaranta giorni, attraverso le tentazioni, Gesù ritrovò l’ar­monia antica delle origini. Vinto il peccato, il deserto diventò un nuovo Eden, fatto d’armonia con il creato – perfino con le bestie selvagge – e con Dio. Angeli tornano a servire.
Così per noi: il Regno di Dio è ormai vicino, e sono cieli nuovi e terra nuova.
Basta accogliere l’invito che, sempre ben Sirac, rivolge al suo discepolo: «Gettiamoci nelle mani del Signore… poiché, come è la sua grandezza, così è anche la sua misericor­dia» (Sir 2, 18).

Mi getto nelle tue braccia,
sicuro che combatti per me,
fiducioso nella tua onnipotenza e nella tua misericordia.
Tu che sei stato tentato e hai vinto il male,
tu che hai fatto risorgere l’uomo nuovo
e la nuova creazione,
vieni in me,
a superare quella prova davanti alla quale
sono  piccolo e debole,
a vincere quella tentazione
a cui non so resistere.
Dammi di riconoscere in ogni prova,
in ogni tentazione,
la presenza del tuo amore,
la presenza di te
in me provato,
in me tentato
e dischiudi il paradiso
nell’armonia tra cielo e terra.



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