Ho atteso 65 anni per
poter entrare gratis al musei. Troppo tardi, quando ho raggiungo l’età fatidica
il beneficio è stato ritirato a favorire dei giovani: non sai mai se vivi nel
tempo giusto! Comunque, largo ai giovani.
In compenso ci offrono
l’ingresso gratis la prima domenica di ogni mese.
Ho subito approfittato
della prima per entrare nel Colosseo. L’ultima volta dev’essere stata negli
anni Settanta, quanto si entrava liberamente, senza cancelli.
Imponente. Dà il senso della
grandezza di Roma. È un’emozione indefinita, che va al di là del pensiero che
un’opera che ha sfidato i millenni, fosse stata edificata per l’effimero.
Chissà cosa ha provato Obama ad aggirarsi da solo tra queste possenti mura.
Certo che perde del fascino non goderlo assieme alla folla dei visitatori da
cui era invaso domenica scorsa: il Colosseo è nato per essere invaso dalla
folla, fa parte della scena! Ogni arco che si apre sul paesaggio all’intorno è
un quadro d’autore. Il sole splendente, alto nel cielo, completava l’opera
architettonica.
Con Antonio Venditti ho
visto “la maestà der Colosseo”.
La famosa descrizione di
Tacito sulla sciagurata uccisione dei cristiani ad opera di Nerone non era
certamente ambientata qui: “coperti di pelli ferine, perivano dilaniati dai
cani, o venivano crocifissi oppure arsi vivi in guisa di torce, per servire da
illuminazione notturna al calare della notte”. Eppure qui esseri umani –
cristiani o no – venivano dati in pasto alle belve per il godimento perverso
dei Romani. La croce discreta piantata al lato dell’arena sembra abbracciare
con pietà l’immenso dolore che qui s’è sparso.
L’appuntamento è alla
prossima prima domenica del mese
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