Il 27 luglio 1312 Musciattino, di Pistoia, tentò di impadronirsi della reliquia della Sacra Cintola di Maria, per portarla
nella propria città. Dopo aver vagato tutta la notte, tornò al punto di
partenza e, credendo di essere giunto a Pistoia, gridò alle porte della città: "Aprite, aprite Pistoiesi: ho la
Cintola de' Pratesi!". Il ladro venne catturato, condannato al
taglio della mano destra, e dopo essere stato legato alla coda di un asino e
condotto sul greto del fiume Bisenzio dove venne arso al rogo. Così il 27
luglio fu consacrato come festa liturgica del Sacro Cingolo.
Questa giunse a Prato nel
1141, dopo essere passata di mano in mano: dalla Madonna che scendendo al cielo
la diede all’Apostolo Tommaso, fino a Michele Dagomari da Prato, mercante in Gerusalemme,
che ‘aveva ricevuta in dote per il matrimonio con la figlia del sacerdote che
l'aveva in custodia. Michele tornato in patria, ripose la reliquia in una
cassapanca e per custodirla meglio, decise di dormirci sopra ogni notte. Nel
1173, in punto di morte Michele, la consegnò alla chiesa. L'anno dopo venne
portata in duomo con una solenne processione. Da allora ha reso celebre la
città di Prato.
Oggi sono stato in
duomo per la solenne celebrazione, nella cappella trecentesca, affrescata da
Agnolo Gaddi, che custodisce la preziosa reliquia. È sempre un momento
toccante.
“La venerazione per il Sacro Cingolo Mariano, tipica
manifestazione della pietà popolare, ci conduce all’anno 1141, allorché un
cittadino pratese, di nome Michele, recò da Gerusalemme questo prezioso tesoro.
Alimentato anche da alcuni prodigi, di cui riferiscono antiche tradizioni, ebbe
così inizio a Prato il culto pubblico del Sacro Cingolo che, appunto sei secoli
or sono, ebbe un suo momento di particolare splendore con la definitiva
collocazione della venerata reliquia nella Cappella della Cattedrale, luogo di
fede e di arte che testimonia della costante ed intensa devozione dei fedeli
verso la Vergine Maria. Davanti alla venerata reliquia hanno sostato in
preghiera non pochi santi e beati, quali Francesco d’Assisi, Bernardino da
Siena, Antonino da Firenze, Caterina de’ Ricci, Leonardo da Porto Maurizio,
Antonio Maria Pucci.
Con il tempo questa devozione si è diffusa e consolidata. E,
ancor oggi, la città e i singoli fedeli, venerando questo segno mariano,
implorano come protettrice Colei che Dio ha ricolmata di grazia quale
predestinata Madre del suo Figlio”. (26 Luglio 1996)
Qui a Varese ci sono alcune raffigurazioni in merito. Nella chiesa secentesca della mia Parrocchia, in quella dell'amico don Guido, dove a suo tempo aveva prestato servizio il caro don Agostino. Che ha sempre avuto il 'pallino' del cingolo mariano... Andrò a trovarlo - ormai non si muove da casa - e gli porterò questo post. Sarà felice.
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