Così scrive alla mamma: «Bisogna
che la nostra carissima madre el’mio onorando padre si conformino con la
volontà loro al Creatore, il quale permette tante tribolazioni acciò non ci
appicchiamo a questo mondo e abbiamo causa di riconoscere il nostro Dio buono
(…) che Gesù ci ama, ci promette molto bene acciò diventiamo oro perfetto nella
fornace della tribulazione».
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In concreto le suore si faranno
sante facendo le suore, osservando quello che la regola chiede loro, ma
«allegramente e volentieri», anche quando le osservanze «son faticose ed è
com’il martirio». Mentre i laici devono farsi santi stando nel mondo, compiendo
i loro doveri «con quiete di mente, con dirizzare tutte le loro operatione a
lui [a Dio] et – secondo che può capacitare la fragilità humana – hunirsi a
lui, ma allegramente».
L’importante – scrive in un’altra
lettera – è che nel compiere il volere di Dio «siate allegro e tegniate el
vostro quore pieno di Jesù, nel quale guardarvi che non vi entri manichonia né
accidia, che non potrebbe starvi Jesù, - ché lui non vi vuole questi ornamenti,
ma si bene di pace, di quiete e di uniformità al voler suo». Il frutto? La
gioia! «Chi ama Giesù con tutto il cuore, ogni cosa è dolce e suave».
Non c’è bisogno di tirare santa
Caterina giù dalle nuvole. Nonostante gli iconografi l’abbiano messa tanto in
alto, lei è accanto a noi, come tutti i santi e a noi, da qui, indica la via
del Cielo, quella buona per tutti: prendere tutto direttamente dalle mani di
Dio.
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