«Mio padre era un Arameo errante…» (Deut 25, 5). Inizia così il credo degli ebrei. Una fede che si
esprime in un racconto storico. Il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe è un
Dio che attraversa i tempi e si fa storia. Per duemila anni, assieme al suo
popolo, ha incontrato Sumeri e Accadi, Hittiti e faraoni d’Egitto, tribù
cananee, edomite, madianite, moabite, nabatee. Ha visto volti di re assiri,
come Teglatfalasar III, Salmassar V, Sargon II, Sennacherib, di re babilonesi come
Assurbanipal, Nabucodonosor, Salmassar, Sargon. Ha incontrato Medi e Persiani,
Ciro il grande, i Greci e Alessandro Magno, i Seleucidi e i Romani con i loro
imperatori e i governatori, fino a Ponzio Pilato, Felice, Porcio Festo.
Dio si lascia incontrare lungo il cammino della vita,
proteso verso orizzonti sempre nuovi, senza arrestarsi in luoghi determinati.
Non è un Dio statico, fossilizzato in un sito archeologico. È il Dio della
storia, che guida e segue il suo popolo, che avanza in ogni tempo.
Anche il credo cristiano è la narrazione di una storia. Una
storia talmente ancorata nel tempo da includere n essa, esplicitamente, il nome
di Ponzio Pilato, sotto il quale Gesù Cristo morì e fu sepolto. Poteva il Dio
di Gesù Cristo calarsi più a fondo nella storia? «Quando venne la pienezza del
tempo, egli mandò il suo Figlio, nato da donna» (Gal 4, 4).
I luoghi della sua venuta sono geograficamente ben
descritti: Nazareth e Betlemme. Conosciamo la mappa dei suoi successivi spostamenti:
i villaggi della Galilea, le strade di transito della Samaria, le montagne
della Giudea, gli sconfinamenti nella Decapoli e nella regione di Tiro e
Sidone… Quanti nomi precisi di località, paesi e città ci hanno tramandato i
Vangeli! In ognuno di quei posti si poteva incontrare il Signore.
La sua presenza è legata non soltanto a luoghi, ma anche a tempi
ben determinati: «Nell’anno decimoquinto dell’impero di Tiberio Cesare, mentre
Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e
Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània
tetrarca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa» (Lc 3,
1-2). Non si tratta di un mito. Gesù è una persona storica, reale, come storica
e reale è la persona dei potenti del tempo e delle persone più umili nominate nei
Vangeli.
Il nostro è un Dio che si è fatto storia. La sua rivelazione
e la sua opera di salvezza sono eventi, sono fatti di parole e azioni. Se
rileggiamo l’intera “storia della salvezza”, il tempo appare come il “luogo” essenziale
nel quale egli si lascia incontrare, in una scansione di momenti precisi, a
cominciare dagli inizi, da quella prima volta quando scese a passeggiare
nell’Eden «alla brezza del giorno» (cf. Gen
3, 8). Era invece «l’ora più calda del giorno», quando giunse da Abramo alla
querce di Mambre (cf. Gen 18, 1), e
apparve a Giacobbe al guado di Iabbok «durante la notte». «Erano circa le
quattro del pomeriggio» quando Gesù si incontrò con i primi due discepoli al
Giordano (cf. Gv 1, 39) e «verso
mezzogiorno» quando vide giungere la donna samaritana (cf. Gv 4, 52).
C’è sempre un tempo per ogni venuta del Signore. Non vi è
soltanto un “qui” per l’incontro con lui, ma anche un “adesso”. Può essere
domani: «Domani mattina vedrete la Gloria del Signore», assicura Mosè parlando
nel deserto al popolo dubbioso come sempre dell’intervento di Dio (cf. Es 16, 7). Egli stesso è convocato a un
incontro sul monte per l’indomani mattina (cf. Es 34, 2). Anche Giosuè trasmette la certezza che «domani il
Signore compirà meraviglie in mezzo a voi» (cf. Gs 3, 5). Può essere oggi stesso: “oggi” Gesù si ferma a casa di
Zaccheo, “oggi” la salvezza entra nella sua casa (cf. Lc 19, 5.9). “Oggi” il buon ladrone entra con Gesù in paradiso (cf.
Lc 23, 43).
Al di là delle precise indicazioni cronologiche, il rapporto
Dio-umanità si presenta come una grande storia; la Bibbia ne è la narrazione.
Il tempo si fa componente della vita dello spirito, divenendo caratteristica
essenziale di ogni esperienza di Dio. Come Dio “cammina” con noi”, così il
nostro rapporto con lui è storia di un cammino. Il viaggio, già metafora della
ricerca, si scandisce in tappe successive e sempre nuove, nelle progressive
esperienze dell’incontro. La spiritualità cristiana le ha descritte con
metafore designate come gradi dell’amore, mansioni di un castello interiore,
balze della santa montagna… Come il cammino di Dio verso di noi è scandito, per
utilizzare un termine tecnico, da una “economia di salvezza” con i suoi tempi e
i suoi momenti, così il nostro cammino conoscere i suoi tempi e i suoi momenti.
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