lunedì 7 luglio 2014

Luoghi imprevisti, tempi inattesi / 5


«Mio padre era un Arameo errante…» (Deut 25, 5). Inizia così il credo degli ebrei. Una fede che si esprime in un racconto storico. Il Dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe è un Dio che attraversa i tempi e si fa storia. Per duemila anni, assieme al suo popolo, ha incontrato Sumeri e Accadi, Hittiti e faraoni d’Egitto, tribù cananee, edomite, madianite, moabite, nabatee. Ha visto volti di re assiri, come Teglatfalasar III, Salmassar V, Sargon II, Sennacherib, di re babilonesi come Assurbanipal, Nabucodonosor, Salmassar, Sargon. Ha incontrato Medi e Persiani, Ciro il grande, i Greci e Alessandro Magno, i Seleucidi e i Romani con i loro imperatori e i governatori, fino a Ponzio Pilato, Felice, Porcio Festo.
Dio si lascia incontrare lungo il cammino della vita, proteso verso orizzonti sempre nuovi, senza arrestarsi in luoghi determinati. Non è un Dio statico, fossilizzato in un sito archeologico. È il Dio della storia, che guida e segue il suo popolo, che avanza in ogni tempo.
Anche il credo cristiano è la narrazione di una storia. Una storia talmente ancorata nel tempo da includere n essa, esplicitamente, il nome di Ponzio Pilato, sotto il quale Gesù Cristo morì e fu sepolto. Poteva il Dio di Gesù Cristo calarsi più a fondo nella storia? «Quando venne la pienezza del tempo, egli mandò il suo Figlio, nato da donna» (Gal 4, 4).
I luoghi della sua venuta sono geograficamente ben descritti: Nazareth e Betlemme. Conosciamo la mappa dei suoi successivi spostamenti: i villaggi della Galilea, le strade di transito della Samaria, le montagne della Giudea, gli sconfinamenti nella Decapoli e nella regione di Tiro e Sidone… Quanti nomi precisi di località, paesi e città ci hanno tramandato i Vangeli! In ognuno di quei posti si poteva incontrare il Signore.
La sua presenza è legata non soltanto a luoghi, ma anche a tempi ben determinati: «Nell’anno decimoquinto dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti An­na e Caifa»  (Lc 3, 1-2). Non si tratta di un mito. Gesù è una persona storica, reale, come storica e reale è la persona dei potenti del tempo e delle persone più umili nominate nei Vangeli.
Il nostro è un Dio che si è fatto storia. La sua rivelazione e la sua opera di salvezza sono eventi, sono fatti di parole e azioni. Se rileggiamo l’intera “storia della salvezza”, il tempo appare come il “luogo” essenziale nel quale egli si lascia incontrare, in una scansione di momenti precisi, a cominciare dagli inizi, da quella prima volta quando scese a passeggiare nell’Eden «alla brezza del giorno» (cf. Gen 3, 8). Era invece «l’ora più calda del giorno», quando giunse da Abramo alla querce di Mambre (cf. Gen 18, 1), e apparve a Giacobbe al guado di Iabbok «durante la notte». «Erano circa le quattro del pomeriggio» quando Gesù si incontrò con i primi due discepoli al Giordano (cf. Gv 1, 39) e «verso mezzogiorno» quando vide giungere la donna samaritana (cf. Gv 4, 52).

C’è sempre un tempo per ogni venuta del Signore. Non vi è soltanto un “qui” per l’incontro con lui, ma anche un “adesso”. Può essere domani: «Domani mattina vedrete la Gloria del Signore», assicura Mosè parlando nel deserto al popolo dubbioso come sempre dell’intervento di Dio (cf. Es 16, 7). Egli stesso è convocato a un incontro sul monte per l’indomani mattina (cf. Es 34, 2). Anche Giosuè trasmette la certezza che «domani il Signore compirà meraviglie in mezzo a voi» (cf. Gs 3, 5). Può essere oggi stesso: “oggi” Gesù si ferma a casa di Zaccheo, “oggi” la salvezza entra nella sua casa (cf. Lc 19, 5.9). “Oggi” il buon ladrone entra con Gesù in paradiso (cf. Lc 23, 43).
Al di là delle precise indicazioni cronologiche, il rapporto Dio-umanità si presenta come una grande storia; la Bibbia ne è la narrazione. Il tempo si fa componente della vita dello spirito, divenendo caratteristica essenziale di ogni esperienza di Dio. Come Dio “cammina” con noi”, così il nostro rapporto con lui è storia di un cammino. Il viaggio, già metafora della ricerca, si scandisce in tappe successive e sempre nuove, nelle progressive esperienze dell’incontro. La spiritualità cristiana le ha descritte con metafore designate come gradi dell’amore, mansioni di un castello interiore, balze della santa montagna… Come il cammino di Dio verso di noi è scandito, per utilizzare un termine tecnico, da una “economia di salvezza” con i suoi tempi e i suoi momenti, così il nostro cammino conoscere i suoi tempi e i suoi momenti.


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