Ho celebrato nella chiesa di
santa Caterina de Ricci a Prato, dove ha vissuto e dove il suo corpo è
custoditi, visibile, sotto l’altare principale.
Che santa, santa Caterina de
Ricci! Di quelle con le estasi, da far concorrenza alle altre due grandi
mistiche toscane: Caterina da Siena e Maddalena de Pazzi. In effetti i
bassorilievi che adornano la chiesa a lei dedicata, la ritraggono sempre sulle
nuvole: in quello sull’altar maggiore il Crocifisso si stacca dalla croce e
l’abbraccia, in quelli laterali Cristo le impone l’anello delle mistiche nozze,
le muta il cuore, le appare Risorto; ancora: la Vergine le dà in braccio Gesù
Bambino, le dà la corona di spine; oppure, sempre dalle nuvole, la santa salva un
carmelitano in pericolo di annegare, o appare a san Filippo Neri. C’è un
bassorilievo solo senza nuvole: la raffigura che guarisce una bambina cieca e
storpia.
Per raccontare la sua storia
basterebbe descrivere ad uno ad uno gli episodi significativi raccontati dai
bassorilievi. Ma ne verrebbe fuori una santa… tutta sulle nuvole. Una santa da
far rimanere a bocca aperta. Ma a cosa serve una santa sulle nuvole a noi
poveri mortali che abbiamo i piedi per terra e siamo presi dagli affanni e
dalle preoccupazioni di ogni giorno, che dobbiamo combattere con il traffico,
con i figli che fanno confondere, con i debiti…?
È meglio far scendere la santa
dalle nuvole, per vedere se sapeva camminare con i piedi per terra e può
insegnare qualcosa anche a noi. Basta prendere in mani le sue lettere per
renderci subito conto che non dobbiamo per niente tirarla giù da chissà quali
altezze. I piedi li aveva ben piantati in terra, come tutti i santi (altrimenti
non sarebbero diventati santi). Eccola affaticata a trovare lavoro per le sue
suore perché possano vivere, a trovare mezzi di sussistenza per poveri e
ammalati, a dirigere i lavori di ristrutturazione del monastero, a consigliare
quanti si rivolgono a lei per ogni problema... A un suo figlio spirituale gli
domanda se ha da vendergli trentacinque o quaranta barili d’olio, «ma che sia
olio dolce e buono», gli raccomanda; pagherà il giusto, ma con comodo «perché
non abbiamo ora denari alla mano». E se lui non ha l’olio che veda da chi
comprarlo per loro, e che intanto anticipi i soldi «perché non sappiamo più
dove ci volgere per accattar denari».
Non le mancano le preoccupazione
per parenti e conoscenti. Le viene il crepacuore al pensiero che il papà e lo
zio sono in lite per questioni di soldi: scrive che «mi avete molt’afflitta» e
li supplica di «riunirsi e pacificarsi insieme». Vele la pena leggere alcune
righe della supplice che rivolge al padre perché perdoni il fratello: «Vi
voglio pregare, per le viscere di Giesù Cristo, che c’à tant’amati: ch’esendo
noi quelli che l’aviamo tant’offeso, non s’è sdegnato di umiliarsi a noi e fare
per noi penitenzia, O non disse lui – essendo da’ giudei crocifisso
tant’ingiustamente –: “Padre, perdona alle mia crocifissori, che non sanno
quello si facciano”? Così voglio ch’ancor voi facciate, benché le ragioni
fussero vostre».
E poi Caterina deve far fronte
alle ingiustizie, alle calunnie, alle malattie, alle morti… Li aveva e come i
piedi per terra.
grazie di queste notizie su santa Caterina de Ricci. Confesso la mia ignoranza su di lei. Soprattutto non sapevo che avessi vissuto proprio lí, a Prato, e che lí ci sia il suo corpo.
RispondiEliminaDopo aver letto ieri la tua riflessione mi veniva in mente di dire: e non si potrebbe pensare proprio il contrario? Che quelli bassorilievi rappresentano che è posible avere i piedi per terra e allo stesso tempo avere delle esperienze di Dio, cioè, di Paradiso?
E ti sei accorto che, per rappresentare queste esperienze, in genere presentano i santi in ginocchio davanti al mistero?
Cosa vuoi, siamo nel barocco. Ma tutto ha un suo senso. José Damián Gaitán de Rojas