“Al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori” (Is 53, 10). Questa cosa, che a
Dio piaccia caricare di dolori una persona, a qualcuno non è andata giù e mi ha
scritto al riguardo. Vediamo se posso dare una piccola risposta all’eterna
domanda: Ma Dio è proprio così crudele che vuole far pagare i peccati?
La parola ebraica è hpz (chafets), che significa chinarsi, nel senso di
acconsentire. Più spesso significa desiderare, volere.
Come sempre un versetto della Bibbia
va letto nel suo contesto. Quello della frase in questione è il quarto canto
del servo del Signore: lo scandalo e l’incomprensione per la sofferenza del
giusto che si rivela invece intercessione ed espiazione dei peccati del popolo.
Perché, si domanda la Bibbia, questo uomo giusto è così disprezzato e rigettato
da tutti, fino a diventare “uomo dei dolori”?
La verità è che egli “si è caricato
delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori… offrirà se stesso in
sacrificio di riparazione… si addosserà le nostre iniquità”. Da queste parole
risulta che è lui stesso ad assumersi il negativo per annullarlo e per “rendere
giusti molti”.
In tutto questo c’è un disegno di
Dio, un suo piano: attraverso quest’uomo vuole salvare tanti uomini; quest’uomo
misterioso prenderà su di sé i peccati del popolo e così libererà il popolo dal
peccato. Prendendo su di sé i peccati, ci muore sotto, potremmo dire: si
sacrifica per gli altri. Questo progetto di Dio di Dio si esprime con le parole:
“il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di tutti noi” e poi giunge la
frase “incriminata”: “al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori”. La parola,
così come suona in italiano, farebbe quasi pensare che Dio sia sadico. Non
dobbiamo però dimenticare che la lingua ebraica è molto povera di vocaboli. Si
potrebbe semplicemente tradurre: permise. Quel verbo è usato infatti molto
spesso al negativo proprio con questo senso: “il faraone non permise al popolo
di partire”.
In ogni caso viene la domanda: è l’uomo
giusto che si offre in sacrificio (“si è caricato delle nostre sofferenze, si è
addossato i nostri dolori”, o è Dio che lo sacrifica (“fece ricadere su di lui
l’iniquità di tutti noi”)? È un’unica azione, colta da due diversi punti di
vista. È un unico grande misterioso disegno che si comprenderà meglio con la
venuta di Gesù, “l’agnello che toglie i peccati del mondo”.
È proprio con Gesù che si intende il
piano di Dio che non può permettere che le sue creature periscano per il male
che hanno commesso. Allora Dio stesso interviene e manda il Figlio suo a
prendere su di sé tutto il male del mondo: “Dio ha tanto amato il mondo da dare
il Figlio suo”. Dio paga di suo! E Gesù è proprio Dio che si dona: “nessuno mi
toglie la vita, io la dono da me stesso”.
Nel suo secondo volume su Gesù di Nazaret Benedetto XVI offre questa bella spiegazione di tutto questo mistero d’amore: “La realtà del male, dell’ingiustizia che deturpa il mondo e insieme inquina l’immagine di Dio – questa realtà c’è: per colpa nostra. Non può essere semplicemente ignorata, deve essere smantellata. Ora, tuttavia, non è che da un Dio crudele venga chiesto qualcosa di infinito. È proprio il contrario: Dio stesso si pone come luogo di riconciliazione e, nel suo Figlio, prende la sofferenza su di sé” (p. 258).
Nel suo secondo volume su Gesù di Nazaret Benedetto XVI offre questa bella spiegazione di tutto questo mistero d’amore: “La realtà del male, dell’ingiustizia che deturpa il mondo e insieme inquina l’immagine di Dio – questa realtà c’è: per colpa nostra. Non può essere semplicemente ignorata, deve essere smantellata. Ora, tuttavia, non è che da un Dio crudele venga chiesto qualcosa di infinito. È proprio il contrario: Dio stesso si pone come luogo di riconciliazione e, nel suo Figlio, prende la sofferenza su di sé” (p. 258).
Alla domanda se Dio è proprio così crudele che vuole far pagare i peccati, la risposta più semplice è dunque che le cose stanno tutte al contrario: i peccati nostri li paga lui!
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