martedì 19 giugno 2012

Da oggi la nostra casa è più povera


Saranno un po’ più lunghi i lunghi corridoi di casa nostra, senza fratel Vito che li percorreva, lento e silenzioso, con la bottiglia dell’acqua per innaffiare le piante.
Vicino di stanza, non lo sentirò più tossire, recitare il rosario con la Radio Vaticana, scandire litanie...
Non lo troverò più in fondo alla cappella a far la spola, per ore, da un lato all’altro.
Sono qui soltanto da un anno e mezzo, mentre lui ha abitato la casa fin dagli inizi, sessant’anni fa. È partito per una casa meno movimentata, di riposo si usa dire.
Veniva spesso a salutarmi in ufficio. “Ai miei tempi…” iniziava. Ed erano tempi lontani, quando il regolamento conventuale era esigente, il silenzio di norma, la distinzione di ruoli assoluta, la povertà rigidissima. Ora invece… “Dunque si stava meglio allora”, concludeva sempre, per la soddisfazione di sentirmi immancabilmente rispondere: “Ma ora ci si vuole più bene”.
Occorre attenderne la partenza per accorgersi di quanto si vuole bene a una persona. 

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