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Ed eccomi a
Ottawa per incontrare il vecchio Yvon Beaudoin di cui, in certo senso, ho preso
l’eredità nell’ambito degli studi oblati (a Roma dimoro addirittura in quella
che è stata la sua stanza). Sono venuto per portargli l’ultimo libro che ha
scritto e di cui ho appena curato la pubblicazione. Era arrivato a Roma che aveva
vent’anni ed è tornato a Ottawa dopo sessant’anni.
È tempo ormai di prepararsi alla festa del Corpus Domini:
Gesù è il
pane disceso dal cielo. È dunque dono del Padre per noi. Non ci ha insegnato
Gesù a chiedere ogni giorno al Padre che è nei cieli il pane quotidiano?
Abbiamo bisogno del pane materiale, e con esso l’insieme delle
realtà materiali necessarie per vivere, ma abbiamo bisogno anche di un altro
cibo, di Gesù stesso che si fa nostro pane nell’Eucaristia e nella sua Parola.
«L’Eucaristia – ha scritto sant’Agostino – è il nostro pane quotidiano... La
virtù propria di questo nutrimento è quella di produrre l’unità, affinché,
ridotti a essere il corpo di Cristo, divenuti sue membra, siamo ciò che
riceviamo... Ma anche le letture che ascoltate ogni giorno in chiesa sono pane
quotidiano».
La crisi finanziaria, con le sue conseguenze, acuisce,
giustamente, lo sforzo per la sussistenza e la ricerca del benessere. Ma che
non accada anche a noi, come alle folle del tempo di Gesù, di illuderci che
basti il risanamento dei bilanci o l’abbondanza dei beni per vivere in pienezza
e trovar felicità. Vita e gioia vengono dal “credere” in Gesù, dall’aderire a
lui, dall’assimilare le sue parole e metterle in pratica, dal cercare la sua
volontà e compierla ogni giorno. Egli vuole penetrarci, viverci e diventare,
proprio come il pane, vita della nostra vita.
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