venerdì 29 giugno 2012

Pietro e Paolo: perché insieme?


Ieri sera la città si è improvvisamente animata: caroselli d’auto, botti, gente riversata sulle strade e nelle piazze… Pensavo fosse l’inizio della festa di oggi, i santi Pietro e Paolo, che a Roma è festa anche civile. Si trattava invece dell’esplosione di gioia per la vittoria dell’Italia sulla Germania, piccola rivincita contro lo strapotere della Merkel.
Oggi a Roma è dunque festa, Da sempre l’iconografia ha ritratto i due santi uno accanto all’altro, spesso abbracciati: Pietro inconfondibilmente con barba e capelli ricci, Paolo calvo e la barba liscia, tratti costantemente ricorrenti, che sicuramente tramandano il ricordo della loro reale fisionomia. Sempre insieme perché hanno dimorato a Roma imprimendovi il loro timbro apostolico, testimoni credibile ed efficaci dell’incontro privilegiato con Gesù che ognuno dei due ha avuto, anche se in modo molto diverso. Che fortuna hanno avuto i Romani!
Insieme perché ambedue qui a Roma hanno dato la vita per Cristo.
Mi piace ogni tanto entrare nella chiesa di santa Maria del Popolo, a Piazza del Popolo, per godermi il Caravaggio che, nella Cappella Cerasi, ci ha lasciato due opere d’incanto: la Conversione di san Paolo e la Crocifissione di san Pietro; ancora una volta insieme, anche se uno da una parte della cappella e l’altro dall’altra; in mezzo l’Assunzione della Vergine di Annibale Carracci (chi altro può tenere uniti due santi così diversi se non Maria?).
Nel dipinto Paolo, disteso a terra, è completamente arreso alla luce della grazia che brilla su di lui, come nell’atto di accogliere Gesù stesso che, attraverso la luce, gli scende in cuore (“Che il Cristo – scriveva agli Efesini – abiti per mezzo della fede nei vostri cuori”). 
Pietro, mentre viene eretto sulla croce, ha uno sguardo sereno, rivolto fuori della tela, quasi vedesse già quel Gesù che lo aveva invitato a seguirlo fino in fondo, fino a prendere la croce con lui (“Egli patì per voi – scrive nella sua prima lettera – lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme”).
Insieme dunque anche nella celebrazione della festa, quasi a mostrare il volto completo della Chiesa di cui esprimono due aspetti inseparabili. Gli antichi, a cominciare da san Paolo, riconoscevano in Pietro la Chiesa che nasce dal popolo ebraico, il Paolo la Chiesa che nasce dai pagani, un’unica Chiesa con due volti diversi.
Oggi mi sembra che Pietro ricordi l’unità della Chiesa, costruita sulla roccia che è Cristo (Pietro stesso, nella sua lettera, tace sul suo essere pietra, per mettere invece in luce Cristo come la “pietra viva” sulla quale di edifica la Chiesa, fatta di “pietre vive” che siamo tutti noi). Paolo mi sebra ricordi la cattolicità, l’universalità della Chiesa, la ricchezza delle molte comunità diverse l’una dall’altra.
Sempre insieme, i due apostoli: Cosa sarebbe una Chiesa unita che non lasciasse spazio alla diversità? Cosa sarebbe una Chiesa diversificata se non componesse in unità la molteplicità?

Nessun commento:

Posta un commento