È bastata un’ora di volo per tornare da Ottawa a Toronto, quanto
basta per vedere dal cielo la grande città. Un immenso bosco, nel quale si sa
che sono nascoste milioni di case. Qua e là, a gruppi, spuntano distanziati i
grattacieli. Per noi sarebbe inconcepibile vivere in case che per chilometri e
chilometri sono lontane da ogni negozio, di ogni piazza, da ogni centro
sociale: si vive in assoluta dipendenza dalla macchina.
Mai vissuto un Corpus Domini così bello. Nella grande parrocchia
polacca di Brampton, la gente è giunta con i costumi tipici delle diverse parte
della Polonia da cui provengono. La processione, alle 12, sotto un bellissimo e
caldo sole ormai quasi estivo, sfila per le vie del quartiere passando per
Viale Polonia, via sant’Eugenio de Mazenod, via Cracovia, viale degli Oblati… I
Cavalieri di Colombo, con spada sguainata, accompagnano il Santissimo portato sotto
un baldacchino sorretto da uomini in costume. Le bambine, alcune piccolissime,
in abito bianco o nei costumi coloratissimi, spandono petai di fuori sulla via;
appena il panierino è vuoto viene subito riempito dalle mamme, dai papà, dalle
suore che le accompagnano: camminiamo su un tappeto di fuori. Ogni tanto ci
fermiamo su un altarino bel addobbato lungo la strada: canto del Vangelo,
adorazione, benedizione, e la processione riparti tra canti, suono di campanelli,
concorso di tantissimo gente. Un autentico inno a Gesù Eucaristia!
Al rientro la messa solenne. Il santuario di sant’Eugenio è gremito.
Il coro e l’orchestra sono all’altezza della situazione. Sembra proprio d’essere
in Polonia, non soltanto perché tutto è in lingua polacca, ma anche perché
tante gente così in chiesa la trovi soltanto in Polonia, o in questa “polonia
all’estero, dove tutti si inginocchiano, tutti cantano, tutti pregano…
Finite le funzioni è l’ora della festa campestre: barbecue,
musica, danze e la gente a pic nic nella grande valle boschiva della
parrocchia. Mi invitano a cantare “O sole mio”… e da buon italiano devo reggere
la parte.
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