lunedì 10 gennaio 2022

La Chiesa: non un faro immobile, ma una carovana che va


Ho letto Appia, di Paolo Rumiz. Un libro scritto con i piedi. È il diario del viaggio sull’Appia da Roma a Brindisi, su quella che è rimasta, su quella che è sparita. Un viaggio fatto a piedi in 29 tappe, su basoli, asfalto, sterrato, sterpaglie, campi di grano, seguendo il tracciato della “regina viarum”, pronti a saltare recinzioni, a ignorare divieti…

È un libro di storia, archeologia, paesaggi, poesia, cultura, mangiari... Fatto di incontri di persone, di diffidenza e di accoglienza, di frustrazioni e di esaltazioni. A piedi si vedono cose che non si vedono in macchina, ed è rabbia, scoperta, contemplazione. Vedi passare davanti mezza Italia, così com’è, con le sue glorie e le sue miserie, la rassegnazione e la ribellione… Uno spaccato di memorie e di attualità, senza filtri.

Rumiz ha la capacità di coinvolgerti nel cammino e ti ritrovi immerso negli stessi paesaggi, nelle stesse masserie, con la nostra gente ritratta al vivo.

Il libro è anche metafora di ogni viaggio, con il desiderio dell’avventura, della scoperta e le tentazioni di abbandonare il cammino, col senso che stai compiendo una missione e quello dell’inutilità e del fallimento.

“L’uomo ha piedi non radici”. “Il cammino è il solo, autentico sistema di controllo e di conoscenza!”. “Il mondo è di chi pesta la terra con le suole”.

Al pensiero che quella strada è stata percorsa anche da Pietro e Paolo, Rumiz ammonisce che “la Chiesa non è un faro immobile, ma una carovana che va”. Piacerebbe a Francesco, il papa del cammino sinodale e della Chiesa in uscita.

 

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