mercoledì 26 gennaio 2022

Bastiampillai Anthonipillai, più semplicemente p. Thomas

Mi piace ricordare l'anniversario della morte di un Oblato originale. Visitai la sua tomba Il 26 gennaio 1964 moriva p. Thomas, un Oblato fondatore di un Istituto monastico maschile e femminile (Non ci facciamo mancare niente noi Oblati). Il nome di questo “rishi” (“saggio”, in hindu) era Bastiampillai Anthonipillai. Per la sua profonda conoscenza del tomismo, un suo professore gli diede il nome del Dottore Angelico: Thomas. Ed è con questo nome che tutti lo conoscono. È un corso la causa di beatificazione.

Anthonipillai nacque il 7 marzo 1886 a Padiyanthalvu, un villaggio vicino Jaffna (Sri Lanka). Un giorno, durante una lezione di Sacra Scritturaascoltò le parole di Gesù: “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mt 16, 24)Furono decisive e lo portarono ad entrare tra gli Oblati. Gran conoscitore della letteratura hindu e dei classici hindi, a seguito dell’invito di Pio XI a far sorgere comunità contemplative nei paesi di missione, fu invitato dal vescovo di Jaffna, Alfredo Guyomard, omi, a fondare monasteri contemplativi nell’isola. Diede così vita a una congregazione di monaci autoctoni, i Rosariani, prima comunità indigena di monaci oranti a sorgere in Asia, e successivamente al ramo femminile, che faranno fiorire nell’isola e nell’India vari ashram cristiani.

Il Superiore generale degli Oblati, padre Léo Deschâtelets, dopo averlo incontrato, disse agli studenti dello scolasticato internazionale di Roma: “Se volete vedere un santo andate a Tholagatty. Incontrerete un anziano nel quale si trova tutto ciò che suole evocare la parola santità, tutto ciò che risponde all’idea che abbiamo di un uomo di Dio”.

Così P. Thomas descrisse il suo ideale di vita:

La suprema importanza per la santificazione e la salvezza di ogni uomo è la preghiera e la penitenza. Il primo e più importante dovere di ogni uomo nato in questo mondo, infatti, è quello di rendere al suo Creatore l’omaggio della preghiera e della penitenza. Nessuno può compiere in modo appropriato questo dovere se non in Cristo, con Cristo e per Cristo. Ci sono, tuttavia, milioni di persone che non sono coscienti di questa disposizione divina o la ignorano. E, fra quelli che dovrebbero esserne coscienti, davvero pochi si impegnano sufficientemente per adempiere ai requisiti necessari. Ne consegue che le nostre iniquità si accumulano sul nostro capo, diventando un pesante fardello. La società umana ha oltrepassato i limiti e andrà di male in peggio, fino al momento in cui sarà schiacciata dal peso delle sue iniquità. In questa situazione, per coloro che amano Dio è un grande onore e un privilegio raro essere in grado di donarsi come vittime in unione con Cristo, al fine di offrire se stessi per gli altri e, quindi, “completare quello che manca ai patimenti di Cristo”. Senza dubbio, ci sono molte anime in Occidente che già da tempo si sono consacrate come vittime di espiazione. La Chiesa in Sri Lanka e in India, però, non vivrà pienamente e integerrimamente la sua vita, fino a quando non conterà un gran numero di tali anime fra i figli della sua terra. (21 marzo 1932)

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