martedì 26 novembre 2024

Responsabili del patrimonio comune

 

L’ultima Costituzione delle nostre Regole rende ognuno responsabile della vita della Famiglia: «Con la sua oblazione, ogni Oblato assume la responsabilità del patrimonio comune della Congregazione espresso nelle Costituzioni e Regole e nella tradizione di famiglia» (C 168).

Sant’Eugenio de Mazenod ha sempre avuto una grande attenzione perché il patrimonio della nascente Congregazione fosse conservato e messo a disposizione delle future generazioni. Nel suo diario e nelle lettere ha fornito molti dettagli sugli inizi. Ha conservato buona parte delle lettere ricevute e non ha mai smesso di chiedere agli Oblati di raccogliere i loro ricordi sui nostri defunti, di conservare le lettere, di scrivere rapporti dettagliati sulle missioni predicate, di tenere in ordine i vari registri menzionati nella Regola, ecc.

Si trattava di custodire la memoria vivente della vita di famiglia, con la sua identità e attività, la sua storia umana ma anche e soprattutto divina, quella dell’azione di Dio attraverso l’attività missionaria della Congregazione, quella che opera ancora oggi in una meravigliosa continuità. I documenti conservati nei nostri archivi testimoniano questa vita.

Ogni generazione è chiamata a rileggere la grande storia oblata e a reinterpretarla. Come scriveva, con una felice immagine, p. Léo Deschâtelets, «L’albero vive delle sue radici». Il passato è una radice, una realtà vivente che aiuta a vivere; non è una tomba, qualcosa di definitivamente morto, materiale d’archivio! Si legge il passato per interpretare il presente, per avere la chiave di risposta alle esigenze odierne, per preparare in modo creativo il futuro: il Fondatore non rimane indietro, è davanti a noi.

Il nostro p. Gilbert scriveva in proposito: «Lo spirito oblato è vivo e incarnato in un corpo che anima. Come ogni essere vivente, cresce e si sviluppa nel suo slancio vitale, si adatta e si trasforma, pur rimanendo identico a se stesso».

Nel 2010 fui chiamato alla casa generalizia per dar vita a un Ufficio per gli studi oblati. Nel 2013 l’Ufficio divenne “Servizio generale per gli studi oblati” con lo scopo di “Promuovere, coordinare e sostenere gli sforzi di quanti conducono ricerche e studi in qualsiasi campo relativo alla storia, alla vita, alla missione e alla spiritualità degli Oblati. Curare e fornire accesso alle fonti storiche, in particolare a ciò che riguarda Sant’Eugenio, le prime generazioni di Oblati e lo studio e la ricerca compiuti nelle generazioni passate”. Nel 2016 il Capitolo generale approvò l’emendamento alla R 149° e lo aggiunse ai Servizi generali.

Oggi ne ho parlato con tutti i superiori maggiori riuniti qui a Roma, mostrando il lavoro fatto in questi anni e le prospettive futuri. Un lavoro entusiasmante. Proprio oggi è apparso il 39° numero della rivista “Oblatio”, a cui ho dato vita nel 2012.

Nel discorso mi ha aiutato papa Francesco che pochi giorni fa ha scritto una lettera proprio sull’importanza delle fonti e dello studio. Ha parlato della «necessità di “fare storia” non solo con rigore e precisione ma anche con passione e coinvolgimento: con quella passione e quel coinvolgimento, personali e comunitari», ricordando «che stiamo parlando di studio, non di chiacchere, di letture superficiali, di “taglia e incolla” di riassunti di Internet… No, lo studio serve a porsi domande, a non farsi anestetizzare dalla banalità, a cercare senso nella vita».

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