Dall’ospedale un amico mi scrive: «Sopra la porta della stanza c'è un crocifisso e con il mio vicino di letto abbiamo imparato ad alzare lo sguardo a Lui nei momenti di difficoltà. Stamani mi ha detto di “averlo consumato con gli occhi”». Proprio come facevano i santi che, dopo aver letto il Vangelo continuavano la lettura del Crocifisso. Come possiamo fare noi nell’approssimarsi della Settimana Santa.
mercoledì 30 marzo 2022
Dio si compromette
Ricevo questo messaggio:
Per il mio
80° compleanno mi è stato regalato il libro Dio si compromette, in un
momento in cui mi trovo a navigare in acque nuove e sconosciute dopo un
intervento chirurgico importante. Conoscendo la fragilità della nostra umanità,
la mia in questo momento, abbiamo bisogno di tutto l'aiuto possibile. Non solo
mi trovo in questa condizione, ma anche nel mezzo di una guerra che nessuno sa
come finirà. Sì, la fragilità umana viene alla ribalta in questo momento, ma
allo stesso tempo il coraggio, la generosità, la cura e la resilienza di molti
esseri umani.
Meditare il
suo libro, un capitolo alla volta e ogni capitolo è un gioiello, mi dà una
forte impressione che sia tutto Vangelo, Vangelo vissuto, e come se Gesù stesso
mi parlasse, dandomi la sua luce, un balsamo di speranza e un'ancora di
sicurezza. Sono solo a metà strada e ci sono passaggi uno più bello dell’altro.
Non finisce
qui, ho cominciato a raccontare a tutti di questo libro, tanto che qualcuno mi
ha chiesto se mi paghi la pubblicità. Non sanno che sono stato pagato più e più
volte solo leggendo questo libro.
martedì 29 marzo 2022
Luci nella notte
È un’esperienza consolidata, ma sempre nuova, sempre da costruire, sempre piena di incognite. Sabato 26 marzo, durate la settimana missionaria a Genova, la chiesa di san Matteo, in pieno centro storico, rimane aperta fino alla mezzanotte per "Luci nella notte". I missionari – gli Oblati, la famiglia Santolini, le COMI, le OMMI… - si dividono in due gruppi, alcuni vanno nella piazza e nelle strade adiacenti, frequentatissime in questo sabato sera; altri in chiesa assicurano i canti e la preghiera. Quelle per le strade invitano i passanti ad entrare un momento in chiesa per una breve preghiera. Quando entrano viene dato loro un foglietto e una penna: possono scrivere una preghiera. C’è anche un lumino che possono accendere e lasciare sotto il Santissimo Sacramento esposto sull’altare.
Resto in chiesa a pregare e
con mia grande meraviglia vedo un continuo flusso di persone che entrano, si
fermano un attimo per una preghiera, accendono il lumino… Altri si fermano in
piazza per confessarsi, alcuni dopo anni e anni...
C’è ancora sete di Dio…
I missionari (Oblati e Famiglia Santolini) sul terrazzo del seminario a Genova |
lunedì 28 marzo 2022
La missione è ricominciata!
Aula magna della facoltà di
teologia, sabato 26 marzo, ore 8.30. I missionari si radunano, assieme alla
famiglia Santolini, per una valutazione della settimana missionaria vissuta a
Genova per il 25° della morte di p. Giovanni. 46 i presenti. Non riesco a farli
entrare tutti nelle foto…
Il fatto straordinario è che
le missioni parrocchiali e cittadine ricominciano! Dopo la lunga del Covid rispunta
l’audacia, anche nell’affrontare la pandemia. I sacerdoti di Genova hanno
mostrato un nuovo interesse. È stato come uno svegliarsi dal letargo della
pandemia: le persone non sentivano più parlare di morte ma di vita: è stata una
sorpresa. Era bello vedere anche questo corpo apostolico giovane, affiatato,
unito, contento dell’arricchimento che veniva loro dall’incontro con tante
persone.
La gente è contenta di vedere
i missionari in mezzo a loro. È passata un’ondata di fiducia, non soltanto
tra la gente, ma tra gli stessi giovani “missionari” (la nostra è una equipe
molto giovane) che non esitano a dire: “Abbiamo più ricevuto che dato”. Nel
periodo di programmazione tutto sembrava difficile, complicato; appena è
iniziato tutto si è appianato. Alcuni si sentivano timidi, soprattutto quelli
che provengono da altri Paesi, avvertendo il problema della lingua italiana:
come parlare nei licei? Ma Gesù non ha annunciato: “I muti parlano…”? Le
diversità sono state superate nell’accoglienza reciproca. C’era anche un po’ sospensione
al pensiero che Genova appare come una città difficile, un po’ chiusa, diffidente.
Tutto sciolto come neve al sole.
I bambini e i cresimandi hanno
risposto in maniera inaspettata. Anche gli adulti si sono sentiti interpellati
dal messaggio di Giovanni, che non è apparso un personaggio del passato, ma
presentissimo, attualissimo, una persona libera, vera, sincera. Hanno
impressionato la sua umiltà, il suo nascondimento, il coraggio… Il suo esempio
ha suscitato in tanti il desiderio della santità: l’ha mostrata possibile,
vicina… Sì, la santità è possibile. Ormai Giovanni non è più soltanto della
famiglia o degli Oblati, è proprio di tutti!
Nella biografia di Giovanni
ho messo in luce il legame profondo tra la famiglia oblata e la famiglia
Santolini. Quel rapporto è rimasto. Le due famiglie sono davvero una famiglia
sola, oggi più di prima, anche perché le due famiglie sono cresciute e vi sono
nuove generazioni. È nata una sorta di “complicità”.
Nella condivisione
dell’esperienza i Santolini sono stati espliciti: “Non ci aspettavano di
diventare attori della missione. C’era in noi un po’ di agitazione… C’erano
tante porte chiuse, anche a livello ecclesiale, in maniera che sembrava ermetica.
Eppure gradatamente tutte le porte si sono aperte. Proprio come diceva sempre
la mamma: c’è la Provvidenza!”. Sono giunti da tutte le parti, anche i più
lontani: 84! Hanno rinunciato a impegni e attività, per dedicarsi a tempo pieno
alla missione, mettendosi a disposizione per trasportare ogni giorno le persone
da un posto all’altro, per parlare nelle scuole, nelle parrocchie. Hanno scorrazzato
anche me, con la moto, su e giù per la città… “La sua semplicità – dicono
ancora i familiari – non era faciloneria, non è facile essere semplici: Dietro
c’era una grande profondità, il sostegno della preghiera. C’era Dio che lo
guidava. È vero che Giovanni voleva diventare santo, ma per lui era più
importante che diventassero santi gli altri”.
Questi giorni sono stati una
carica di entusiasmo, un’iniezione di gioia. “Una festa anche per noi –
continuano a ripetere i Santolini – con tanti incontri, tante scoperte…”. Sono
spuntati anche compagni di scuole dei fratelli e delle sorelle… “L’esperienza di Zio Giò – confida Emanuela –
fa parte delle mie radici. Quante volte se ne parla in famiglia… A lui sono
legati i nonni e anche tanti Oblati che conosco. Ma la missione mi ha fatto
sperimentare che la sua esperienza non è rimasta nel passato. La sua esperienza
è in corso. Voglio essere un missionario io, oggi!”. “Abbiamo ricevuto
un’eredità, e ne siamo responsabili”.
Fioccano intanto i messaggi: “Che dono grande aver avuto la possibilità di conoscere Giovanni nella sua profondità e nella sua gioia… Grazie per la vostra fedeltà: nei momenti brutti e belli siete il mio ricominciare”. “Giovanni? È ormai una rockstar! I Ragazzi nelle scuole e la gente rispondono sempre quando sente l’autenticità”. “Una missione dopo due anni di Covid! Mi è sembrata un’altra delle trovate organizzative geniali di Giovanni”. “Che bello avere in cielo un santo Oblato dei nostri tempi”. “Ho visto il video documentario: bellissimo vedere il volto sorridente di Giovanni ed ascoltare le sue parole e la sua eroicità e santità”. “Con padre Giovanni e padre Pierluigi feci una missione oblata in un paesino vicino Brescia nel 1986. Un’esperienza fantastica. Tutti e due sono stati e rimangono per me veri martiri della carità, angeli custodi in questo nostro Santo Viaggio”. “È veramente un dono poter passare qualche momento in compagnia di p. Giovanni, un fratello e un SANTO!!! Continuiamo a camminare con lui e come lui”.
Termino con una ulteriore testimonianza:
«Quando il mio Parroco, Don
Alessandro Campanella, della Parrocchia di San Fruttuoso, ci ha comunicato che
sarebbero arrivati i missionari oblati, il mio cuore ha iniziato a battere
forte dalla gioia! Finalmente gli Oblati ritornano nella mia vita! Li ho
conosciuti tanti anni fa e hanno contribuito a far chiarezza sulla mia
vocazione; sono sposa, mamma, nonna, grata a Dio per tutto.
In questa settimana un
gruppetto è arrivato in Parrocchia, Padre Enzo, Gonzalo, Domenico e Andreina.
Hanno partecipato alle varie attività della comunità, hanno animato e
testimoniato la presenza di Gesù tra loro e in mezzo a noi. Attraverso alcune
esperienze abbiamo potuto conoscere la vita missionaria di Padre Giovanni
Santolini che, fin da ragazzo, ha avuto il desiderio di darsi tutto a Dio, di
andare in missione, di farsi Santo, di dare la vita per i fratelli vivendo la
volontà di Dio, offrendo tutto, anche le cose più banali: ”per te Gesù sempre,
subito, con gioia”. Questo suo modo di testimoniare Gesù, mi ha dato una scossa
chiedendomi “posso io vivere questo? Come posso dare la vita? Si posso! Nel
vivere la mia quotidianità con l’anima rivolta a Dio, per te Gesù”. Insomma ho
capito che posso vivere l’ordinario in modo straordinario!
La gioia, la generosità, la
semplicità di questi missionari mi hanno dato la carica di seguire ancora con
più slancio la mia fede e la mia vocazione. Anche io, noi, siamo chiamati alla
missionarietà, alla santità, noi tutti nelle nostre comunità possiamo e
dobbiamo portare “la buona notizia” rimanendo accanto ai nostri sacerdoti,
sostenendoli nella loro missione in unità. Grazie per questi giorni vissuti con
immensa gioia e che ho visto trasparire dai vostri occhi. Noi pregheremo per
voi affinché possiate essere sempre in ascolto alla voce dello Spirito Santo,
vivendo la volontà di Dio dove Lui ha pensato per voi».
Il TG Regionale ha dedicato un bel servizio all'evento.
Il servizio su padre
Giovanni inizia al minuto 9,03 e termina al minuto 11.13
https://www.rainews.it/tgr/liguria/notiziari/index.html?/tgr/video/2022/03/ContentItem-ec557970-3a96-43b6-9ce7-82b37935b32c.html
domenica 27 marzo 2022
Celebrazione Santolini - eventi conclusivi
Si
è conclusa la settimana missionaria a Genova.
10:30
celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Tasca.
L'evento si può rivedere: S. Messa in Cattedrale: https://youtu.be/-xa9z0wMCfA
Nel
pomeriggio alle 16:30 presentazione della biografia di Padre Giovanni Santolini,
nella sala di rappresentanza del Comune - palazzo Tursi -, con la presenza del sindaco.
L'evento si può rivedere: Tursi: https://youtu.be/5HptTAA5zsI
Evento di non minor conto il pranzo con gli 84 membri della famiglia Santolini!
sabato 26 marzo 2022
È mio fratello
È il più fortunato degli incipit di
Gesù: «Un uomo aveva dei figli...». Appare subito il Padre misericordioso, che
dà corda alla fuga ribelle, vive in trepida attesa, accoglie senza
recriminazione, perdona con generosità, dona la possibilità di ricominciare. Se
non lo avesse detto Gesù, chi avrebbe creduto che Dio è così? Perché, a
immagine d’uomo, l’abbiamo dipinto irato e vendicativo e non nell’abbraccio
rigenerante, nel bacio della pace?
Tra i due figli ci piace identificarci
con il più giovane. Riconosciamo in lui le nostre rivolte, le fughe dalla volontà
del Padre, l’insofferenza alla tua legge, gli errori, i peccati di cui siamo
capaci, la tristezza e la solitudine in cui ci gettano le scelte sbagliate.
Ma soprattutto ci vediamo espressi nel
desiderio del ritorno, anche se con l’incertezza di come saremo accolti, col
timore del meritato castigo. Più ancora il figlio minore ci dà la speranza del
perdono, ci svela il volto di un Padre capace di inaspettato amore, ci protende
al suo bacio, ci apre all’intimità della casa ritrovata.
Più difficile identificarci col figlio
maggiore, sdegnoso, geloso, intollerante, gretto e meschino, senza quell’aura
d’intraprendenza e d’avventura che rende comunque affascinante il giovane. «Questo
tuo figlio», dice al padre per indicare il fratello, che non riconosce più come
tale. «Questo tuo fratello», risponde il padre, ricordandogli che il prodigo
peccatore è pur sempre suo fratello.
Soltanto quando nel fallito, nel
ribelle, nel cattivo riconosco “mio fratello”, come il Padre misericordioso
saprò pregare, sperare, attendere, accogliere, perdonare, donare fiducia
perché, morto ritorni in vita, perduto sia ritrovato.
venerdì 25 marzo 2022
Missione a Genova
“La missione è prima di tutto per noi”. Così dicono i familiari Santolini, presente a tutti gli eventi della settimana sono venuti anche quelli che non stanno più a Genova. Si sono messi a distinzione come tassisti in una spola continua tra una parrocchia e l’altra, tra uno scuola e l’altra. Sorelle e fratelli danno le loro testimonianze nelle chiese, i nipoti nei licei...
Nessuno è profeta nella sua città, neppure Giovanni a Genova, dove invece ricordano il padre e il nonno. Ma lui, partito troppo giovane, e poi con quel suo fare sempliciotto... Ora lo stanno scoprendo. Fa centro soprattutto nelle scuole per quel suo fare diretto, semplice, profondo, vero, come appare dai suoi video. Fanno colpo anche la trentina dei nostri giovani oblati: che testimonianza bella.
Visito la mostra allestita nel chiostro della chiesa di San Matteo, al cuore della città: sono le foto di Kinshasa e dei luoghi di Giovanni.
La giornata si è conclusa con una serata straordinaria di testimonianze nella chiesa monumentale dell’Annunziata, proprio oggi festa della Santissima Annunziata.
giovedì 24 marzo 2022
Alla Madonna della Guardia
mercoledì 23 marzo 2022
Giovanni artigiano di giustizia e di pace
L’animazione missionaria a Genova in occasione del 25° della morte di Giovanni Santoli – 23 marzo 1997 – vede all’opera un nutrito numero di missionari, Oblati, studenti oblati di teologia, laici, familiari… È bello seguire, giorno per giorno, le attività che si svolgono nelle scuole, nelle parrocchie… I siti internet sull’evento aggiornano minuto per minuto sull’andamento dell’evento che in città suscita molto interesse.
Venerdì 25 dovrò parlare, assieme a Sant’Egidio, sul tema: “Giovanni artigiano di giustizia e di pace”. Per farlo adeguatamente occorrerebbe ritracciare il clima di paura e la tragedia della guerra che si viveva 30 anni fa in Congo. Dovrei poi ricordare cosa ha fatto Giovanni, perché e come.
Mi basterà accennare a:
- La creazione del Centro di informativa, «perché si dice che nel duemila chi non saprà un minimo di
informatica sarà analfabeta. Ora, dato che già gli analfabeti in Africa ci sono,
lo facciamo perché non siano più analfabeti di quello che già sono. Più si
lavora per la cultura, più si lavora per insegnare, più si libererà l’uomo
africano».
- La fondazione dell’Istituto di Scienza della missione:
prepara gli statuti, i programmi di insegnamento,
l’organigramma dei professori. Raccogli i fondi, lavora per il suo riconoscimento
a livello internazionale… Tra gli obiettivi «favorire un franco dialogo con le
religioni tradizionali africane e conoscere e far conoscere le ricchezze della
Chiesa d’Africa».
- La creazione di una scuola
di apprendistato muratori. «Potrebbe sembrare del tempo perso o della follia
spendere otto milioni per fare un tetto, una scuola, soprattutto adesso che la
gente muore di fame e non si trova niente per soddisfare i bisogni primari.
Infatti all’interno è difficile trovare sapone, sale… ma occorre fermare l’esodo
dalle campagne. Aiutando i giovani a costruire un avvenire sul posto si possano
risolvere molti problemi che domani probabilmente potranno diventare senza
soluzione».
- Al suo impegno in seguito all’epidemia di ebola nel 1995 a Kikwit , che falciò sei Suore delle poverelle di Bergamo. Il loro Istituto chiese aiuto a Giovanni che si fece in quattro, malgrado la mole di lavoro che inesorabilmente si accumulava sulla sua scrivania: si precipitava all’aeroporto per ricevere i pacchi di medicine che venivano dall’Italia, si rendeva intermediario presso le autorità internazionali, redigeva rapporti sanitari...
- Chi potrà poi contare i
suoi innumerevoli interventi e la sua disponibilità verso gli studenti, le scuole
guida, gli aiuti capillari… A cominciare dalla storia romanzesca delle due bambine
messe in salvo e fatte ricongiungere ai genitori in Europa?
Perché? Per amore di un
popolo diventato suo, come dicono le molte testimonianze raccolte. Perché? Per
amore di Gesù nella sua gente. «Ogni mattina mi sveglio con la paura. Si vive
nell’incertezza, tra gli spari. Quello che mi ha sempre aiutato è dire:
“Signore, lo faccio per Te: quel che succede è per Te”. Non devi aspettarti un
ringraziamento, le persone non si preoccupano per te, non si accorgono di te e
allora molte volte ti viene da pensare: “Perché lo faccio?” Potrei tornare in
Italia, ma poi mi dico: “Lo faccio per Te, se sono qui è per Te…”». È ben
consapevole del male che lo circonda: «Il male esiste… è nelle ingiustizie, nei
soprusi. Perché Dio permette che la gente muoia di fame in uno dei paesi più
ricchi del mondo? Perché c’è l’egoismo, la cattiveria. Basterebbe un po’
d’amore e tutto potrebbe cambiare. Lavoriamo affinché il bene entri dentro; se
noi lavoriamo per Gesù, Egli cambia le cose».
martedì 22 marzo 2022
Com’è la preghiera dell’adulto?
Mai
come in questa età della vita la preghiera è chiamata a unificare l’intera
esistenza. Il lavoro, le preoccupazioni per la famiglia, gli impegni sociali
prendono talmente che il rapporto con Dio nella preghiera, sia personale sia
liturgica, rischia di passare in secondo piano. Ciò a cui più si punta è la
realizzazione di sé, nel bisogno di affermazione, nella consapevolezza di
essere costruttori della società, soggetti attivi del futuro dei figli, della
nazione. È il tempo di costruire, di portare frutti. Manca il tempo per
fermarsi, per raccogliersi.
Anche
Gesù non aveva più il tempo neppure per mangiare (cf. Mc 3, 20-21). Era
preso dalle folle, ne provava compassione, si sentiva responsabile di esse, e
insegna, cura i malati, perdona i peccatori, moltiplica i pani… Eppure si
ritrovava comunque a pregare per dare consistenza, spessore al suo operare.
«Chi
non raccoglie con me disperde», continua a ripetere anche adesso (Lc 11,
23). L’attività va condita con la preghiera: le dà sapore, consistenza,
efficacia. Senza preghiera c’è il rischio della “dispersione”: tante
iniziative, tante opere, la giornata piena da mattina a sera… ma in disgregazione.
La preghiera unifica.
Essa
si esprime soprattutto in una confidenza infinita nell’amore di Dio che tutto
sorregge e al quale possiamo affidare la famiglia, il lavoro, i progetti. Si rispecchia
nelle parole di Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parola di vita eterna»
(Gv 6, 67); «Sulla tua parola getterò le reti» (Lc 5, 4).
Gesù
è il Maestro, che cammina accanto, indica il cammino da percorrere, dà
sicurezza; è il Signore della storia che dà forza e porta tutto a compimento,
verso una sicura meta finale.
lunedì 21 marzo 2022
Settimana missionaria a Genova ricordando Giovanni Santolini
Domenica 20 marzo è iniziata a Genova la Settimana missionaria per ricordare la figura di
padre Giovanni Santolini, missionario Oblato di
Maria Immacolata morto tragicamente a Kinshasa (Repubblica democratica del
Congo) il 23 marzo 1997.
Il programma della settimana è stato messo a
punto dagli uffici pastorali della diocesi di Genova e dai missionari Oblati di
Maria Immacolata. Sono arrivati in città 34 missionari, sacerdoti, consacrate e
laici che svolgono un programma di animazione in dieci parrocchie della diocesi
e in nove scuole superiori della città. I missionari
incontreranno le comunità parrocchiali e i giovani al mattino affiancando i
docenti di religione.
Un momento importante della settimana sarà la celebrazione
eucaristica nel giorno anniversario della morte che si terrà nella parrocchia
dell’Immacolata in via Assarotti, chiesa dove padre Giovanni è
stato battezzato e ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale dal cardinale Siri.
Venerdì 25 si terrà una serata sulla tema "Giovanni artigiano di giustizia
e pace", in collaborazione con la comunità di Sant’Egidio presso la chiesa
dell’Annunziata.
Sabato 26 la chiesa di San Matteo accoglierà i giovani per
una veglia di preghiera notturna. Domenica 27 al mattino la celebrazione
eucaristica in Cattedrale presieduta dall’arcivescovo Tasca e nel pomeriggio la
presentazione della prima biografia di padre Santolini e
la proiezione di un documentario sui luoghi dove egli ha vissuto in Africa.
Questo incontro si terrà presso il Salone di rappresentanza del comune a
Palazzo Tursi e vedrà la partecipazione dell’arcivescovo, del sindaco Bucci e
del superiore provinciale dei missionari OMI.
Si potrà seguire la settimana sui social e sul sito
www.giovannisantolini.it i momenti salienti saranno trasmessi in diretta
streaming sui canali della diocesi di Genova.
domenica 20 marzo 2022
"Recensioni" del libro di Giovanni Santolini
"Tra ieri e oggi, ho letto la
biografia di P. Santolini. Sono
commosso. Ho fatto gli esercizi spirituali per questa Quaresima. E, forse, un vero esame di coscienza circa la
mia vita oblata. Grazie di cuore!"
"Il tuo libro su Giovanni è
un capolavoro... straordinario... Non leggevo così dal Diario di Padre Mario
Borzaga. Un libro da vivere. Grazie davvero!"
Sono le prime due reazioni
che mi sono giunte sulla biografia di p. Giovanni Santolini. Non so se ce ne
saranno altre, ma queste due già mi ricompensano della fatica fatta per scrivere
il libro. È stata una gioia e una fatica, perché ho dovuto approntare 300 pagine a tempo
di record, lavorandoci giorno e notte. Ne valeva la pena!
sabato 19 marzo 2022
Coltivare per essere coltivati
Il Padre vuole che portiamo frutti. Non ammette piante parassitarie. I tralci che non fanno uva li taglia e li getta nel fuoco. Così nel Vangelo di Giovanni.
Anche tu, Gesù, non sei tenero con chi sfrutta egoisticamente il terreno. Il Vangelo di Marco racconta che hai fatto seccare un fico senza frutti. Ce lo ripeti nella parabola dei talenti: chi li sotterra e non li traffica sarà punito con rigore.
Parole, gesti e parabole che ci
scuotono e ci incutono un salutare timore. La vita è un dono e un impegno da
prendere sul serio. La vita domanda di essere vissuta.
In
effetti spesso ci diamo da fare, e molto. Ma lavoriamo nella direzione giusta?
Edifichiamo il Regno di Dio o lo disfacciamo? Forse maciniamo a vuoto. Più
agitazione che frutti.
Per fortuna c’è anche il vangelo di
Luca, il vangelo della preghiera e della misericordia: tu preghi il Padre per
noi, perché abbia misericordia e pazienza. Se tu metti mano all’opera, se tu ti
prendi veramente cura di noi, chissà...
Anche noi, quando vediamo persone od
opere che non portano frutto, dovremmo metterci dalla loro parte, con
misericordia e amore, e lavorare perché rifioriscano e siano feconde? Forse è
proprio questa la conversione che ci chiedi, capace di allontanarci da quel
«perirete tutti allo stesso modo». Ci salviamo se salviamo gli altri!
venerdì 18 marzo 2022
Com’è la preghiera dell’anziano?
Si ispira un po’ all’ultima preghiera di Gesù: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23, 44). Dopo tanti anni è nata una confidenza profonda con il Signore, ci si può affidare con fiducia nelle sue braccia, come un bambino in quelle della mamma. Si ritrova infatti una “infanzia” nuova, fatta di semplicità nel rapporto con Dio. Chiara Lubich, negli ultimi anni della vita, quando passava davanti alla cappella, diceva semplicemente: «Ciao, Gesù».
A
volte la stanchezza, l’indebolimento, la malattia, non consentono più una preghiera
meditativa, discorsiva, prolungata. Subentra allora quella fatta di poche
parole, usando formule antiche o trovandone delle nuove. L’ultima preghiera della
Chiesa, al termine del libro dell’Apocalisse, è forse quella che più gli si
addice: «Lo Spirito e la sposa dicono: “Vieni!”. E chi ascolta, ripeta, “Vieni!”.
[…] “Sì, vengo presto!”. Amen. Vieni, Signore Gesù» (22, 17.20)
In
questa stagione della vita si accentua anche la preghiera di intercessione
perché l’anziano vive soprattutto per gli altri, i figli grandi, i nipoti, le
nuove generazioni che si susseguono e continuano un cammino che essi hanno già
percorso. Conosce le prove della vita e sa che occorre sempre l’aiuto di Dio.
Per questo prega per il mondo intero, per la Chiesa, per le necessità di chi
gli sta vicino… Non vive più per se stesso, ma per gli altri, un po’ come Gesù.
giovedì 17 marzo 2022
Gli Oblati in Turkmenistan
Io credo che il Signore mi abbia creato per essere
missionario: mi ha dato in abbondanza il dono della spontaneità... proprio una delle cose che ci vuole in missione.
Andrzej Madej è uno dei due Oblati che vivono in
Turkmenistan e costituiscono tutta la presenza gerarchica della Chiesa. D’un
candore strepitoso racconta la sua esperienza in questo grande paese.
Quando siamo arrivati qui nel 1997 la gente ci ha
regalato solamente una foto della chiesa cattolica costruita all’inizio del XX
secolo ad Ashgabat… Nessuno si ricorda neppure dove era stata costruita. La
fede cattolica è sopravvissuta nei cuori delle poche anziane (babushki). Loro
pregavano il rosario, ci hanno mostrato qualche immaginetta e anche una vera
icona, un crocefisso. Qualche mese fa è morta la signora Regina. Aveva lasciato
la Polonia a 9 anni. Aveva dimenticato la sua lingua madre, in polacco sapeva
pregare solo il Padre Nostro. Ogni anno andava a Riga per confessarsi
prima di Pasqua.
Il mio sogno era costruire una chiesa a forma di Yurta.
La Yurta fa parte della cultura di questo paese e dei paesi dell’Asia Centrale.
Fino ad ora stiamo costruendo la chiesa delle “pietre vive”. Possiamo pregare e
convertirci. Non è poco, vero? Abbiamo bisogno della conversione quotidiana
cominciando da noi missionari stessi. Costruire una chiesa vuol dire rafforzare
la fede, le relazioni fra di noi, dare dei piccoli segni nell’ambito del servizio
caritativo… Fino ad ora non è
venuto ancora il tempo di porre la domanda sulla costruzione della chiesa di
pietre o di mattoni. Abbiamo già dovuto traslocare quattro volte. Siamo pellegrini…
Non abbiamo una chiesa in mattoni, non ci sono le
suore, siamo l’unica comunità cattolica nel paese, ci sono grandi distanze fra
noi e i nostri vicini cattolici.
Tutto ci dà la possibilità di condividere la fede
in Gesù con gli altri. Per esempio quando andiamo in macchina diamo un
passaggio a chi ne ha bisogno... e quei momenti durante il viaggio sono una bella
occasione per dare testimonianza cristiana. Dato che io sono in Turkmenistan già
da 25 anni, tanti mi chiamano: padre. Ogni giorno incontriamo la gente: al
bazar, negli uffici, nei negozi... ogni incontro, anche senza parole, può
essere significativo per la conversione... La gente è semplice, onesta, aperta
e accogliente verso gli stranieri. Anche se ti vedono per la prima volta ti
invitano a casa loro: “vieni, beviamo un çay”.
Per la gente i nostri volti sono le prime pagine del vangelo… la gente prima di tutto legge noi, la nostra vita, i nostri occhi, la nostra testimonianza. Che gioia e allo stesso tempo che responsabilità.
mercoledì 16 marzo 2022
Il Vaticano II e il carisma di Chiara Lubich
Ho partecipato al convegno tenutosi a Firenze sul
Vaticano II e il carisma dell’unità di Chiara Lubich. Sono già apparsi
autorevoli positivi commenti. A me, al di là dei contenuti di valore, presentati da teologi di valore, hanno colpito la circostanza e il contesto.
La circostanza: in un momento in cui la persona di Chiara
viene messa in questione emerge in tutta la bellezza della sua esperienza e la
sua grande portata ecclesiale. La celebrazione del convegno in questo momento
(o avevamo penato nel 2016!) non è stata una scelta intenzionale, ma
provvidenziale.
Il contesto. Mi è sembrato la continuazione del convegno “Oltre
il Novecento”, celebrato l’anno scorso alla Biblioteca nazionale di Roma, di
cui sono appena usciti gli Atti in una prestigiosa edizione. Quel convegno collocava
Chiara in un ambito storico-spirituale. Questo in un ambito più preciso,
teologico. Risalta così ancora di più la purezza dell’Ideale dell’unità e la
consonanza profonda con il cammino della Chiesa. Si vede come lo Spirito Santo agisce
su fronti diversi per una comune convergenza.
martedì 15 marzo 2022
Le stagioni della preghiera
Preparando
il libro sulla preghiera mi domando: Se la preghiera accompagna tutto l’arco
della nostra vita, essa cambierà con il passare degli anni. Com’è la preghiera
del bambino, dell’adolescente, del giovane, dell’adulto, dell’anziano?
Certamente sono stagioni diverse, che tuttavia si susseguono ciclicamente, momenti che torniamo a vivere con modalità e intensità diverse, eppure sempre legati tra di essi. Si può essere anziani e riscoprire la dolcezza della ripetitività tipica dei bambini. Si può essere adulti e gustare la scoperta del rapporto d’amicizia con Gesù di quando eravamo adolescenti… È l’amore che dà consistenza e unità alla vita di preghiera, o più semplicemente alla vita.
Dovrei raccogliere le esperienze di preghiera nelle varie stagioni della vita.
lunedì 14 marzo 2022
Tutti
Mi piaceva il volume del Nuovo Testamento che p. Santino
aveva sul suo tavolo. Formato 20x27, caratteri grandi, ottima carta…
Pochi giorni prima di morire , nel 50° della mia oblazione, me l’ha regalato. Lo
uso ogni giorno. Ma soltanto da poco ho scoperto che il bigliettino custodito dalla
copertina contienine una dedica! Con grafia perfetta, anche se ormai appena
incerta, aveva scritto:
«50° di Oblazione, 29 settembre 2020 Marino-Roma Fabio. “L’amore
con cui mi hai amato sia in essi, e io in loro… perché tutti siano una cosa
sola, come noi…” (Gv 17, 26. 11) Tutti… Grati, con il cuore, a nome delle
Genti. Auguri! P. Santino omi».
Adesso so come concludere il libro dei “Magnifici tre”.
domenica 13 marzo 2022
Testamento di luce. Le ultime parole di Gesù
Le
parole di Gesù dodicenne avevano destato meraviglia: «tutti quelli che l’udivano
erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte» (Lc 2,
46-47). Ormai adulto, subito dopo il battesimo, «cominciò a predicare» (Mt 4,
17). Quando nella sinagoga di Nazaret rivelò la sua missione, disse che era
stato mandato per annunciare un lieto messaggio (Lc 4, 16-21). Lungo
tutta la breve intensa vita pubblica, i Vangeli lo descrivono intento a parlare:
«Andava attorno per tutta la Galilea insegnando nelle loro sinagoghe e predicando
la buona novella del regno...» (Mt 4, 23; Mc 6, 6). Di sabato lo
troviamo nelle sinagoghe a insegnare ( Mc 1, 21.39). Ovunque «annunciava
la parola» (2, 2).
Le
folle accorrevano da ogni dove per ascoltarlo: «Gesù, aperta la bocca,
insegnava dicendo...» (Mt 5, 2); «Accolse le folle e si mise a parlar loro
del Regno di Dio» (Lc 9, 11). Continuava poi il dialogo intrattenendosi in
colloqui personali, con Nicodemo (Gv 3, 1-21), la donna samaritana (4, 1-26),
il cieco nato (9, 35-39)... Ai discepoli «spiegava ogni cosa» (Mc 4, 34),
con una efficacia tale da strappare dalla bocca di Pietro un’autentica professione
di fede: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6,
68).
Le
sue parole rispondevano all’anelito più profondo di ciascuno, avevano qualcosa
di misterioso, che affascinava. Egli era ben più di un semplice rabbi, un
maestro, un dottore della legge. Osava affermare: «Avete inteso che fu detto...
ma io vi dico...» (Mt 5, 22.28.32.34.39.44). Non si limitava a
spiegare le Scritture: «insegnava come uno che ha autorità, non come i loro scribi»
(7, 29). Lo riconoscevano anche gli avversari: «Maestro, hai parlato bene!» (Lc
20, 39). «Parla liberamente e nessuno osa dirgli nulla» (Gv 7, 26). Con
la sua parola comandava al mare, agli spiriti immondi, rimetteva i peccati, guariva
gli ammalati, risuscitava i morti.
Chi
non avrebbe voluto essere sulla collina prospicente il lago di Galilea il
giorno in cui, vedendo le folle, egli si mise a sedere e, circondato dai discepoli,
«prendendo la parola, li ammaestrava dicendo: Beati i poveri in spirito…» (Mt
5, 1-3)? Quale discorso di filosofo o politico o poeta possiede lo spessore, la
profondità, la semplicità del discorso della montagna, delle parabole, degli
insegnamenti di Gesù? Davvero le sue sono parole di vita eterna, che donano la
vita e invitano a vivere.
L’ultimo
grande insegnamento lo riporta il Vangelo di Giovanni. Lungo ben cinque
capitoli l’evangelista raccoglie il testamento del Signore (capitoli 13-17) e
lo tramanda per i secoli.
Dopo
quell’ultima cena, la vita di Gesù raggiunge il culmine con la passione, morte,
risurrezione, ascensione al cielo alla destra del Padre. In questi ultimi brevissimi
e drammatici giorni sono gli eventi a parlare, eloquenti come mai. E le parole?
Ci sono ancora le parole di sapienza, i fiumi d’acqua viva che sgorgavano in
abbondanza dalla sua bocca? Le parole ora si fanno rare, scarne, essenziali.
Forse per questo appaiono più preziose.
Ho
raccolto quelle del Crocifisso e quelle del Risorto, le sue ultime parole, in
una meditazione sobria come il suo parlare.
sabato 12 marzo 2022
Tutto sarà trasfigurato
Era notte o era giorno quando, in preghiera sul monte, ti trasfigurasti? Luca non ce lo dice. Se era giorno, il tuo splendore offuscò la luce del sole. Se era notte, la tua luce dissipò le tenebre. Doveva essere notte, perché di notte eri solito ritirati a pregare, quando i tuoi discepoli, come più tardi nell’orto degli olivi, venivano sopraffatti dal sonno.
È notte. Le tenebre ricoprono la terra.
Le stesse tenebre che in pieno giorno, quando fosti innalzato sulla croce,
avvolsero tutta la terra. Ed è proprio di quel giorno che diverrà notte, che
discorri con Mosè ed Elia, la Legge e i Profeti. L’intera Scrittura parlava di
te e annunciava l’esodo doloroso che ti avrebbe condotto alla morte per
condurre noi dalla morte alla vita.
Quell’esodo avverrà in una tenebra
capace di oscurare la presenza di Dio, di far smarrire la strada, di metter
paura, una “paura da morire”, che ti farà sudare sangue, «con forti grida e
lacrime».
Ma proprio mentre ne parli con Mosè ed
Elia, e percepisci il buio, ti accendi di luce e fai splendere la notte: la tua
notte non ha più oscurità, annuncio di risurrezione, di esodo compiuto.
Sono passati otto giorni dall’annuncio
della tua passione e oggi ridoni speranza ai tuoi discepoli e già fai loro
vedere la tua risurrezione. Il tuo cammino verso Gerusalemme sarà un cammino
verso la luce, culminante nell’abbraccio del Padre.
“Otto giorni” dopo l’inizio della
Quaresima anche la Chiesa ci mostra la metà del nostro cammino: seguirti fino
in fondo nelle tenebre della tentazione, del dolore e della morte, per essere
con te trasfigurati. Questo nostro corpo, quello che abbiamo seminato nella
vita, il nostro lavoro, le nostre opere... tutto sarà trasfigurato. Al di là
dell’inevitabile morte e del disfacimento, anche su di noi risuona la parola
del Padre: Sei il Figlio mio, l’eletto.
A volte siamo stanchi, Signore, e
scoraggiati.
Non sappiamo perché lavoriamo,
se ha ancora un senso la nostra giornata
qui sulla terra.
Chiamaci alla preghiera,
nella solitudine del monte,
lasciati incontrare
e resta sempre con noi.
Mostrati anche a noi come ai tuoi discepoli.
Brilla in ogni nostra notte.
Donaci di gustare la tua presenza.
Lasciaci fare tre tende.
Accendici della tua luce.
venerdì 11 marzo 2022
Il Concilio Vaticano II e il carisma dell’unità
Il 11 novembre 1965, alla vigilia
della chiusura del Concilio Vaticano II, Chiara Lubich scriveva: «Voglio
nutrire la mia anima e tutte quelle del Movimento di questi santi decreti... Sarà
un periodo formativo sui documenti conciliari... finché saranno sangue del
nostro sangue, anima della nostra anima. E tutto ciò continuando a formarci nel
nostro spirito e secondo la nostra Opera... Oh! Spirito Santo, facci diventare,
attraverso ciò che già hai suggerito in Concilio, Chiesa viva: questa è l’unica
nostra brama e tutto il resto serve a questo».
Oggi, a Firenze, alla Facoltà Teologica dell’Italia centrale, è iniziato il Convegno “Il Concilio Vaticano II e il carisma dell’unità di Chiara Lubich 1 / Dei Verbum e Lumen Gentium”, che continuerà domani a Palazzo Vecchio nella Sala dei Cinquecento.
Se fosse oggi Chiara sarebbe
stata chiamata come uditrice o come perito. Lei è stata comunque presente al
Concilio attraverso il suo influsso esercitato su vescovi e periti, come è
stato bene messo in luce dalle relazioni del Convegno. Ma tanto altro si
potrebbe dire ancora. Proprio in questi giorni mi è stato consegnato il “testamento”
di p. Harrie Verhoeven, che è stato superiore generale dei Sacramentini. In
esso racconta della sua partecipazione al Concilio come perito e della sua
profonda amicizia con alcuni padri conciliari, soprattutto Mons. Vanni, che aveva
conosciuto proprio in un incontro del Movimento dei Focolari. “Come lui, ero
impressionato della vitalità e profondità di questo movimento, con una spiritualità
aperta al mondo e davvero in linea con la nostra Congregazione. L’incontro con
questo movimento e con la fondatrice, Chiara Lubich, ha avuto una profonda
influenza nella mia vita. Avevo compreso meglio che ciò che importa non è studiare
la Parola di Dio, ma viverla concretamente. Ho anche scoperto meglio l’unità
tra il corpo di Cristo nell’Eucaristia e
il corpo di Cristo che è la Chiesa. Questo favorisce anche l’unità tra la vita
spirituale e la vita profana. Quest’ultimo punto fu molto importante per me”.
Narra poi del profondo rapporto
vissuto con Mons. Vanni, un vescovo missionario che veniva dalla Cina, particolarmente
aperto sulla nuova teologia. Mons. Vanni lo aveva invitato come suo teologo consigliere
al Concilio. Verhoeven fu poi invitato come perito. Mons. Palazzini, nel marzo
1963, lo chiamò a partecipate a una commissione che doveva preparare un testo per
il Concilio sull’ateismo…
P. Harrie Verhoeven parla anche
dei suoi rapporti con altri padri conciliari, come Mons. Kandela, vescovo della
Chiesa Armeno Cattolica, e Mons. Paolo Hnilica, e del suo contributo al
Concilio anche grazie a questi rapporti.
giovedì 10 marzo 2022
Come si impara a pregare?
Come si impara a pregare?
Pregando.
Come fa un bambino a imparare a camminare?
Camminando.
Certo che ci vuole la mamma che lo segue nei primi passi.
Mi ha sorpreso sentirlo raccontare da un autore austero come
Giovanni Cassiano, monaco, fondatore del monastero di Marsiglia tra il 300 e il
400. Quanto erano umani questi monaci!
“Suppongo una madre piena di amore e di cura. Porta il suo
bambino in braccio per molto tempo, finché finalmente gli insegna a camminare.
E all'inizio lo lascia gattonare. Poi lo solleva e lo sostiene con la mano
destra, in modo che impari a mettere i piedi l'uno davanti all'altro. Presto lo
lascia per un momento; ma quando lo vede barcollare, lo prende rapidamente,
sostiene i suoi passi esitanti, lo rialza se è caduto, o lo trattiene nella sua
caduta, o, al contrario, lo lascia cadere dolcemente, per poi rialzarlo di
nuovo. Tuttavia, è diventato un ragazzino; presto sarà nel pieno
dell'adolescenza e della giovinezza. Allora gli fa portare dei carichi o gli
assegna dei lavori che lo esercitano senza appesantirlo; lo lascia lottare con
i suoi compagni.
Quanto meglio il nostro Padre del cielo sa chi deve portare
in seno alla sua grazia, chi deve addestrare alla sua presenza alla virtù,
lasciando che sia lui l'arbitro della sua volontà! Eppure, lo aiuta ancora
nelle sue fatiche, ascolta i suoi appelli, non si sottrae alla sua ricerca,
arriva persino a toglierlo dal pericolo a sua insaputa. Questo mostra
chiaramente che i giudizi di Dio sono insondabili, e incomprensibili i modi in
cui attira gli uomini alla salvezza”.
mercoledì 9 marzo 2022
Ci sono ancora tutti!
Tre giorni d’incontro, come ogni anno, con religiosi da
tutto il mondo. Questa volta via zoom, come esigono i tempi. Scorro con
calma i 350 collegati; spesso in una postazione ci sono più religiosi e
religiose. Ritrovo volti che non vedo da anni, anche dal Canada, dagli Stati
Uniti, dall’Asia… E tutti di “una certa età”, come si dice (anche i ragazzi e i
giovani in verità hanno una certa età…). È vero che i religiosi e religiose più
giovani hanno i loro incontri distinti, comunque, fossero stati altri momenti,
mi sarei dispiaciuto nel vedere questo declino. Adesso invece è una gioia perché
mi dico: Ma guarda, ci sono ancora tutti! Sono rimasti fedeli per tanti anni. Hanno
creduto nell’Ideale… e ci credono ancora, con l’entusiasmo di quando eravamo
giovani. È meraviglioso. Per il resto: ci penserà Dio.
martedì 8 marzo 2022
Via Crucis Ucraina: XIII stazione, Gesù deposto dalla croce
L’ultimo messaggio di una comunità Oblata:
Gli spari dei Kalashnikov lungo le vie e le sirene non
smettono di risuonare e ci entrano nell’anima togliendo la speranza di pace.
Nonostante la paura costante prevale la forza di dare il
massimo per questi nostri cittadini, cerchiamo in ogni modo di sfruttare le ore
del giorno per muoverci nella città per raccogliere beni di prima necessità,
latte, pane, ecc.; sono molti gli anziani e gli ammalati che hanno bisogno del
nostro aiuto, della nostra forza, di quel poco cibo che riusciamo ad
acquistare. Pregate per noi.