I nostri morti.
Che bello ricordarli!
Sono vivi…
E ci ricordano.
Villaggi disseminati sulle montagne e nascosti nei boschi. Vicini
gli uni agli altri, ma mondi autonomi. Oggi La Roche sur Pernes. La Roche: è
tutto dire. Un comune tutto in pietra di 400 abitanti, con suo bel castello, la chiesa rigorosamente chiusa, il comune che apre due ore al giorno, le case abbarbicate sulla roccia…
Lo raggiungo camminando di buon mattino, come sempre,
incantato dalla natura: una strada che si avventura tra boschi e campi, in un silenzio
assoluto.
Torno in autostop per non arrivare in ritardo. Si ferma una
macchina sportiva: signora tedesca che vive in una delle tante ville di pietra nascoste
nel verde.
Sono sempre in compagnia dei santi, che non mancano mai
lungo il cammino. Mi riferisco a quelli nei capitelli… non ho le visioni! Sono
comunque sempre in loro compagnia, tra quelli vecchi e quelli nuovi.
Poi arriva la celebrazione di tutti i fedeli defunti, e non sai da che parte
sta certa gente, se con quelli del 1° novembre che sono nella gloria del Padre
o con quelli del 2 novembre che aspettano una tua preghiera per salire più in
alto. Io li metto tutti insieme, ci penserà Lui ha distribuire gloria e requiem
eterna.
L’importante è camminare insieme…
In questa Provenza mistica non è difficile celebrare Tutti i santi. Ad ogni crocicchio l’edicola di un santo! Nelle chiese sono una moltitudine, ben sistemati, con armonia, e tutti “sincronizzati” in oro.
Ogni giorno ne scopro uno nuovo!
Ci accompagnano passo passo, proprio come ricorda la Lettera agli Ebrei: «circondati da tale moltitudine di testimoni (…), corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù…» (12, 1-2). Fanno il tifo per noi.
Non siamo soli nel nostro santo viaggio.
Il temporale di ieri ha lasciato un cielo colmo di nuvoloni
neri, ma la meteo dice che oggi non pioverà, anzi alle 9.00 spunterà il sole.
Comunque prendo l’ombrello… infatti non pieve.
Mi incammino presto verso Venasque, uno dei più bei borghi
della Provenza, a poco più di un’ora di cammino. Distese di ciliegi, olivi,
vigne ormai d’ogni colore, ancora verdi, e gialle, e rosse, e già ruggine.
Tutto contornato da boschi di querce, pini, cipressi esili, compatti,
altissimi.
Giungo a Santa Maria a Vico. Non è quella di Caserta, ma
anche qui c’era un antico oratorio dedicato alla Madonna sorto sul Vico romano poi storpiato in Santa Maria della Vite: è qui che è nato l’Istituto secolare
di Notre Dame di Vie che abbiamo visitato domenica scorsa.
Google Maps mi fa salire a Venasque per una mulattiera. Così
alla fine della salita mi si erge davanti la grande roccia su cui, a filo, si
erge la chiesa e poi tutto il villaggio: più arroccato di così non si può.
Un borgo tutto in pietra, circondato da possenti mura. L’intera
contea di cui era al centro, fin dal 1274 apparteneva al papato fino alla
Rivoluzione francese.
Appena arrivo mi aprono la chiesa, che mi racconta la sua
storia ultra millenaria. Comincio così a fare conoscenza con un nuovo santo, San
Siffrein. Giunto da bambino, intorno all'anno 500, con il padre da Albano in
Campania al monastero di Lérins, divenne monaco come il padre. Verso il 530, su
richiesta degli abitanti di Venasque, il vescovo di Arles, San Cesario, lo
consacrò vescovo.
Per prima cosa fece costruire il Battistero, su un tempio
pagano del II secolo. Lo visito… da restare davvero a bocca aperta, un
capolavoro…
Costruì poi la chiesa dedicata a Maria.
Nella chiesa saluto i tanti santi presenti, tutti nelle loro
statue dorate sullo stile provenzale: san Biagio, san Marco, sant’Anna, san Rocco,
san Giuseppe, santa Rosa da Lima, sant’Antonio, santa Filomena, san Fiacrio.
Santa Teresa di Gesù Bambino è invece raffigurata in una bella statua di marmo.
Mi li aggrego tutti come compagni di viaggio, anche perché siamo alla vigilia
della festa di Tutti i Santi!
in chiesa leggo una lettera rivolta alla Madonna di una certa Jeannette
Labeille; che sia un personaggio famoso? Non saprei, comunque non mi sembra. In ogni caso la copio
perché troppo bella:
Signora Bianca,
Nostra Signora di Venasque,
o sai bene: sono Jeannette Labeille, di Marcieux
Sono almeno dieci volte che sono venuta a visitarti…
Sono arrivata, molto giovane, con mio padre e mia madre, portando con orgoglio
il mio pasto in un cestino.
Sono tornata, ragazzina, con il mio bel foulard e la mia piccola croce d'oro, e
ho riso lungo il cammino, tra due decine di rosari o due inni.
Sono tornata come donna, al braccio di Claude, mio marito, che aveva indossato
i suoi bei vestiti della domenica.
Sono tornata madre, con le manine aggrappate alla mia gonna.
Ritorno da voi oggi, dopo aver compiuto cinquant'anni; e forse per l'ultima
volta, perché sto
invecchiando.
Mi riconosci, Bianca Signora?
Torno da te sola, senza altra compagnia che la mia solitudine.
Claude è morto l'anno scorso per un infarto. E i bambini sono cresciuti: molti
sono partiti per Marsiglia, Lione e anche più lontano. Gli altri se ne sono
andati e non mi seguono più.
Sono come te dopo la morte di tuo figlio, Madonna Bianca.
Sono venuta a trovarti perché sono sola e tu sei sola, per chiacchierare un
po', tra donne, tra madri.
Fa piacere vero, Madonna Bianca?
Ho preso i sentieri tra le colline. Li conosco, sai, ma sono duri alla nostra
età, e faceva caldo, quindi sono piuttosto stanca. E dovrò rimettermi in
viaggio, perché il lavoro mi aspetta.
Ti dispiace se mi siedo per un po' nella fresca comodità della cappella,
davanti alla tua immagine?
Ho così tante cose da raccontarti e non so da dove cominciare.
Comunque sì: voglio ringraziarti, Bianca Signora.
Il “quadro” di questi giorni di ritiro è bello, ma
difficilmente descrivibile.
Altrettanto bella la cornice, sia della natura che dell’architettura…
e questa è più facilmente descrivibile.
Bella Provenza!
Notte fonda quando parto in pellegrinaggio per San Gens.
Quante stelle in cielo! Mi domando come facciano a starsene lassù senza cadere
a grappoli qua sulla terra… Parto presto perché nella seconda parte della
mattinata ci sono gli impegni del ritiro e per giungere alla meta ci vogliono
un paio d’ore di cammino.
Per strada non trovo nessuno… A mano a mano che mi avvicino alla meta appaiono le prime edicole del santo, numerose lungo il cammino, segno della grande devozione che riscuote della regione. C’è anche un’edicola con la statua di san Giuseppe Benedetto Labre, anche lui venuto qua in pellegrinaggio nel 1973.
Finalmente sono al paese di San Gens che fa giorno, anche se ancora non spunta il sole. Quattro belle case in pietra (quattro nel senso di quattro!) e la chiesa, che però è chiusa. Proseguo su un sentiero verso la sorgente miracolosa fatta sgorgare dal santo.Prima del XV secolo non ci sono documenti storici sulla vita
di Saint-Gens. Non è neppure mai stato ufficialmente proclamato santo: è stato
proclamato a voce di popolo. Mi rileggo comunque la storia
Gens Bournareau (o Bournarel) nasce a Monteux all'inizio del XII secolo (forse nel 1104), da genitori piccoli pastori contadini. Il suo nome, in provenzale, significa “bello”. La tradizione gli attribuisce una giovinezza esemplare, piena di lavoro e pietà. Mentre pascolava le greggi, predicava la Parola di Dio agli altri pastori. A quel tempo a Monteux, durante la festa di San Raffaele, una processione si recava all'omonima cappella, poi, dopo le preghiere per la pioggia, la gente immergevano la statua nell'acqua del vicino ruscello. Gens si ribellò a queste pratiche e ruppe la statua. Fu quindi scacciato a sassate. Partì senza una destinazione specifica, accompagnato semplicemente da due mucche. Si diresse verso Venasque e infine si fermò in questa valle rocciosa di Beaucet, che allora (un po’ come adesso) era deserta e incolta. Cerca la solitudine, vive del lavoro della terra e prega per la conversione dei suoi concittadini.
Un giorno, un lupo divora una delle sue
mucche. Gens addomestica la bestia e la attacca a fianco dell’altra mucca. È il
primo miracolo. Nel frattempo, a Monteux, non cade una goccia di pioggia. La
madre di Gens va a cercarlo. Inizialmente Gens si rifiuta di tornare nella sua
città natale ma, dopo aver pregato, decide di seguirla. La madre, dopo un
simile viaggio, aveva sete e gli chiese da bere. La leggenda narra che, con il
dito indice, fece sgorgare acqua e vino dalla roccia situata ai margini della
valle. Suo secondo miracolo. Tuttavia, la madre gli chiese di prosciugare la
fontana di vino perché sarebbe stata fonte di sventura, mentre la fontana
d'acqua era benefica. Gens tornò a Monteux e, dopo una processione intorno al
paese, cadde la pioggia. Terzo miracolo. Tuttavia, le usanze pagane tornarono
rapidamente a Monteux e Gens cercò invano di condividere la sua fede.
Rattristato, tornò definitivamente alla sua vita da eremita nella valle di
Beaucet.
Si dice che sia morto il 16 maggio 1127, all'età di 23 anni, disteso nella roccia che aveva scavato e in cui dormiva ogni notte. Gli abitanti di Monteux, in segno di penitenza, tornano ogni anno in pellegrinaggio al santuario il giorno della sua morte per onorarlo.
È pregato in tutti i villaggi della Provenza affinché faccia piovere, mentre si dice che l'acqua miracolosa della sorgente guarisce dalla febbre e da altri mali fisici e spirituali. Essendo morto giovane lo proclamano santo della gioventù.
Intanto dalla montagna rocciosa è spuntato il sole a
ravvivare i colori autunnali della vallata.
Torno alla chiesa dell’eremitaggio di San Gens che è ormai
aperta (un altro miracolo di San Gens, visto che non c’è anima viva?). Che
bella chiesa! È stata edificata sui resti di una chiesa del XII secolo di cui
si conserva la parte centrale. La parte centrale è del In fondo tantissime foto
antiche e moderne dei pellegrinaggi.
Il reliquiario del santo e una cappella dove era stato
sepolto. Accanto alla sua statua c’è naturalmente anche quella del lupo. Tutto
attorno tante piccole lapidi di marmo con gli ex voto.
Termino con la bella preghiera a San Gens:
Glorioso popolo santo, che come Mosè hai fatto sgorgare
l'acqua dalla roccia e che, con quest'acqua salutare, hai guarito un gran
numero di malati e infermi, sii propizio a noi. Con la salute del corpo che ti
chiediamo, donaci la purezza dell'anima, affinché, camminando sulle tue orme,
nell'umiltà, nella penitenza, nella rinuncia al mondo e a noi stessi, possiamo
meritare di condividere, alla fine di questa vita, le gioie ineffabili della
beata eternità. Per Cristo nostro Signore. Amen.
E così ho un altro compagno di viaggio!
“Lacrime e stelle” è in libreria. Non l’ho ancora visto
perché sono lontano, ma so che solo la prima mattina ha venduto 250 copie…
Intanto mi hanno inviato il video con la mia presentazione,
che condivido:
https://youtu.be/HsfiYori3s8?si=5idAbdeewFf4LaTC
Ho fatto un po' come tutti i commerciati del mercato che vantano la
loro merce più del dovuto, ma è normale, vero?