giovedì 2 maggio 2024

Sola con te

Settembre 1958. A Lourdes, con un grande congresso mariano, si celebra il centenario delle apparizioni. Chiara Lubich vi prende parte e scrive per la rivista “Città Nuova” un diario dettagliato, segnando giorni e ore. Non le è facile seguire le relazioni perché offerte in varie lingue, «già i soli titoli, però, ci inondano l’anima: “Maria, Regina vittoriosa di tutte le battaglie di Dio”, “Il regno di Maria condizione essenziale per l’avvento del Regno di Cristo”, “Lourdes e Fatima”, “Applicazione pratica del parallelismo fra Maria e la Chiesa”». Lourdes le appare come una “chiesa-città”. Il sole che splende l’ultimo giorno, il 17 settembre, «ci permette di vedere la città e soprattutto la grotta nel suo incanto e la basilica nel suo splendore. (…) a Lourdes Maria ti avvolge da tutte le parti e ti pare che l’anima sia in un mare di amore. (…) Oh, Lourdes, città di Maria, in te solo Maria regna madre e regina! (…) Vivendo nel tuo clima di fede e di preghiera, di amore e di conforto, si comprende il Cielo».

Questo è quanto Chiara vede attorno a sé. Quello che vive dentro di sé è rimasto inedito, confidato alle pagine del suo diario. Da otto anni era sotto inchiesta presso il Sant’Uffizio del Vaticano, che stava vagliando la sua vita e la sua opera. L’anno prima aveva scritto una lettera ai Focolarini nella quale manifestava il timore che venisse allontanata dal Movimento, forse mandata in convento. Era comunque convinta che «l’Opera è di Dio e che per questo anche lo strumento di cui Dio si servì, può esser rimosso».

Nel settembre del 1958 siamo ormai alla vigilia dell’approvazione, ma la sospensione rimane. Pochi giorni prima, il 5 settembre, su “Città Nuova”, era apparso un suo scritto nel quale confidava che Dio poteva trovarlo ovunque, ma dove sempre lo trovava era nel dolore, in qualsiasi dolore, anche in quello che stava vivendo in quel periodo.

E lì a Lourdes sente la solitudine e l’abbandono. Cosa sarà di lei non lo sa ancora. Al mattino del 15 settembre, mentre si trova nella sacrestia, al termine della messa, «un campanello, suonato da un ragazzo, ci fa ritirare lungo il muro». I pensieri le si accavallano e quella marginalità fisica le sembra un simbolo: la fa sentire come «in una parte molto addentro della Chiesa: come nella Sua sacristia spirituale… Il nostro posto di ora è ancora catacombale come quel corridoio e il nostro compito è mariano…».

Nel pomeriggio nel diario annota:

Ore 15.00: Sono sola in camera e un senso di solitudine e di timore mi prende. Ormai non posso più tornar indietro.

Vedo troppo chiaro, Signore, che le cose e le persone che ho lasciato - e parlo di quelle cui sono legata soprannaturalmente - non le posso più considerare. Così sarò fra poco nel prossimo giorno della mia venuta da Te: sola con Te. Ed a Te solo dovrò render conto della mia vita.

Qualche lacrima: Ma che le suore di clausura saranno sempre in questo vuoto nella loro cella? Oh! sì, capisco: questa solitudine sei Tu. Quando mi scegliesti mi offristi in dono il tuo abbandono. Me lo ricordo: era giorno di nozze allora e la mia, forse, più grande felicità, è che son certa che sotto questa veste Ti donasti a me.

È giusto, è vero, lo vuoi Tu, ogni mio atto d'amore per Te Abbandonato. Non piango più: la cameretta si è riempita e dietro la Luce del Tuo Volto ho visto e vedo quelli che T'hanno amato e T'amano così. "Conserva nel Tuo Nome quelli che mi hai dato affinché siano uno come io e Te."

Ore 16,30: Piove. Ci si avvia dall'albergo alla Grotta.

Ore 22,30: Bernardetta ripeteva morendo, alla fine di una preghiera: "Povera peccatrice, povera peccatrice". E il libro soggiunge: "Era un disco rotto". Era un disco rotto. Sì, è un disco rotto. E forse questo disco non s'aggiusta in questa vita. Questo senso di paura che spesso mi prende e specie quando sono sola: per l'impressione che qualcosa mi separi da Dio, è un'eterna canzone di dolore... Mi butto in ginocchio e piango e invoco: Mamma, Mamma, Mamma mia! Ho un po' di voce per chiamarti perché mi vedo in Te. Anche Tu fosti tanto sola mentre aiutavi la Chiesa a nascere. Tutto il tuo Bene era al di là. Mamma, Mamma mia! Ma il Sacerdote m'ha detto di risolvere radicalmente questa cosa. E se a lui obbedisco, obbedisco a Gesù. "Sì, lo faccio con tutto il cuore". "Ho un solo Sposo sulla terra..."

 

mercoledì 1 maggio 2024

Il regalo della Madonna

In questo inizio del mese di maggio la Madonna ci ha fatto un regalo: i voti perpetui di 7 dei nostri giovani (uno ha 45 anni!) che studiano qua a Roma, provenienti da Polonia, Pakistan, Indonesia, Sri Lanka, Francia, Stati Uniti.

 Sì, c’è ancora speranza per il futuro… e si basa sul presente! Quest’ultimo anno hanno fatto i voti perpetui una sessantina di giovani Oblati… Una benedizione.








martedì 30 aprile 2024

Il mese di maggio... con i barboni

Il nostro “carissimo e instancabile” p. Luigi Vitulano continua a mandarci stralci dei codici storici delle nostre comunità oblate italiane. In quello di Ripalimosani, in data 1° maggio 1942, si legge: “La sera del 30 il carissimo e instancabile P. Abramo dà inizio al mese di Maggio nella nostra Chiesa come negli anni precedenti grande entusiasmo da parte del buon popolo ripese. La mattina funzione per le contadine alle 5.30, per il popolo alle 7: molte Comunioni”.

A 10 anni di distanza, il 30 aprile 1951: “Inizio del mese di maggio. Predica il R. P. Abramo. Novità: un quadro della Madonna di Pompei visiterà ogni giorno una famiglia di Ripa. Il paese è stato diviso in 12 quartieri (in tutto 300 famiglie iscritte). Ogni sera si tira a sorte la famiglia dove la sera stessa si recherà il quadro e il quartiere da cui l’indomani sarà tirata a sorte una famiglia (tutto il quartiere si prepara…). Ogni mattina si porterà la Comunione ai malati che la desiderano”.

Inizia il mese di maggio… Una volta era atteso e sentito: un canto a Maria!

Io l’ho iniziato questa sera in via della Conciliazione, davanti all’editrice Ancora: una “lectio divina” rivolta ai senza fissa dimora che dormono sotto il colonnato di san Pietro e nei dintorni… Gente in gamba: Dio li conosce tutti, uno per uno, per nome, ognuno con la sua storia… Adesso anch'io ne conosco qualcuno per nome.

Il padrone di casa, che dorme davanti al cancello dell'editrice, ha preparato l'alterino con le immagini sacre, i lumini... E' lui che dà la sveglia a tutti la mattina presto, prima che passi la polizia. "Io - mi dice uno di loro - gli rispondo con una bestemmia, ma guarda che anche una bestemmia è un atto di fede, per me è un'invocazione...". 

Poi la preghiera, il mio discorsetto ascoltato in religioso silenzio, la condivisine in piccoli gruppi, i canti... e infine la festa, con la torta per due compleanni.

Il mese mariano non poteva cominciare meglio...





lunedì 29 aprile 2024

Alle Tre Fontane dalle Piccole Sorelle di Gesù

Siamo alla quarta tappa. Visita alla casa generalizia delle Piccole Sorelle di Gesù nel terreno che Piccola sorella Magdeleine riceve dai monaci Trappisti nel 1957: tante piccole costruzioni in legno, un minuscolo villaggio. Ci guida suor Paola Francesca.

Anche Paolo VI venne a trovare la Piccola sorella il 28 settembre 1973 «Perché sono venuto?», si chiese il Papa: «la risposta è molto facile: per conoscervi. Per conoscere voi, questo centro, la vostra ormai grande famiglia. Anche se vi conosco già da molti anni… Anche se silenziose e in un certo senso invisibili, la Chiesa vi vede, vi vuol bene, vi ama e vi benedice. In nome di quel Gesù che voi amate io vi dico: avete scelto bene! Come Maria, avete scelto la parte migliore. Siate fedeli e felici». Il 22 dicembre 1985 fu la volta di Giovanni Paolo II. 

Che avventura la storia di Magdeleine Hutin. La prima guerra mondiale la priva di tutta la famiglia. Le rimane la mamma che porta con sé in Algeria, sulle orme di Charles de Foucauld, I primi 2 anni vivono ad Algeri in pieno quartiere arabo. La prima fraternità è in una piccola oasi algerina, Touggourt, tra poche centinaia di nomadi musulmani. Li chiama co-fondatori! Infatti oltre a chiedere loro consiglio nei dettagli pratici, rilegge con loro il testo delle Costituzioni.

Dopo aver dato vita alle “fraternità”, la notte di Natale del 1949, a 10 anni dalla fondazione, si dimette come responsabile generale per poter percorrere il mondo alla ricerca delle popolazioni più isolate e delle piccole minoranze, intraprendendo viaggi per seminare ovunque scintille d’amore e di tenerezza: piccole fraternità per vivere CON loro, nelle stesse condizioni di vita di chi ci circonda (abitazione, lavoro, …), condividendo le gioie e le difficoltà di ogni giorno. «Come Gesù, durante la sua vita umana, fatti tutta a tutti: araba in mezzo agli arabi, nomade in mezzo ai nomadi, operaia in mezzo gli operai… ma prima di tutto umana in mezzo agli esseri umani (…) non metterti ai margini della massa umana» (1952).

L’atteggiamento profondo e caratteristico di piccola sorella Magdeleine è riconoscere la dignità di ogni persona, costruendo ponti di umanità attraverso popoli e culture diversi: “Sarò felice soltanto quando avrò trovato sulla superficie della terra la tribù più incompresa, l’uomo più povero, per dirgli: “il Signore Gesù è tuo fratello e ti ha innalzato fino a lui… e vengo a te perché tu accetti di essere mio fratello e mio amico” (alle piccole sorelle 13 febbraio 1951). “Ci può essere una vera amicizia, un affetto profondo tra persone che non appartengono né alla stessa religione, né alla stessa razza, né allo stesso ambiente” (alle piccole sorelle 12 dicembre 1951).

Forte di questa esperienza non esita a ‘seminare’ le piccole sorelle nelle piccole entità dei popoli indigeni in Brasile o in Australia, come nelle fabbriche, nei circhi, in mezzo ai nomadi sotto le tende nel deserto, come nei carrozzoni dei Rom, negli ambienti più chiusi come quelli della prostituzione… senza opere specifiche di apostolato, ma con le caratteristiche della vita contemplativa.

Il suo sogno: testimoniare l’amore infinito di Dio, la tenerezza del Dio-Bimbo fragile tra le nostre mani; portare questo messaggio a chi è più lontano, a chi si trova ai margini perché considerato poco importante o addirittura non-desiderato.

L’immagine della scintilla che è capace di provocare un grande incendio, le era cara ed usava proporla per esprimere la forza contagiosa dell’Amore:

Vorrei amare tutti gli esseri umani del mondo intero…vorrei mettere una scintilla d’amore in ogni angolo del mondo: in Egitto, in Brasile, presto in Giappone…una scintilla provoca incendi di boschi in Provenza. perché non dovrebbe accendere fuochi nel mondo intero? (a p. R. Voillaume 21 ottobre 1947)

Usava riassumere il suo sogno con una parola UNITÀ: “Se mi si chiedesse di definire in una sola parola la missione della Fraternità, non esiterei un minuto a gridare: Unità, perché l’unità riassume tutto” (alle piccole sorelle, 8 dicembre 1962).

Scriveva alle piccole sorelle: “Continuiamo ad amarci così come siamo, di tutti i paesi, di tutte le razze, con bontà e benevolenza, nonostante le nostre lacune e i nostri difetti. In questo mondo in cui c’è tanto odio, dobbiamo essere unite come un blocco incandescente d’amore… Continuiamo a testimoniare che piccole sorelle africane, americane, asiatiche, europee, dell’Oceania, orientali… che piccole sorelle d’ambiente operaio e d’ambiente borghese…possono amarsi con un grande amore, pur essendo lucide sul male del loro paese e del loro ambiente d’origine” (20 ottobre 1974).

 

domenica 28 aprile 2024

La famiglia oblata: troppo bella!

 

Che testimonianza, questi laici oblati! Un convegno di tre giorni con 200 persone che condividono il carisma, provenienti da tutta Italia. Detto così suona come suona. Ma quando arrivi e ti trovi davanti persone che conosci da anni, rimaste fedeli alla chiamata, che partecipano alle missioni al popolo, che spendono le ferie nei Paesi di missione, che danno vita a mille iniziative per portare avanti i progetti comuni…

Ma è qualcosa di più. È che ci conosciamo da sempre! Ci siamo incontrati in Sicilia, in Calabria, a Roma, in Toscana, nel Veneto… Tante volte… Siamo a stati a casa degli uni, degli altri e loro a casa nostra… Non so come dirlo, ma ci sentiamo famiglia! Senza retorica. Al ritrovarci esplode la gioia… siamo noi! Ci sono anche i giovani: anche con loro ci conosciamo! I bambini… e impariamo a conoscerli. La famiglia oblata: troppo bella!




sabato 27 aprile 2024

L'artigianato di Gesù poco ispiratore...

È di una ricchezza straordinaria il Vangelo di oggi: la vite e i tralci. Eppure invece di una riflessione spirituale mi sorge una domanda di poco conto.

Le parabole e gli esempi di Gesù riguardano i pescatori, i pastori, i contadini, i muratori, i mercanti, i giudici, le massaie…

In Matteo Gesù è designato come "figlio del falegname". In Marco invece lo si dice direttamente come "falegname", è un lavoratore in prima persona, non soltanto figlio di un lavoratore. Ma sappiamo che la parola usata dagli evangelisti è tekton, a indicare una persona che lavora il legno, il ferro, la pietra… Perché allora Gesù non racconta parabole o non porta esempi tratti dal suo mondo dell’artigianato, così vario e ricco? Eppure si presterebbe, come negli scritti dell’Antico Testamento o nelle stesse lettere di Paolo. Il suo mestiere non gli ha offerto nessuno spunto per una delle sue riflessioni? Oppure gli artigiani non erano tra i suoi ascoltatori?

Anche l’immagine del Vangelo di oggi è presa dai vignaioli (nella nuova versione della CEI, seguendo il criterio della semplificazione del linguaggio, il Padre non è più un vignaiolo, ma un generico agricoltore). L’immagine di un incastro o quello di una saldatura – di cui Gesù doveva essere pratico – non avrebbero certamente reso.

Al di là dei miei interrogativi puerile, questa domenica converrà soffermarsi sulla reciproca immanenza: “Rimanete in me e io in voi…”. Va al cuore della realtà, ben al di là di una similitudine.

venerdì 26 aprile 2024

Un posto in cielo

Nel Vangelo di oggi Gesù ci ha detto che nella casa del Padre ci sono molte dimore. Saranno come le casette a schiera o le celle dei certosini, tutte uguali?

Ho letto in una lettera di santa Caterina da Siena che anche se tutte le virtù sono espressione della medesima della carità, “ognuno ne ha una che prevale sulle altre. Da ciò le diversità di vita”. I santi hanno vissuto tutti la carità, ma in modi diversi: “non ce n'è uno che assomigli all'altro. C'è la stessa diversità fra gli angeli, che non sono tutti uguali”. E conclude che “una delle gioie dell'anima nella vita eterna è anche vedere la grandezza di Dio nella varietà della ricompensa che dà ai suoi santi”.

Così passeremo l’eternità ad andare a trovare le anime sante e resteremo meravigliati della diversità di ogni loro abitazione, una più bella dell’altra…

Chissà come sarà la mia. Intanto so che Gesù è andato a prepararla e che si è fatto Via perché possa arrivare a dimorare in essa.