Questi giorni, leggendo i giornali, si coglie che qualcuno è un po’ risentito per il fatto che tutti abbiamo dei ricordi personali di Giovanni Paolo II. Sono persone che pretenderebbero l’esclusiva e non si arrendono al fatto che questo papa è stato davvero “popolare”, d’un’umanità straordinaria, capace di conquistare tutti. Ricordo che una persona, in fila da ore per poter vedere la sua salma, alla domanda dell’intervistato che chiedeva perché era venuto da tanto lontano, rispose semplicemente: “Bisognava venire…”. Tutti hanno l’impressione d’averlo conosciuto di persona, anche se l’hanno visto soltanto alla televisione. Me lo conferma una e-mail a commento del mio blog: “Vedere le tue foto con il papa mi fanno pensare a quanto tu sia stato fortunato nel conoscerlo. ho sempre ammirato la figura semplice di Giovanni Paolo II, molto vicino ad ognuno di noi comuni mortali così come è Cristo, uomo fino alla fine su quella croce”.
Anche gli Oblati hanno molti ricordi. A cominciare dagli incontri ufficiali con i capitoli generali del 1980, 1986, 1998, 2004.
Non possiamo dimenticherà la visita, il 14 marzo 1982, alla parrocchia romana del Santissimo Crocifisso tenuta dagli Oblati: l’incontro con la gente e poi, in casa nostra, il lungo affettuoso intrattenersi con tutta la comunità. Come pure la visita, il 5 settembre 2004, alla comunità che curava il centro Giovanni Paolo II a Loreto.
Ha beatificato i nostri Giuseppe Gérard il 15 settembre 1988, a Maséru capitale del Lesotho, e Giuseppe Cebula, il 13 giugno del 1999. Soprattutto ha proclamato santo il nostro Fondatore, Eugenio de Mazenod, il 3 dicembre 1995.
Nei suoi viaggi apostolici ha poi visitato molto delle nostre missioni. Ricordo soltanto il suo viaggio in Canada. Il 10 settembre 1984 era nel Santuario di Cap-de-la-Madeleine. In quella circostanza disse, tra l’altro: “Mi congratulo e incoraggio i missionari Oblati di Maria Immacolata, che 82 anni fa hanno preso in carico questo santuario. Ricordavo questa mattina l’intenso lavoro di evangelizzazione che i vostri confratelli, cari amici Oblati, hanno realizzato e continuano a compiere in tutto il Grande Nord canadese e in molte altre regioni, soprattutto a servizio degli Amerindi. Ma in un certo senso, anche questo ministero di Notre-Dame du Cap-de-la-Madeleine è missionario. Esso deve permettere un rinnovamento del popolo di Dio. E si inserisce nella linea della vostra spiritualità mariana che voi avete contribuito a rafforzare e a diffondere in Canada”.
Lo stesso giorno, nel Santuario di S. Anne de Beaupré, parlando agli Amerindi e agli Inuit volle “specialmente i missionari Oblati di Maria Immacolata. Essi hanno preso in carico questa vasta regione del Grande Nord canadese. Hanno consacrato la loro vita all’evangelizzazione e al sostegno di numerosi gruppi di Amerindi, condividendo la loro vita, diventando i pastori, i vescovi di coloro che sono divenuti credenti. E inoltre sono stati i primi missionari cattolici che sono andati a incontrare gli Inuit e ad abitare con essi per testimoniare Gesù Cristo e fondare la Chiesa; l’intercessione di santa Teresa del Bambino Gesù, patrona delle missioni, ha contribuito a fecondare il loro laborioso apostolato”.
Nel giorno della sua beatificazione, lo sentiremo ripetere: “Vi incoraggio a perseverare… in modo tutto particolare in una rinnovata unione fraterna, secondo il testamento del vostro santo Fondatore, che ha pensato all’Istituto come a una famiglia, i cui membri formano un cuore solo e un’anima sola” (Agli Oblati, 24 settembre 2004)