Pochi passi più in là del Tofet fenicio-punico di Sulky e si percorrono
qualche altra centinaia di anni, giungendo al II secolo dopo Cristo, al tempo del
medico Antioco che secondo una tradizione leggendaria,
sarebbe vissuto al tempo dell'Imperatore Adriano in Mauritania, la provincia
romana che si estendeva dalla zona occidentale dell’attuale Algeria fino
all’odierno Marocco e alla parte settentrionale della Mauritania.
Quando l'Imperatore emise un
Editto di persecuzione, Antioco fu tra i primi ad essere arrestato e inviato in
Sardegna, in quella che oggi è l’isola di sant’Antioco e che allora era
chiamata Plumbaria, grazie alle miniere di piombo. Si stabilì in una antica
tomba fenicia trasformandola in un piccolo oratorio sotterraneo. Da qui iniziarono
le conversioni e quindi la decisione della condanna capitale. Un laico ed è con
lui che inizia la cristianizzazione della Sardegna. Forse già altri prima di lui
avevano portato il Vangelo: commercianti, schiavi condannati ai lavori delle
miniere… Sant’Antioco è comunque considerato il patrono della Sardegna e, fin
dagli inizi, tanti hanno voluto farsi seppellire attorno alla sua tomba,
trasformando gli ipogei punici scavati tutti attorno alla cella del martire in
una catacomba cristiana.
Sulla sua tomba fu subito costruito un altare e poi, nel V
secolo, una basilica, una delle più antiche di tutta la regione, rimaneggiata
nei secoli, soprattutto nel 1100.
La facciata non lascia presagire niente di straordinario, ma
una volta entrati ci si ritrova in un luogo d’incanto. Spogliata delle
decorazione barocche e dopo aver a nudo la pietra viva, la chiesa splende in
tutta la sua austera bellezza. Massiccia e insieme elegante, dà un senso di sicurezza
e di pace. Oggi, a quest’ora insolita, è colma di persone raccolte in un
insolito raccolto silenzio, proprio come s’addice a un simile ambiente sacro. “Sta
per iniziare la celebrazione in onore del nostro parroco: 50 anni di sacerdozio,
75 anni d’età, 35 anni in questa parrocchia”. Così, a voce bassa, la guida
gentile che ci accoglie all’ingresso delle scale che portano agli ambienti
sotterranei sacri e sant’Antioco e alle catacombe. Gli ipogei punici, nudi
negli altri scavi, sono qui trasformati dall’arte funeraria cristiana: archisogli
sarcofagi, colonne… Alcune tracce di decorazione su alcune tombe mostrano tra l’altro
la figura del Buon Pastore. Dei primi coloni rimane la grandiosità degli
ambienti e la regolarità degli scavi e che rendono molto dissimili queste dalle
catacombe che siamo abituati a vedere a Roma. “Meravigliati?” continua a
ripetere la nostra guida, contenta di vederci sorpresi e stupefatti da questa
città sotterranea cristiana.
Su in chiesa troneggia una grande statua barocca di sant’Antioco,
paludato con abiti solenni e richiamare il suo status sociale di medico e
quello cristiani di martire. Non un monaco, non un apostolo, ma un semplice
laico all’origine del cristianesimo sardo.