martedì 5 novembre 2024

Messaggio in bottiglia

Pubblicare un libro, così come scrivere un posto sul blog, è come lanciare in mare una bottiglia con dentro un messaggio. Qualcuno troverà mai la bottiglia? Ne leggerà il messaggio? Ci sarà mai una risposta?

Intanto la bottiglia con il libro “Il cielo dentro di me” è arrivata in tre mani che mi scrivono e che ringrazio:

- Sto leggendo Apa Pafnunzio. Oltre che solitario mi sembra anche che si senta solo. Comunque un libro interessante anche utile. Grazie

- Avevo già letto qualcosa su apa Pafnunzio, perciò leggere “Il cielo dentro di me” è un po’ come ritrovare un compagno di viaggio. Una lettura non frettolosa (nelle ricette di cucina si direbbe q.b. – quanto basta- la dose giusta) per lasciare che le parole lette entrino e pian piano penetrino sino a diventare parte di ciò che si vive ogni giorno. Ciò che mi colpisce di apa Pafnunzio è il suo essere uomo di comunione: perché profondamente unito a Dio riesce a mettere dentro di sé tutto- il creato, i fratelli- e ciò crea armonia e pace, anche, come tu scrivi, nelle gioie, nelle debolezze, come ogni creatura, ma sempre abbandonandosi all’amore e alla misericordia. Ho un po’ di invidia per questo suo “stare nel deserto” senza essere mai solo.

- Ho finito ora di leggere il suo libro. Ha nutrito ed arricchito la mia meditazione personale e la mia preghiera quotidiana portandomi dentro, in maniera sensibile, a quell’amore che lega Padre e Figlio e che è il principio per noi di vita nuova. Grazie. Le auguro un lavoro fecondo che possa sempre “contagiare” i tanti che con fatica e nonostante le loro povertà si sforzano di camminare dietro al Signore Gesù.

lunedì 4 novembre 2024

Di scatto, da questa vita in Dio!

 

A collezione di preghiere, ecco l’ultima parte della poesia Abbandono, scritta da Anna Maria Rocchi nell’agosto 1939:

“Padre, io desidero, io spero
solo ciò che a Te piace!
Sfinita dall’aspro lottare a Te vengo, Signore;
tutto quello che sono,
tutto ciò che mi hai dato - lo spirito, il corpo, la vita –
in Te, Padre, abbandono.
Così, come al buio si addorme
al materno cullare il bambino,
in serena dolcezza si affonda il mio spirito stanco
nel Tuo amplesso divino.

È una “scoperta” nella preparazione del libretto sui santi a Prato. L’ho conosciuta anch’io quella che tutti chiamavano semplicemente la “Rocchina”. Ma leggere la sua biografia è stata una riscoperta.

Don Carlo Stancari disse una volta ai bambini: “Ho conosciuto una piccola donna, semplice, povera e sempre sorridente. Non diceva mai di no a nessuno. Andava in giro con delle borse grandi e pesanti piene di cose da donare ai bisognosi. E cercava le famiglie e le persone più povere e più disgraziate per aiutarle. Ebbene, quella piccola donna così generosa e così umile tanto che neanche noi pratesi l’avevamo del tutto compresa, si chiamava Anna Maria Rocchi, ed era veramente una santa”.

Povera nell’abito, nel cibo, nel riposo, povera tra i suoi stessi poveri. Una di loro. Nel “cantiere” lungo la ferrovia, con gli zingari, le persone che vivevano sotto i ponti o per strada, nel carcere, nella casa di riposo, nell’ospedale… Instancabile, grande camminatrice, con le sue borsone piene di roba per gli altri, si metteva alla ricerca di chi era bisognoso di pane, o di amore o di fede: emarginato, infelice e nelle situazioni più difficili. Parlava in genere con i più poveri ma voleva dialogo e confronto anche con persone di alto livello e responsabilità, esigendo il rispetto della legge, soprattutto riguardo alla moralità della stampa e degli spettacoli. Scriveva sui giornali, a cominciare da “La Nazione”, per segnalare ingiustizie, per attirare l’attenzione su situazioni difficili… È stata anche picchiata, derubata… come tanti poveri e tante persone di strada. Se la portavano al pronto soccorso diceva: “Sono caduta”.

Eppure veniva da una grande famiglia, era coltissima, insegnava inglese ai ragazzi poveri, componeva poesie, suonava il piano. Suoi brani preferiti erano le Polacche, i Preludi, i Notturni di Fryderyk Chopin, e le Sonate di Ludwig van Beethoven. Aveva conseguito il diploma di Licenza normale e il diploma di Maestra di pianoforte presso il Conservatorio Luigi Cherubini a Firenze e aveva studiato Lingua e Letteratura inglesi presso l’istituto britannico di Firenze.

Suonò e cantò l’Ave Maria perfino la sera del 14 agosto 1995, vigilia della sua morte. “Non voglio passare attraverso il Purgatorio – aveva detto –. Di scatto, da questa vita in Dio!”.

domenica 3 novembre 2024

Preghierine

“No, mio Dio, non Ti dirò mai di no”.

“Mi basta essere come Tu mi vuoi in tua presenza, Amore mio”.

“Quanto è bello il mio amore! Perché non posso amarlo con tutto il cuore?”

“Lo sai bene, o divino Amore, che non riesco a dirti quanto sia grande il desiderio che ho di amarti!”.

Ma di chi sono queste preghierine semplici?

Di una grande! Margherita Maria Alacoque. Dalle prime pagine dei suoi Scritti autobiografici, sai quei libri che hai sempre lì da qualche parte e che poi improvvisamente prendi in mano e cominci a leggere, così… Una rivelazione!


sabato 2 novembre 2024

L'orizzonte dell'amore

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?»…

613 i precetti che gli scribi avevano accuratamente seleziona­to scrutando la Sacra Scrittura. 365 negativi, corrispondenti ai giorni dell’anno. 248 positivi, tanti quante si credeva fossero le ossa del corpo umano. Le dispute al riguardo raggiungevano sottigliezze maniacali. Gesù non si lascia imprigionare in giochi di scuola, ma va immediatamente, come suo solito, al cuore del problema. Sotto ogni norma, siano 613 o una o centomila, deve essere pre­sente l’amore.

L’amore non è una legge in più: è l’atteggiamento costante che guida, anima, dà senso a ogni agire umano; è la radice da cui fiorisce ogni atteggiamento e ogni scelta. Senza l’amore si vive una morale da schiavi o da libertini, si piega la legge al proprio arbitrio, la si deforma in corruzione e in sopruso. Senza l’amore non c’è legge che tenga, prolifera l’ingiustizia, si scatenano le guerre. L’amore non è una legge tra le leggi, ma un atteggiamento co­stante, che coinvolge la persona in tutta la sua interezza, cuore, mente, forza, interiorità e azione, fino a implicare tutto “se stes­so”. Un amore che, senza limite nel suo esercizio, abbraccia un orizzonte infinito: Dio e l’intera umanità, con lo stesso creato.

Hanno posto a Gesù la domanda sul primo comandamento, perché ne enuncia due? Perché da quando Dio ha creato egli non può più separarsi dalla sua creatura. Più ancora, perché, da quando Gesù si è fatto uomo, Dio e l’umanità in lui sono talmente uniti che quanto è fatto a ogni persona è fatto a Dio. Amare Dio e amare l’altro non sono più scindibili, come non lo sono il rifiuto e l’of­fesa. Ciò che facciamo alla persona più piccola, Gesù lo ritiene fatto a sé; ogni omicidio è un deicidio; ogni bicchiere d’acqua fresca offerto all’assetato è un atto d’amore fatto a Dio. Amare il pros­simo come se stessi è la modalità concreta per amare Dio con tutto il cuore, l’anima, la forza. Gesù non poteva enunciare il primo comandamento senza dirci come attuarlo, senza enunciarne un secondo.

Nello stesso tempo ha dato una gerarchia all’unico amore. L’a­more di Dio è come la radice dalla quale nasce la pianta dell’a­more del prossimo. Come la radice alimenta costantemente la pianta, così l’amore di Dio motiva, sostiene e costantemente ali­menta l’amore al prossimo. Ma come la pianta contribuisce alla vitalità della radice, così l’amore del prossimo dà consistenza e profondità all’amore di Dio, in un circolo virtuoso.

La vita cristiana inizia da questa conversione all’amore, dal por­lo alla base di ogni scelta e di ogni azione.

venerdì 1 novembre 2024

Le anime sante

Continuiamo con i santi anche il 2 novembre. Non si chiamano “anime sante del purgatorio”? In purgatorio, ma sempre sante, perché hanno un piede già in paradiso.

I famosi tre stadi della Chiesa: militante, noi “santi” che combattiamo la buona battaglia per conservare la fede fino alla fine; purgante, i “santi” che Dio sta lavorando perché giungano a quella pienezza che è necessaria per entrare nella gioia del cielo; trionfante, i “santi” che godono già della visione piena di Dio.

Siamo tutti un’unica Chiesa, un’unica famiglia dove ci si aiuta gli uni gli altri per arrivare alla meta, quando Gesù verrà di nuovo per “ricapitolare” tutto in sé e consegnare al Padre la creazione intera, in modo che Dio sia tutto in tutti…

Che belle le parole del Concilio: «Dio prepara una nuova abitazione e una terra nuova, in cui abita la giustizia, e la cui felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i desideri di pace che salgono nel cuore degli uomini» (Gaudium et spes, 39): il Paradiso. Ha promesso che sarebbe andato a prepararci un posto...