Il temporale di ieri ha lasciato un cielo colmo di nuvoloni
neri, ma la meteo dice che oggi non pioverà, anzi alle 9.00 spunterà il sole.
Comunque prendo l’ombrello… infatti non pieve.
Mi incammino presto verso Venasque, uno dei più bei borghi
della Provenza, a poco più di un’ora di cammino. Distese di ciliegi, olivi,
vigne ormai d’ogni colore, ancora verdi, e gialle, e rosse, e già ruggine.
Tutto contornato da boschi di querce, pini, cipressi esili, compatti,
altissimi.
Giungo a Santa Maria a Vico. Non è quella di Caserta, ma
anche qui c’era un antico oratorio dedicato alla Madonna sorto sul Vico romano poi storpiato in Santa Maria della Vite: è qui che è nato l’Istituto secolare
di Notre Dame di Vie che abbiamo visitato domenica scorsa.
Google Maps mi fa salire a Venasque per una mulattiera. Così
alla fine della salita mi si erge davanti la grande roccia su cui, a filo, si
erge la chiesa e poi tutto il villaggio: più arroccato di così non si può.
Un borgo tutto in pietra, circondato da possenti mura. L’intera
contea di cui era al centro, fin dal 1274 apparteneva al papato fino alla
Rivoluzione francese.
Appena arrivo mi aprono la chiesa, che mi racconta la sua
storia ultra millenaria. Comincio così a fare conoscenza con un nuovo santo, San
Siffrein. Giunto da bambino, intorno all'anno 500, con il padre da Albano in
Campania al monastero di Lérins, divenne monaco come il padre. Verso il 530, su
richiesta degli abitanti di Venasque, il vescovo di Arles, San Cesario, lo
consacrò vescovo.
Per prima cosa fece costruire il Battistero, su un tempio
pagano del II secolo. Lo visito… da restare davvero a bocca aperta, un
capolavoro…
Costruì poi la chiesa dedicata a Maria.
Nella chiesa saluto i tanti santi presenti, tutti nelle loro
statue dorate sullo stile provenzale: san Biagio, san Marco, sant’Anna, san Rocco,
san Giuseppe, santa Rosa da Lima, sant’Antonio, santa Filomena, san Fiacrio.
Santa Teresa di Gesù Bambino è invece raffigurata in una bella statua di marmo.
Mi li aggrego tutti come compagni di viaggio, anche perché siamo alla vigilia
della festa di Tutti i Santi!
in chiesa leggo una lettera rivolta alla Madonna di una certa Jeannette
Labeille; che sia un personaggio famoso? Non saprei, comunque non mi sembra. In ogni caso la copio
perché troppo bella:
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Signora Bianca,
Nostra Signora di Venasque,
o sai bene: sono Jeannette Labeille, di Marcieux
Sono almeno dieci volte che sono venuta a visitarti…
Sono arrivata, molto giovane, con mio padre e mia madre, portando con orgoglio
il mio pasto in un cestino.
Sono tornata, ragazzina, con il mio bel foulard e la mia piccola croce d'oro, e
ho riso lungo il cammino, tra due decine di rosari o due inni.
Sono tornata come donna, al braccio di Claude, mio marito, che aveva indossato
i suoi bei vestiti della domenica.
Sono tornata madre, con le manine aggrappate alla mia gonna.
Ritorno da voi oggi, dopo aver compiuto cinquant'anni; e forse per l'ultima
volta, perché sto
invecchiando.
Mi riconosci, Bianca Signora?
Torno da te sola, senza altra compagnia che la mia solitudine.
Claude è morto l'anno scorso per un infarto. E i bambini sono cresciuti: molti
sono partiti per Marsiglia, Lione e anche più lontano. Gli altri se ne sono
andati e non mi seguono più.
Sono come te dopo la morte di tuo figlio, Madonna Bianca.
Sono venuta a trovarti perché sono sola e tu sei sola, per chiacchierare un
po', tra donne, tra madri.
Fa piacere vero, Madonna Bianca?
Ho preso i sentieri tra le colline. Li conosco, sai, ma sono duri alla nostra
età, e faceva caldo, quindi sono piuttosto stanca. E dovrò rimettermi in
viaggio, perché il lavoro mi aspetta.
Ti dispiace se mi siedo per un po' nella fresca comodità della cappella,
davanti alla tua immagine?
Ho così tante cose da raccontarti e non so da dove cominciare.
Comunque sì: voglio ringraziarti, Bianca Signora.

Grazie, perché Claude era un bravo marito, non loquace, ma fedele, lavoratore e
allegro.
Grazie, perché i miei figli sono cresciuti tutti bene.
Grazie, perché non abbiamo mai avuto molti soldi (averne troppi non è sempre
fonte di felicità), ma avevamo pane tutti i giorni.
Grazie, perché mi hai mantenuto in salute, le mie gambe forti, le mie mani
attive e la mia lingua sciolta!
Grazie, perché la vita mi ha tenuto così impegnata che non ho avuto tempo di
pensare al male, a parte qualche calunnia e qualche parola un po' troppo dura
rivolta a Claude, quando aveva bevuto al mercato di Carpentras, il venerdì, e
poi qualche schiaffo ai bambini, quando mi hanno dato fastidio.
Sai, Madonna Bianca, è molto difficile evitare gli sbagli, a meno che tu non sia
una santa come te, senza peccato.
Nonostante il lavoro e le preoccupazioni, recitavo le mie preghiere mattina e
sera, senza dimenticare l'Ave Maria, e non perdevo la messa della domenica;
tuttavia la casa era lontana dalla chiesa.
Ma ti sto stancando, e il tempo passa, e il sole tramonta.
Dovremo ripartire, attraverso le colline.
Madonna Bianca, questa potrebbe essere l'ultima volta che vengo a trovarti.
Ricorderai la mia visita, Madonna Bianca?
Ne parlerai con tuo figlio?
Vi ricordate di Jeannette Labeille, di Marcieux, Madonna Bianca?