giovedì 18 settembre 2025

Storie dal Carmelo di Aix

La casa dove sono nati gli Oblati nel 1816 è un antico Carmelo, costruito nel 1628. Al tempo della Rivoluzione le 18 suore presenti furono mandate via e il convento venduto ai privati. Quelle che provenivano dalla città furono accolte dalle rispettive famiglie, le altre da amici. Dopo 28 anni, le sei suore rimaste ripresero il Carmelo di Rion.

Comprato il convento, i Missionari di Provenza murarono alcune delle pietre sepolcrali delle religiose su una parete dell’antico chiostro e sant’Eugenio stabilì che ogni anno, il giorno dei morti, la comunità andasse a pregare solennemente davanti a queste lapidi…

Chissà come vivevano le Carmelitane… C’è una bella storia che ci fa intravedere qualcosa della loro vita. La racconta il Codice storico del Carmelo di Aix:

«Un giorno, Monsieur de Baurens de Brue, padre di Madre Enrichetta di Gesù, ebbe l'opportunità, durante un viaggio, di incontrare una piccola schiava. Su sua richiesta, accettarono di vendergliela. Era nata in Turchia. A causa di un pericolo imminente, la sua famiglia dovette abbandonare la casa e fuggire durante la notte. Furono tutti dispersi durante la fuga e la bambina si ritrovò sola con la madre e un fratello minore. Il bambino fu ucciso da coloro che avevano appiccato il fuoco alla loro casa. Poco dopo, la madre fu rapita e la bambina non seppe mai quale destino le fosse stato riservato. Incontrando il presidente De Brue passò dalla schiavitù alla libertà.

La moglie di questo coraggioso cristiano, degna figlia della santa Madame d'Oppède, adottò questa bambina musulmana, desiderando condurla rapidamente alla Santa Chiesa cattolica. Sebbene molto attaccata alla sua religione, la bambina si lasciò istruire e chiese il battesimo. Il sacramento le fu solennemente conferito nella cattedrale di Saint-Sauveur dal vescovo Charles de Villeneuve de Vence il 3 maggio 1694. La piccola Teresa era felicissima di essere diventata cristiana; il suo padrino Monsieur de Béraud e la sua madrina Madame de Brue condividevano questa gioia.

Ora, Madame de Brue, che aveva già tre figlie al Carmelo, non mancò, all'arrivo ad Aix della sua giovane protetta, di portarla da loro con i suoi abiti orientali, cosa che suscitò grande interesse nella comunità. La bambina, spesso tormentata dai ricordi drammatici vissuti in famiglia, trascorse molto tempo al Carmelo e desiderò entrarvi. Fu accolta nel monastero quando aveva appena 10 anni con il nome di Thérèse de la Croix. Si rese molto utile alla sua comunità, svolgendo i compiti più difficili. Si prese cura dei malati, assistendoli con attenzione e premura. Non perdeva un minuto e dedicava anche molto tempo alla lettura; ogni anno faceva un ritiro spirituale.
Dopo essere stata al Carmelo per 26 anni, Suor Teresa si ammalò gravemente. I medici consultati non le davano alcuna speranza di guarigione e la suora si preparò con coraggio e gioia a questo passaggio finale. Mentre la malattia peggiorava, Suor Teresa sopportò le sue sofferenze con pazienza ed eroismo per 14 mesi, con lo sguardo fisso sul crocifisso.
Dopo la sua morte, fu trovato questo biglietto, scritto di suo pugno: "Crederei di mancare al mio dovere di gratitudine se lasciassi le mie madri e le mie sorelle dell'ordine all'oscuro della carità che questa comunità di Aix ha dimostrato verso questa povera donna turca. Mi è stata concessa la grazia di essere accolta per carità, con più riguardo per le grazie che Dio mi aveva dato che per i beni che vi ho portato, poiché avevo solo la buona volontà di essere la serva di tutti... Le mie madri hanno spinto la carità al punto di considerarmi in ogni cosa come una di loro. No, non credo che si possa trovare in nessuna comunità una carità come quella che ho sperimentato in questa."
Che bella lode per il Carmelo di Aix! Che lo meriti sempre! Che il Cuore di Gesù riposi in noi come nel santuario da lui scelto e che vi trovi tutta la carità che desidera quaggiù!»,

mercoledì 17 settembre 2025

Due famiglie unite

 

“La vera tomba dei morti è nel cuore dei viventi”, è scritto sul monumento ai defunti delle guerre, all’entrata del cimitero di Aix. Il libro della Sapienza dice che “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio”, ma non è meno vero che rimangono  vive nel nostro cuore.

Eccomi ancora una volta sulla tomba di due famiglie care, quella degli Oblati e quella dei de Mazenod-Boisgelin. Sono ambedue nella stessa cappella, sormontata dai due rispettivi stemmi.

A sinistra l’elenco degli Oblati che hanno vissuto ad Aix. Il primo è p. Giacomo Giuseppe Marcou, uno dei sette giovani con i quali sant’Eugenio diede vita all’Associazione dei giovani nel 1813; allora Marcou aveva 14 anni. Morì a 27 anni, con accanto sant'Eugenio, dicendo: “Che bello il Cielo!”. In tutto sono 83. L’ultimo è p. René Motte, morto nel 2009: chissà che non ne parli nei prossimi giorni...

A destra della cappella l’elenco dei membri della famiglia de Mazenod e Boisgelin, quelli da parte della sorella. Apre la serie la nonna Caterina Elisabetta, seguita dal padre, Carlo Antonio, e dalla madre Rosa Eugenia, che almeno nella tomba si sono riuniti dopo essere stati divisi per tanti anni. Seguono la zia, la sorella, i nipoti… L’ultimo è Betrand, che tutti ricordiamo con affetto, morto due anni fa.

È bello vedere le due famiglie insieme. Ed è bello ricordarne i membri, uno per uno… Grande famiglia quella dei Mazenod-Boisgelin, al tempo della canonizzazione di sant’Eugenio vennero a Roma in 300. Grandissima quella degli Oblati…

Anche in cielo sembra che avranno un posto speciale insieme. Sant’Eugenio diceva che saremo proprio accanto a Maria…

La cappella fu fatta costruire dallo stesso sant’Eugenio nel 1844, dopo aver fatto riesumare i corpi dei padri Suzanne, Arnoux, del fratello Morandini, della nipote Natalie de Boisgelin, sepolti nella tenuta di campagna della famiglia, l’Enclos. Conserva qualche frammento per farne un reliquiario perché – scrive nel diario – erano più sacre delle catacombe. «Tra qualche giorno saranno trasportati nella tomba che ho fatto preparare nel grande cimitero, insieme agli altri corpi santi di mio padre, di mia nonna, di Caroline e di padre Marcou. Faremo venire da Avignone i resti del nostro amato Louis de Boisgelin (un nipote, scolastico gesuita) e probabilmente trasporteremo anche i corpi dei nostri padri Pons, Mie, Paris, Capmas e del fratello Dumolard. Potremo forse scrivere con verità sulla tomba che custodisce queste sacre reliquie: corpora sanctorum».

Il 4 agosto 1855, terminati i lavori, il vescovo de Mazenod consacrò l’altare e vi celebrò la messa.



martedì 16 settembre 2025

Linguaggi diversi di una medesima bellezza

Cammino sulla strada di Cezanne, fino a quanto vedo apparire la montagna de La Sainte Victoire, che egli ha dipinto un’infinità di volte: ogni giorno le appariva diversa...

Com’è bella la natura.

Più bella ancora la natura umana che ritrovo nel chiostro per il rito del caffè o in preghiera nella cappella…

Linguaggi diversi di una medesima bellezza.



lunedì 15 settembre 2025

La verità ci fa liberi

 

Una semplice passeggiata nel parco lungo il torrente La Torce.

Anziani accompagnati da badanti, lettori, disegnatori, mamme con il passeggino, sportivi… c’è anche chi prega…

Soprattutto tanti bambini che corrono di qua e di là con in mano il disegno della cartina del parco: staranno cercando tanti particolari in una sorta di caccia al tesoro. Sono certamente i bambini di una scuola… 

Così mi ricordo che in Italia oggi sono cominciate le scuole. Chissà che avventura! Per bambini, ragazzi, maestri, professori, genitori, nonni. È tutto un esercito che si mobilita a servizio dell’apprendimento.

Sconfiggere la guerra è una grande battaglia. Ma anche sconfiggere l’ignoranza, che causa la guerra. La verità ci fa liberi.

domenica 14 settembre 2025

Una cappella quasi volante

Al terminal 3 dell’aeroporto di Fiumicino c’è una antica cappella storica. Non avevo invece mai notato la cappella del terminal 1. Semplice, bella, accogliente con l’altra. 

Riposo dell’anima prima di spiccare un volo. 

sabato 13 settembre 2025

Auguri Città Nuova!

 

La rivista Città Nuova ha una settantina d’anni e li porta bene. È positiva. Propone fatti di vita. Affronta i problemi scottanti senza essere di parte. Ha un taglio spirituale, nel desiderio di vedere le cose “dall’alto”. È popolare perché appartiene ai lettori. Adesso ha anche una grafica moderna, accattivante, che invita alla lettura.

Ieri sono stato all’incontro di redazione: un invito inatteso e gratificante. Alcuni erano presenti, altri collegati in video conferenza. Ho visto la passione con la quale si lavora. Grazie ad ognuno! E auguri in questi tempi difficili per l'editoria.

venerdì 12 settembre 2025

Respice stellam, voca Maria

Oggi abbiamo celebrato la festa del nome di Maria. Bella la lettura di Bernardo di Chiaravalle che invita a invocare il suo nome :

Quando “ti accorgi di essere sbattuto dalle burrasche e dalle tempeste… guarda la stella, invoca Maria (Respice stellam, voca Maria). Se sei sballottato dalle onde della superbia, dell’ambizione, della calunnia, della gelosia, guarda la stella, invoca Maria. Se l’ira o l’amore al denaro o i piaceri illeciti della carne scuotono la navicella del tuo cuore, guarda a Maria. Se, sconvolto dall’enormità dei tuoi peccati, turbato dalla sporcizia della tua coscienza, atterrito dalla paura del giudizio, cominci a precipitare nel baratro della tristezza, nell’abisso della disperazione, pensa a Maria. Nei pericoli, nelle angosce, nei dubbi, pensa a Maria, invoca Maria. Che ella non si allontani mai dalla tua bocca, non si allontani mai dal tuo cuore…”.

A Gemma Galgani il confessore aveva insegnato che quando le si presentava il diavolo in maniera nascosta, doveva dire “Benedetti Gesù e Maria”. Il diavolo, per compiacerla, diceva “Sì, benedetti…”, ma non nominava il nome di Gesù, né quello di Maria: aveva paura!

giovedì 11 settembre 2025

Come sconfiggere mostri e draghi

 

Ormai sappiamo quasi tutto del gruppo di discepoli di Gesù che, proveniente dalla Palestina, dopo lo sbarco in Provenza, si disperse in varie direzioni. Abbiamo però trascurato di parlare di santa Marta che se ne andò a nord tra paludi e foreste. 

Qui, presso un guado sul Rodano, si annidava un orrendo mostro, la Tarasca, che imperversava nella regione uccidendone gli abitanti e devastando ogni cosa. La santa riuscì ad ammansirla grazie alla preghiera: ad ogni Ave Maria la Tarasca si rimpiccioliva. Così Marta, tenendola legato alla propria cintura, la condusse in città, a Nerluc, che poi prese il nome di Tarascona, dove gli abitanti la uccisero.

Leggenda istruttiva. Quanti mostri nella nostra vita, sempre enormi, fanno paura... Davanti a loro ci sentiamo timorosi e impotenti. Per eliminarli, prima dobbiamo “ridimensionarli”! E la preghiera è un mezzo potente…

mercoledì 10 settembre 2025

Provenza: arte pietà e letteratura

L’ultimo giorno in Provenza ci riserva nuove sorprese.

I paesaggi, con la natura cesellata dall’uomo lungo i secoli, svelano tutta la loro bellezza sotto l’ultimo sole ancora estivo.

In questa cornice quattro luoghi di storia, arte, mistica e letteratura.

Cavaillon prima di tutto. Vanta un arco romano, ma è piccola cosa per chi viene da Roma. La cattedrale, appena restaurata, è un piccolo gioiello romanico. Ma anche qui niente di eccezionale. Cosa ci porta dunque a Cavaillon? San Cesare de Bus, fondatore dei Dottrinari. Sì, sono un patito dei fondatori… e questo è un grande fondatore della seconda metà del 1500. Stanno allestendo la cappella che gli sarà dedicata…

Saliamo poi a Gordes, villaggio arroccato su uno sperona di roccia, uno dei luoghi più belli della Provenza. Sotto, una pianura verdissima, sembra un giardino. E la corona delle montagne lontane. Sembra stare lì in mostra solo per farsi fotografare, tanto è spettacolare. E infatti ci facciamo fotografare!

Scendiamo nella valle dove è adagiata l’abbazia cistercense di Sénanque fondata nel 1100. Un capolavoro d’arte. Nonostante le innumerevoli vicissitudini, fatte di guerre, razzie, distruzioni, espropriazioni…, l’abbazia è ancora lì, ancora abitata da monaci, ancora capace di raccontare una storia meravigliosa fiorita sulla Regola di san Benedetto. La chiesa, il chiostro, la sala capitolare, il dormitorio… tutto come alle origini, e tutto parla…














Infine la natura e l’arte si sposano con la letteratura. Fontaine-de-Vaucluse è il paesino dove viveva Petrarca e dove si è ispirato per molte delle sue poesie. Sono qui le “Chiare, fresche e dolci acque” di una delle sue canzoni. Acque di colore smeraldo, che nascono da sorgenti nascoste tra le rocce e scorrono distese e muovono i mulini delle cartiere.














Nella natura incantata e la poesia si chiude il nostro felice peregrinare per la Provenza.



martedì 9 settembre 2025

La Camarga tra storia fede e leggenda

 

Questa volta il cammino verso le origini del cristianesimo in Provenza ci hanno portato in Camarga la regione “selvaggia” del sud della Francia, un po’ simile alla nostra Maremma.

Qui, sulla costa dove oggi sorge il paese Lee Saintes Maries de la Mair, gli amici di Gesù fuggiaschi dalla Palestina si divisero per svolgere ognuno una missione diverse: li abbiamo visti, Lazzaro, Maria, Marta… Maria di Giacobbe e Maria di Salome rimasero invece sulla riva del Rodano, assieme a Sara.

Le due Marie le conosciamo: sono tra le pie donne che videro il Risorto alla tomba… Ma Sara? I Vangeli non dicano proprio nulla di lei, ma un testo apocrifo, il Testamento in Galilea di Nostro Signore Gesù Cristo, risalente al I o all'inizio del II secolo, parla di Sara che accompagna le donne al sepolcro. Si dice che fosse una delle mogli di Pilato, ripudiata perché si era convertita alla fede cristiana. Viene presentata come di origine egiziana, il che spiegherebbe perché è la santa patrona degli zingari. Etimologicamente, il termine "zingaro" è una deformazione del termine “egiziano”, usato per indicare gli zingari al loro arrivo in Francia all'inizio del XV secolo. La tradizione vede in Santa Sara la "serva", vale a dire la "familiare" delle Sante Marie e loro compagna sulle rive del Rodano. Quando queste si era imbarcata in Palestina ella desiderava ardentemente seguirle. Allora Maria di Salome le gettò il suo mantello, sul quale lei salì per raggiungere la barca.

La chiesa del paese conserva le reliquie delle due Maria  in una cassa posizionata nella volta sopra l’altare; due chiavi che chiudono la cassa erano custodite da re della Provenza e due dal prevosto della chiesa. Santa Sara è invece sepolta nella cripta e oggetto di culto soprattutto da parte degni zingari. Alcuni di questi sono presenti anche durante la nostra visita e venerano la santa con tante dimostrazioni di affetto…

Continuiamo per leggere un’altra pagina di storia: Aigues Mortes, un paese-fortezza, a pianta rettangolare, completamente circondato da mura e baluardi possenti. San Luigi IX ha avuto la sua parte nella costruzione. Da qui partivano le crociate…



Ancora una volta la Provenza ci regala leggende, fede autentica, storia e tanta bellezza…



lunedì 8 settembre 2025

Marsiglia e il suo vescovo Eugenio

Dopo Aix sant’Eugenio ci ha portato a Marsiglia. Lo abbiamo seguito al Calvario, il centro della missione predicata nel 1820 e poi sede degli Oblati; al quartiere Panier, dove il vescovo Eugenio percorreva i vicoli per incontrare la gente umile, fatta di pescatori e immigrati, e saliva le scale ripide per visitare gli ammalati…; alla cattedrale, che ha costruito assieme ad altre 36 chiese e dove è sepolto; alla Madonna della Guardia, il santuario che domina la città, anch’esso costruito da lui… Infine a S. Vittore, sul luogo delle origini del cristianesimo, con la presenza leggendaria di san Lazzaro, e dove più tardi Cassiano ha costruito il suo monastero. Immersione in una storia che ha segnato la città.

Ma anche avvolti dal sole mediterraneo, dalla bellezza del mare, del cielo azzurro, dai murales vivaci del Panier, dai possente muraglioni del porto, dalla visione della città e delle isole dall’alto del santuario della Madonna della Guardia. Come si sposano bene il divino e l’umano, la storia e l’arte… Una domenica che ti allarga il cuore e la mente.

Al centro della giornata la messa celebrato sulla tomba di sant’Eugenio. Quando una tomba diventa un altare è segno che una vita ha davvero raggiunto il suo compimento.









domenica 7 settembre 2025

Aix vive in noi

"Ogni volta che visitiamo quella casa, sentiamo qualcosa di nostro, qualcosa che ci parla: Aix è la nostra casa; Aix vive dentro di noi". Così qualche anni fa si esprimeva il superiore generale.

La nostra casa di Aix è un autentico luogo carismatico dove rimane viva la presenza di sant’Eugenio e dei suoi primi Oblati. Ne visitiamo le stanze di fondazione ricordando le nostre origini.

Non è solo un monumento del passato. La presenza dei giovani in questi giorni ci mostra una vita che continua.

Ma è tutta la città che a noi parla di lui, anche se lei, la città, lo ignora completamente. E poi ricordiamo che i nostri nomi sono scritti nel cielo.




sabato 6 settembre 2025

Sulla tomba di Maria Maddalena

 

Intorno all'anno 40, in Palestina, i primi cristiani furono vittime di persecuzioni. Gli amici più intimi di Gesù, esiliati dalla loro terra natale, furono gettati in mare su una fragile barca che giunse in Provenza. C’erano Maria Maddalena, suo fratello Lazzaro (resuscitato da Gesù), sua sorella Marta, la serva egiziana, Maria di Giacomo, Maria Salomè, Massimino e Sidonio... Dopo aver predicato a Marsiglia con il fratello Lazzaro (che fu poi decapitato), Maria Maddalena si ritirò alla Sainte-Baume, nella solitudine di una grotta, per circa trent'anni (baume in provenzale significa grotta). Marta andò a evangelizzare Avignone e Tarascona; Sidonio, l'uomo cieco dalla nascita e guarito da Gesù, annunciò la buona novella lungo la valle del Rodano e successe a Massimino come vescovo di Aix-en-Provence. Massimino seppellì il corpo di Maria Maddalena in un piccolo oratorio, prima di essere sepolto lì a sua volta. Queste tombe sacre, scoperte nel XIII secolo, sono state d'ispirazione per la costruzione della basilica.

Così la leggenda provenzale.

Potevamo iniziate il nostro pellegrinaggio in Provenza senza cominciare dalla tomba di Maria Maddalena? Vero o leggenda, il luogo della sua tomba, nella cripta della grande basilica medievale è da sempre meta di pellegrinaggio… anche il nostro. Le chiediamo il suo appassionato amore per Gesù che la rese sua fedele discepola fino ai piedi della croce e le pose alla ricerca del suo corpo, fino all’incontro con Risorto.



venerdì 5 settembre 2025

Colloquiando con Carlo Acutis

 

Ho letto d’un fiato un bel libretto su Carlo Acutis del nostro vescovo Brendan Leahy. San Carlo (tale sarà proclamato domenica prossima) è morto solo diciotto anni fa, a 14 anni.

Brendan ha immaginato una conversazione, quasi un'intervista con lui, ponendogli domande sulla sua vita, ascoltando le sue opinioni su argomenti attuali, ascoltando i suoi consigli, accogliendo i suoi suggerimenti. Qua e là frasi scritte direttamente da Acutis.

A contatto quotidiano con Gesù eucaristia aveva acquistato il suo stesso sguardo d’amore e vedeva con i suoi stessi occhi. Voleva vivere come Gesù ed essere eucaristia, amore, verso tutti.

giovedì 4 settembre 2025

La "insignificanza" di p. Agostno Iaderosa

Ancora p. Agostino? Sì, se lo merita, perché “Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti”. In proposito ecco che mi giunge un’altra testimonianza:

“Davanti a Dio non valgono le tante speculazioni o i grandi discorsi... vale il cuore buono. E quello arriva sempre alla gente. Oggi ho letto quello che p. Agostino scriveva prima dei voti perpetui. Lui si sentiva davvero insignificante... Era l'incontro con Dio Amore che lo aveva fatto riconoscere come identità. Quanti di noi potrebbero dire di sentirsi insignificanti senza il dono di Dio.

Troppe volte attribuiamo alla nostra intelligenza le cose. Ecco perché Dio deve colorare di ferite questi talenti e ci fa passare grandi purificazioni. Perché altrimenti l'io, l'uomo vecchio, ci rovina. Mentre p. Agostino ha fatto prima. Semplicemente si sentiva insignificante”.

Ecco dunque la lettera di richiesta per i voti perpetui, scritta il 26-6-1977:

Scrivo questa lettera per chiedere di fare i voti perpetui nella Congregazione degli O.M.I. Questa realtà, mi pare che ora è giunta al momento della maturazione. (…) Dal momento della fioritura, la chiamata, fino ad ora c’è stato un lungo periodo di crescita e di maturazione. Non sono mancati e momenti della prova ma ho visto che questo è servito a far crescere il mio amore verso Gesù.

Ho sperimentato il suo amore per me: ero un povero ragazzo, Lui mi prese e mi istruì facendomi capire un po’ alla volta i pensieri del suo cuore e il suo disegno su tutti gli uomini. Perciò, ora voglio che la mia vita sia un continuo grazie a Lui. I voti che faccio a Lui, mi sembra che sia il minimo che io possa fare per stare legato a Lui. Perché la castità, in fondo, è avere delle cose, la sua visione; la paventa, l’esser ricchi solo del suo Amore, l'ubbidienza, l'aver dei superiori che manifestano e aiutano a capire la sua volontà. Lui ha dato la sua vita per me, io con il suo aiuto voglio dare la mia per Lui. Facendo parte di questa Congregazione mi pare che Gesù mi chieda di comportarmi gli altri come Lui si è comportato con me. Da povero e insignificante che ero mi ha svelato Se stesso. Ai fratelli a cui mi manderà sono contento di parlare di Lui (specialmente con la mia vita) ai più poveri e ignoranti di Lui”.

Di lui i superiori dicevano:

"... sa ascoltare ma sa anche domandare con amore limpido per la verità, che disarma. È questa attitudine in lui peculiare che lo fa accetto in tutti gli ambienti e rende, nel contatto apostolico, incisivo l'aggancio con le persone. Il contatto è per lui scorrevole e sereno; dà un tono religioso la sua sola presenza. Incide con la sua testimonianza di vita religiosa in comunità e fuori di essa... Sempre sereno. Sa soffrire e portare i pesi altrui. È amico di tutti.

Uomo di preghiera costruisce nel silenzio. Ama la congregazione e il fondatore. Fa della vita di consacrazione la base delle sue scelte. Desidera le missioni estere ... In missione sarà un uomo prezioso, che lega”.


mercoledì 3 settembre 2025

p. Agostino Iaderosa, vicino alla gente

 

In riposta al mio blog di ieri su p. Agostino Iaderosa, cominciano ad arrivare le prime testimonianze:

- Uomo mite, semplice, vicino alla gente; per questo in Uruguay tutti gli volevano bene.

- L’ho conosciuto anch’io in Uruguay. Era una santa persona, non l'ho mai sentito parlare in negativo, dava sempre il positivo di tutti. Sono sicura che non ha sbagliato la strada. Sarà in cielo.

- Ringrazio Dio di aver conosciuto padre Agostino. Indimenticabili le varie missioni compiute insieme a lui e le preghiere del rosario recitate insieme.

E proprio dall’Uruguay scrivono:

- Gli voglio tanto bene. Per me è stata la persona che mi ha accompagnato quando ero giovane. In parrocchia era bravissimo. Le sue parole erano molto semplici ma colpivano al cuore. Andava dai malati, ma dato che era molto timido non sapeva cosa dire; stava semplicemente con loro: era una presenza importantissima. Era una persona sulla quale si poteva contare. Quando c’era qualcuno che doveva andare all’ospedale lo accompagnava con la sua macchina. Così portava i catechisti a Montevideo per i corsi. Un bravissimo missionario, una persona di fiducia. Molto semplice, ma sempre vicino alle persone.

- Padre Agostino! Timido, umile, che riparava tutto. E la pizza con l'impasto lasciato a riposare! Ogni volta che faccio la pizza mi viene in mente il suo consiglio.

- Caro padre Agostino! Con la sua timidezza, che è svanita col tempo e la fiducia. L'Oblato dei quattordici mestieri: ti riparava sempre quello che era guasto o faceva funzionare ciò che non funzionava. Grande compagno nella missione e nella lotteria parrocchiale a San Rafael. Il cuoco della pizza dall'impasto lasciato a riposare... Tante esperienze... Un grande Oblato. Senza dubbio sarà ben accolto in Paradiso!