sabato 27 febbraio 2010

I 20 anni di Renata

Oggi, venti anni fa, partiva per il cielo Renata Borlone. L’avevo vista qualche volta, l’avevo sentita parlare una volta sola, ma l’ho conosciuta soltanto adesso, leggendo i suoi scritti. La sua Autobiografia mi è sembrata così affascinante che, d’intesa con la postulatrice della causa di beatificazione, abbiamo deciso di pubblicarla. E oggi, la presidente del Movimento dei focolari, alla quale avevamo mandato il libro per un suo parere circa la pubblicazione (Renata è una focolarina) ci ha telefonato dicendosi contentissima.
Come avrà fatto questa ragazza semplice a farsi santa? Uno dei suoi segreti era “ricominciare” sempre, senza lasciarsi scoraggiare dai propri limiti, e vivere con intensità la volontà di Dio nel momento presente: “… non ho voluto guardarmi indietro, ma puntare sul ricominciare, con purezza di cuore”; “Dio... mi fa vedere almeno un po’ tutte le mie mancanze e quanto sono lontana dalla meta. Voglio però sempre ricominciare….”; “… non devo scoraggiarmi, mai cedere. Mi inchiodo allora nell’attimo presente…”.
Il suo straordinario cammino spirituale si comprende soltanto alla luce della pura grazia (“non io dovevo diventare perfetta, ma Dio in me sarebbe stato la mia perfezione, la mia bellezza”) e dalla piena corrispondenza ad essa, a sua volta dono di grazia (“Quanto avevo ricevuto per pura grazia dovevo conquistarlo con la mia collaborazione al lavoro di Dio”).

venerdì 26 febbraio 2010

Morale della favola

Non è mai troppo tardi, a 60 anni suonati ho finalmente letto Il mago di Oz, la meravigliosa favola scritta nel 1900 da L. Frank Baum. Per la verità non l’ho letto: l’ho ascoltato scaricando le registrazioni di Radio 3, in una ottima interpretazione e con deliziose musiche americane. Più che una favola sono tante favole in una favola. Naturalmente c’è anche la morale, altrimenti che favola sarebbe: Prima di portare a compimento i tuoi desideri, fai in modo che gli altri possano esaudirsi i loro desideri. Così vissero tutti felici e contenti.

giovedì 25 febbraio 2010

La solitudine e l’abbandono via di santità

Sono indietro di un anno: soltanto oggi ho visto il bellissimo documentario “Un illustre sconosciuto”, sul Cardinal Massaja, in occasione dei 200 anni della sua nascita (1809). Mi ha colpito soprattutto la sua prova interiore: la più totale solitudine derivante dall'isolamento geografico in cui è destinato a vivere e dalle incomprensioni e accuse, come attesta una drammatica lettera indirizzata a Pio IX: «… sono stato assalito parecchie volte da una terribile malinconia, e fui tentato persino di lasciar tutto e andarmene al mio convento; il timore unico di trasgredire la volontà di Dio espressa nell'oracolo della Santità vostra mi ha trattenuto fra questo martirio di apostolato, dove l'uomo evangelico che teme Dio, si trova continuamente oppresso da miserie e tribolazioni di ogni genere tanto nello spirito che nel corpo,senza nessun sollievo e consolazione di sorta…». Si sente abbandonato anche da Roma: «Qualche volta ai piedi del Crocifisso sfogando le mie malinconie: diceva fra me stesso: “che tutto il mondo mi dimentichi, ed anche mi calpesti è poco, perché l'uomo evangelico dovendo urtare la corrente del mondo… ma che Roma la sposa vivente del Crocifisso, la nostra madre comune per cui tanto ci affatichiamo, ella ci dimentichi, ella ci disprezzi... Se la mia condotta è degna di rimprovero, allora come figlio ho diritto di sentire la voce della mia madre che mi grida e che mi castiga; se poi la mia condotta non è degna di rimprovero, ho diritto di essere sentito nei miei bisogni, ed anche aiutato e consolato nelle mie afflizioni ... Questo silenzio assoluto, questo vedersi gettato come un arnese inutile in un angolo della casa senza nessun segno di pensiero per noi...”». Poi aggiunge: «mentre scrivo tengo il S. Crocifisso nelle mani raccomandando a Lui ogni parola che scrivo». Mi è sembrato di ascoltare un’eco del grido di abbandono di Gesù sulla croce.

mercoledì 24 febbraio 2010

AMARE

Che cosa rimarrà di noi?
Soltanto quanto abbiamo amato.

(Da "Parole per sopra-vivere" / 5)

martedì 23 febbraio 2010

libertà va’ cercando

Alla fine del sondaggio, tra Dante e la Pausini, ha avuto la meglio la Pausini. Sarebbe lei l'italiano (l'italiana) più rappresentativo di tutta la nostra storia millenaria. Chissà se tra sei secoli ci si ricorderà ancora di lei. Io dopo sei secoli leggo ancora Dante. In questi mesi la sera ho letto tutto l'Inferno. Ieri ho cominciato il Purgatorio. Di colpo mi sono ritrovato in una natura incontaminata, un cielo purissimo: "Dolce color d'oriental zaffiro"; "lo bel pianeta" di Venere che "faceva tutto rider l'oriente"; la luce della speranza che dirada ogni tenebra: "L'alba vinceva l'ora mattutina / che fuggìa innanzi, si che di lontano / conobbi il tremolar della marina". E nel mezzo del canto l'anelito alla più intima redenzione di Dante, dell'intera umanità: "libertà va' cercando, ch'è sì cara".

lunedì 22 febbraio 2010

Complimenti padre Gennaro!


Gennaro Cicchese colpisce ancora… nel segno! con il suo ultimo libro, dove insegna a dialogare fino a giungere alla comunione. L'editore si è dimenticato di scrivere che p. Gennaro è un Oblato di Maria Immacolata: noi ne siamo orgogliosi!

domenica 21 febbraio 2010

Non una virgola, ma il libro intero


"Il signor Hamil dice che l'umanità non è che una virgola nel grande libro della Vita…". Ma il piccolo Momò non è d'accordo: "L'umanità non è una virgola, perché quando Madame Rosa mi guarda coi suoi occhi ebrei non è una virgola, è anzi il grande Libro tutto quanto…". Si poteva cogliere meglio il valore di una persona, pur emarginata dalla vita come Madame Rosa? Ho terminato di leggere La vita davanti a sé, romanzo di Romain Gary, di origine lituana. La storia di un ragazzino arabo nella banlieue di Belleville, figlio di nessuno, accudito da una vecchia prostituta ebrea, Madame Rosa; la storia di un amore materno in un condominio della periferia di Parigi, in una Francia multietnica. Scritto in un gergo duro, è un libro dolcissimo.

sabato 20 febbraio 2010

Sinodo delle donne


La proposta che ho lanciato nell'editoriale di "Missioni OMI" (vedi qui), l'avevo già lanciata sul blog e quindi, prima ancora della pubblicazione, mi sono arrivate le prime reazioni. Il direttore di un grande giornale mi ha scritto definendo l'editoriale "stimolante, provocatorio, aperto". Ma più interessanti mi sono sembrati alcuni messaggi di donne, non sempre identificabili: « E' già da tanto tempo – scrive una certa Anna Rita – che ho in cuore le stesse domande. L'iniziale apertura di Papa Benedetto XVI al diaconato femminile mi sembrò un miracolo. Che ne è stato? Cosa sarebbe ora la Chiesa senza Maria, senza tutte quelle donne che hanno dato la loro vita per Gesù (es. Chiara Lubich, Madre Teresa etc..)? L'unica risposta è che Dio non guarda i ruoli che solo gli uomini sanno costruire, inventare, ma ai cuori. Perché la Chiesa clericale non si apre all'aspetto mariano, universale? I rischi sono molti... ma i frutti sarebbero molti di più; no?». Dagli Stati Uniti: « A caldo mi viene un commento: perché non un sinodo sugli uomini? E' ora che ci si svegli un po' su quelle che sono le conseguenze del patriarcato su entrambi i generi!». Dalle Filippine una positiva testimonianza in merito: « Ci sono posti come qui nelle Filippine, dove pur essendoci una cultura matriarcale, la donna non può nemmeno essere ministro dell'Eucaristia. Non so quali leggi regolano questa pratica. Si fa a volte una eccezione per le religiose che, però, sono spesso private dal servizio di lettore riservato ai laici. Mi chiedo spesso perché si costruiscono nuovi muri invece di abbattere gli esistenti». Non so se si farà un Sinodo sulla donna o un Sinodo delle donne o un Sinodo dei laici. Certo è che la realtà della Chiesa comunione deve tradursi in forme concrete di partecipazione attiva da parte di tutte le componenti della comunità cristiana.

venerdì 19 febbraio 2010

Alzare lo sguardo


I discepoli erano in brutte acque, letteralmente.
Il lago in tempesta.
Gesù non li lasciò soli. Andò loro incontro, camminando sulle acque.

Camminare sulle acque.
Lui poteva permetterselo, era il Figlio di Dio.
Ma noi? Possiamo noi camminare sulle acque, affrontare con altrettanta sicurezza i momenti duri, le prove?

Era l'estate del 1955, quando imparai ad andare in bicicletta. Ad ottobre sarei dovuto andare a scuola in bicicletta. Fu facile imparare. Bastò che invece di guardare la ruota della bicicletta guardassi in avanti.
Pietro invece, preoccupato, guardava dove metteva i piedi. Guardava le onde minacciose invece di guardare Gesù che lo chiamava a sé.
E affondava.
Non posso guardare le difficoltà piccole o grandi che si sollevano come onde di tempesta. E neppure me. Mi verrebbe da scoraggiarmi e colerei a picco.
È consentito un grido soltanto, lo stesso che si permise Pietro: "Signore, salvami!". Ma per dire quelle parole dovette alzare lo sguardo e fissare Gesù: era già salvo!
(Da "Parole per sopra-vivere" /4)

giovedì 18 febbraio 2010

Un saluto dalla Svizzera

A Montet, con vecchi amici ancora sulla cresta dell'onda: non conoscono età e non conoscono pensione, lanciatissimi ed entusiasti come fossero ragazzini...

mercoledì 17 febbraio 2010

Quaresima: tempo di lotta spirituale


La preghiera della messa d'inizio Quaresima ci invita ad "affrontare vittoriosamente… il combattimento contro lo spirito del male". Ma perché dobbiamo combattere e contro chi, con quali mezzi, a quale scopo? Mi ho parlato all'Università di Lublino, in Polonia, qualche mese fa, proponendo una "lettura in positivo". Qui il testo.

martedì 16 febbraio 2010

Correzione paterna e fraterna


La San Paolo ha appena pubblicato uno dei suoi dizionari: Temi teologici della Bibbia, a cura di R. Penna, G, Perego, G. Ravasi. 1600 pagine. C'è anche un mio piccolo contributo, la voce: Correzione (p. 236-241). Clicca qui.

lunedì 15 febbraio 2010

Ultimo dalla Thailandia / 20

Con la ventesima puntata possiamo chiudere il mio viaggio in Thailandia. Lo termino con la corona che porto al collo (vedi foto), donatami da Ajahn Thong. La stessa corona ce la siamo passata da religione in religione, dall’induismo al buddhismo all’islam al cristianesimo. Varia nel numero dei grani e nelle parole che si pronunciano di grano in grano, ma per tutti è un aiuto per raccogliersi, per lasciar parlare il cuore. Un’unica corona che sembra unirci tutti, al di là delle differenze. (Prossimamente vi racconto come usa questa e altri tipi di corone che mi sono state donate nei miei viaggi…)

domenica 14 febbraio 2010

La grazia e l’impegno / 19

Ancora su Buddhismo e Cristianesimo? Perché no? Non si diceva una volta che l’ultima e la più grande sfida per il Cristianesimo sarebbe stato il confronto con il Buddhismo? Parlo non da esperto, ma da semplice cristiano che ha avuto la gioia di condividere alcuni giorni con i monaci buddhisti. Mi ha impressionato la serietà della loro ascesi, la radicalità della rinuncia e del distacco, l’essenzialità nella qua-le vivono. Non hanno nessuno che strappi le radici dei loro vizi, nessuno che li li-beri dal male che c’è in loro, non hanno un Salvatore. O si impegnano al massimo o non raggiungeranno mai la liberazione, non si affrancheranno mai dalla ferrea legge della reincarnazione che li tiene imprigionati alla terra, non entreranno mai nella pace del Nirvana.
Noi invece abbiamo un Dio che è Amore, che si prende cura della sua creatura, che ci viene incontro, che si fa uomo per esserci accanto, condividere tutto di noi, assumersi su di sé il nostro negativo e portare sulla croce il nostro peccato e di-struggerlo con la sua morte, così da renderci liberi. Abbiamo la Grazia! Una realtà, questa, mille miglia distante del mondo buddhista. Con san Paolo anche noi pos-siamo gridare: “Chi mi libererà da questo corpo di morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!”; è lui che ci libera.
Proprio perché ci sappiamo amati la nostra risposta all’amore vuole essere pari all’amore con cui siamo amati: “Dammi d’amarti con amore intenso come intenso è il tuo amore; dammi d’amarti con lo stesso tuo cuore”. E in questo i nostri fratelli buddhisti possono aiutarci, possono insegnarci a prendere sul serio la custodia e la difesa della libertà che Gesù ci conquistato.

sabato 13 febbraio 2010

La presenza di Gesù tra Buddhisti e Cristiani / 18


Continuando nel dialogo con monaci e monache buddhiste a Chian Mai, ho parlato di un altro tipico modo di pregare cristiano. "Nella meditazione Vipassana, dicevo, voi ci avete insegnato a chiudere gli occhi, le orecchie, la bocca… Ma adesso avete orecchie e occhi ben aperti per ascoltarmi e guardarmi, ed io apro la bocca per parlarvi. Se voi mi ascoltante con amore, come sento che state facendo – c'era infatti un profondo clima di ascolto, di amore, di autentica comunione – e se io parlo a voi per amore, noi cristiani crediamo che si avverano le parole di Gesù, che ha detto di essere presente tra quanti sono uniti nel suo nome. Qui c'è Gesù in mezzo a noi, c'è Dio in mezzo a noi, e noi siamo avvolti della sua presenza che tutti ci compenetra. Il Cielo è tra noi e nei in Cielo. Non è anche questa una esperienza di Nirvana?" La presenza del divino tra noi era davvero percepibile. La grazia di Gesù ha i suoi canali per comunicarsi, al di là delle vie ordinarie, al di là di come noi possiamo pensare.

venerdì 12 febbraio 2010

Il respiro della preghiera / 17


Dopo aver parlando a monaci e monache buddhiste della preghiera monastica, ho indicato un'altra tipica "preghiera" cristiana, quella diretta a Gesù nel fratello, fatta di servizio, di amore concreto: "venite benedetti dal Padre mio, perché… tutto quello che avete fatto al più piccolo lo avete fatto a me". Autentica preghiera, "vero culto", ricorda la lettera di san Giacomo. Chissà se nel nostro vivere quotidiano, siamo veramente consapevoli di avere la possibilità di pregare lungo tutta la giornata…

giovedì 11 febbraio 2010

Nella stanza interiore / 16


Sono maestri i nostri monaci e monache buddhisti nel fare il vuoto interiore. Possono aiutarci a vivere la parola di Gesù: "Quando preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta". Anche i nostri monaci e le nostre monache cristiani, dicevo a Chiang Mai, sanno raccogliersi, entrare nella cella interiore e chiudere la porta ad ogni distrazione. Eppure è grande la differenza. Per loro la cella è vuota e silenziosa. Per noi nella cella troviamo il Padre: "… e il Padre tuo che è nel segreto…". Il nostro cuore è inabitato dalla sua presenza, e se noi ci raccogliamo e tutto facciamo tacere è solo per prendere coscienza di Lui in noi. La nostra meditazione non ci porta al silenzio assoluto, ma al colloquio. La nostra preghiera è un dialogo d'amore, un rapporto d'amore con la Trinità che vive in noi. E monaci e monache buddhisti mi ascoltavano come soltanto loro sanno fare…

mercoledì 10 febbraio 2010

Il respiro della preghiera / 15


Il viaggio in Thailandia è terminato, ma non l'esperienza iniziata. Durante il simposio buddhista-cristiano, dopo la mia presentazione del monachesimo cristiano, una giovane monaca buddhista mi ha chiesto il nostro modo di meditare. Nelle sessioni di meditazione Vipassana guidata da Ajang Thong, una delle tecniche praticate è il controllo del respiro: prendere coscienza dell'inspirare e dell'espirare… È un esercizio che induce a una grande calma interiore. Ma anche i nostri monaci conoscevano questa tecnica, fa parte della meditazione cristiana. Solo che a differenza del buddhismo, per il quale essa ha lo scopo di portare al vuoto interiore, nel cristianesimo essa porta alla pienezza. Lo sperimentava già Giovanni Climaco (vedi foto) nel VII secolo quando scriveva, nel suo famoso libro "la Scala del Paradiso": "La memoria di Gesù faccia tutt'uno con il tuo respiro". È la "preghiera di Gesù", l'invocazione del solo nome di Gesù ripetuto sul ritmo del respiro. Anche Giovanni XXIII diceva: "La preghiera è il mio respiro". Si possono recitare preghiere semplici, come il Padre nostro, lasciando che le parole seguano il ritmo del respiro, ed entrano, e il cuore non si svuota, ma si riempie di Cielo.

martedì 9 febbraio 2010

Unità e Carismi conclude l’anno felicemente


Con il n. 6, dal titolo "Un sacerdozio per tutti", la rivista "Unità e Carismi" ha concluso il suo 19° anno di vita. Puoi vedere sul sito di Città Nuova (vedi link qui accanto nel blog). Nel mio articolo A servizio di un carisma. Il ministero presbiterale delle persone consacrate , mi interrogo sul rapporto tra vita consacrata e ministero presbiterale, tra carisma e ministero. La storia ha offerto una grande varietà di risposte mostrando, nella Chiesa comunione, la ricchezza di esperienze diverse. Esse sembrano convergere nel porre il ministero a servizio del carisma. Vedi qui.

domenica 7 febbraio 2010

Festa a Bangkok / 14


Sabato 6 febbraio. Ultimo giorno in Thailandia, ci permettiamo una mattinata in giro per Bangkok. Prendiamo il battello sul fiume, la via più veloce, nel gran traffico cittadino, e la più economica, per raggiungere il palazzo reale, circondato da bianche mura merlate che raccolgono templi ed edifici i più diversi, scintillanti d'oro e di colori vivaci, il cuore dell'antica Bangkok.
Il tempio centrale, che fungeva da cappella reale, contiene il famoso Buddha di smeraldo. Sono con Alba, Judit, Marina di Roma e con Jesús, Paul, Martin, una banda allegra che si lascia avvolgere dal fascino dell'esotico. Passiamo poi all'attiguo recinto che contiene, tra gli altri edifici, il Wat Po, il tempio con il Buddha dormiente, statua lunga 46 metri e alta 15. Torniamo sul battello, pranziamo ed eccoci alla festa attesa di tutti i nostri con Emmaus e Giancarlo.
L'incontro si svolge in una grande sala al quarto piano di uno stabile grandioso dei Padri Assunzionisti, una delle tipiche scuole dei religiosi in Thailandia. Sono arrivati da 11 nazioni: Vietnam, Malesia, Singapore, Indonesia fino alla Cambogia, India, Nepal… Tutti vestono gli abiti caratteristici nazionali e si susseguono sul palco in danze e canti. La gioia esplode. Poi Emmaus e Giancarlo raccontano della loro storia, delle loro esperienze ideali e si respira aria di cielo. Il tempo passa in un soffio, domani il grande incontro della famiglia di Chiara continuerà, ma per noi è già tempo di correre all'aeroporto. Sono bastate queste poche ora per restare ammirati di come il carisma dell'Opera sia riuscito in pochi anni a raggiungere il mondo intero, un miracolo, come un miracolo è stato i simposio con i buddhisti.
Un'ultima foto che i ricorda uno dei momenti più belli: la festa nel tempio con i monaci. Che sia un segno profetico questo stare insieme? Il giovane monaco accanto al quale sono seduto viene dal Laos. Non era ancora nato quando i nostri Oblati sono stati espulsi, ma sicuramente anche lui è un frutto del loro dare la vita.

venerdì 5 febbraio 2010

Chiang Mai: In giro per templi / 13


L'ora è ormai tarda ad è impossibile raccontare una giornata tanto intensa. Siamo partiti puntualissimi alle 8.00 come da programma, ossia alle 9.00, tanto è lo stesso… I monaci ci hanno portati a visitare due templi a Chiang Mai.




Pranzo ad un terzo tempio, appena fuori città, il Wat Ram Poeng, costruito un 500 anni fa del re. L'abate è uno dei nostri amici che con i quali abbiamo vissuto tutti i simposi, compreso quello di questi giorni. Ha fatto gli onori di casa ad Emmaus come anni fa fece con Chiara. Nel parco del tempio ci hanno offerto un pranzo con tante piccole vivande, il più buono da quando sono in Thailandia. Al termine i ringraziamenti, i saluti e la visita guidata dall'abate al luogo dove sono conservate le antiche Scritture sacre.










Il pomeriggio tutti impegnato nel ritorno a Bangkok e nel traffico del venerdì pomeriggio. All'aeroporto una accoglienza calorosissima della comunità a Emmaus… e anche a noi che abbiamo ricevuto i consueti omaggi floreali.

All'albergo è una festa. Continuano ad arrivare ad ogni parte. È tutto un abbraccio con Uppadhyaya e la moglie, Joshi e Kala Achiarya, i popi e le pope. Poi il Vietnam, Singapore, l'Indonesia… che famiglia bellissima! Domani sarà sicuramente un'altra giornata straordinaria e a notte ritorno in Italia.

giovedì 4 febbraio 2010

Un’economia animata dall’amore e fatta dai piccoli / 12


Musiche e danze hanno concluso la serata di ieri. Si sono susseguiti gruppi folkloristici, provenienti anche dalle tribù delle montagne.
Suggestivo lo scenario: il tempio Wat Phra That Sri Chomthong illuminato, risplendente di riflessi d'oro e d'argento, la luna, la brezza fresca della notte che suonava le campanelle del tempio in un tintinnante sottofondo. Sedevo sulla stuoia, le gambe incrociate, allineato con tanti monacelli che si passavano il mio crocifisso, orgogliosi che fossi con loro.
Questo ultimo giorno di simposio pone a tema la crisi finanziaria e lo squilibrio economico. La prima sessione è affidata al Buddhismo Theravada. La parola a Preeyanoot Surinkaew, la nostra focolarina buddhista Metta, che fra l'altro ha lavorato tantissimo per la preparazione di questo convegno, coinvolgendo anche alcune sue amiche. Vorrebbe di portarmi a vedere il suo tempio e a conoscere il suo maestro, ma purtroppo non abbiamo il tempio.
Prende poi la parola Phrakhru Phiphitsuthathorn, il monaco che ha in mano l'organizzazione di tutto il convegno. Il suo nome, Phiphitsuthathorn, significa: colui che avendo imparato tutto può insegnare; di conseguenza è Phrakhru: monaco maestro del tempio. È perennemente sorridente, un Buddha vivente. Mi chiama sempre per nome: Fa-Bi-Ò. Dalla esposizione di ambedue così come dagli interventi in sala emerge l'importanza delle micro realizzazioni in atto tra i poveri e di tenere sempre alta l'idealità che ci guida nel vivere anche la realtà economica ("Cercare prima di tutto il Regno dei cieli", diremmo noi cristiani). Seconda parte della mattina: la prospettiva del Buddhismo Mahayana viene esposta da Munehiro Niwano e da Nissho Takeuchi del Giappone.
Subito dopo pranzo ho chiesto alla giovane monaca responsabile della cucina di portami a vedere le cucine. Ieri sera una ragazza che lavora in cucina era venuta a trovarmi in sala per dirmi che avevano preparato gli spaghetti per noi e per chiedere la mia benedizione (ho cercato invano gli spaghetti, poi ho trovato qualcosa che poteva avere una certa somiglianza…). Nelle cucine monache e donne che vengono, anche da lontano, per alcuni periodi di ritiro e meditazione. Invece di essere noi a ringraziare loro sono loro che ringraziano noi perché permettiamo loro di amare, di servire, di acquistare meriti…
A un giovane monaco ho poi chiesto di accompagnarmi a visitare i due monasteri, quello maschile e quello femminile, e di raccontarmi della vita dei monaci. Penso che potrà venirne fuori un articolo per "Missioni OMI".
Nel pomeriggio presentazione dell'economia di comunione da parte di Benedetto Gui, mentre Teresa Ganson (Filippine), ha raccontato della banche rurali e di tanti progetti concreti di minicredito. Nella seconda sessione comunione e conclusioni. Luce ardente canta in thai e poi invita noi a cantare in inglese e in italiano "Semina la pace". P. Angelo del PIME, esclama: Noi abbiamo Francesco giullare di Dio, ora abbiamo anche un giullare di Buddha! Dona la sua esperienza anche un giovane italiano di origine cattolica venuto in Thailandia per imparare la meditazione, ha visitato vari monasteri e finalmente qui ha trovato, e ora segue l'insegnamento di Ajahrn Thong. Interviene anche mons. Adrew Thanya-anan Vissano, del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, primo e unico thai in Vaticano… Mi torna in mente la mia esperienza di 10 anni fa in qui Thailandia e che ritrovo in computer (clicca qui). E penso soprattutto a quando sono venuto per la prima volta 20 anni fa: non conoscevo nessuno, i monaci li vedevo da lontano, come persone misteriose, irraggiungibili… Ora, dopo tutti questi anni di incontri, siamo amici. "Siamo una famiglia, conclude Cristina, che in questi giorni cresciuta e ha approfondito i rapporti. Questo ci darà la forza per affrontare tutti i problemi dell'umanità". L'ultima parola ad Ajahrn Thong che dà ad ognuno dei partecipanti un regalo: il rosario con i centoventotto grani – le virtù –, un piccolo braccialetto in segno di amicizia e cinque libri sulla meditazione Vipassana. Passiamo davanti a lui ad uno ad uno, ricevendo la sua benedizione.
Anche questa sera meditazione Vipassana, col risultato di membra indolenzite… Dopo cena, a conclusioni terminate, quasi un supplemento presentazione del monachesimo cristiano e buddhista, attraverso l'esperienza mia (clicca per italiano o per inglese) e della monaca cinese Bhiksuni Shih Manho.
La conclusione dell'incontro può essere forse raccolta nelle parole pronunciare ieri da Luce ardente: "Chiara non mi ha mai chiesto di convertirmi al cristianesimo. Mi ha chiesto che cosa è il buddhismo, lo voleva conoscere e poi mi ha semplicemente detto che insieme possiamo aiutarci ad amare Dio meglio, lei da cristiana e io da buddhista".

mercoledì 3 febbraio 2010

Una risposta alle sofferenze dell’umanità / 11


"Vai avanti seguendo sempre l'insegnamento di Chiara". Questa la consegna che mi ha affidato Ajahrn Thong Thong in risposta alla mia richiesta della sua benedizione. Di prima mattina, prima che iniziasse l'incontro, mi sono inginocchiato davanti a lui. Non ho avuto il tempo di salutarlo che subito mi ha detto: "Tu hai vissuto con Chiara, vero!?". Gli ho parlato dell'amore che Chiara aveva per lui e che ci ha insegnato ad avere verso tutti, al di là di ogni distinzione e di come siamo già uno. È una figura straordinaria.

La giornata inizia con la preghiera Mahayana: due monaci e due monache cinesi cantano con passione le loro nenie accompagnandosi con piccoli strumenti a percussione. Segue la preghiera Mahayana dei giapponesi, in tono molto più litanico e monotono. Quale siano i contenuti della loro preghiera rimane un mistero per me profano (ma anche per chi conosce quelle lingue…).
Il tema di oggi è la sofferenza nella società contemporanea, a partire al problema ecologico. Nella mattinata l'esposizione di due rappresentanti del Boddhismo Mahayana: Eiin Yasuda (Giappone) e Guo Yuan (Taiwan).
Eiin Yasuda prima richiama gli otto dolori dell'uomo che Shakamuni Buddha insegna ad accettare e a superare, poi individua otto dolori di carattere sociale presenti nel nostro mondo contemporaneo (la notte dello spirito e la notte collettiva?). In risposta ha narrato alcuni fatti di persone che danno la vita per gli altri: un pastore cristiano che in Giappone, mentre la nave affonda, dà il suo salvagente a un altro; un monaco vietnamita che sacrifica la sua vita per la verità bruciandosi; la storia dell'attrice americana Audrey Hepburn. Ma indica anche sette gesti concreti di amore e di servizio possibili anche senza avere niente e senza dover morire per l'altro: il settimo gesto è "accogliere cortesemente chi vuol ripararsi dalla pioggia". Richiama poi le 10 buone azioni che possono contribuire a annullare i conflitti e formare la personalità; una di queste è "Non dire parole che possono rompere i rapporti e dire parole che costruiscono parole d'amicizia". Infine racconta di tre grandi leader politici giapponesi e del loro differente esito; soltanto il terzo, guidato dalla fede, dal senso della cosa pubblica, dal distacco del possedere, è riuscito ad operare rettamente per il suo Paese. "Un cuore di gratitudine – ha infine affermato –, di compassione, di rispetto, che chiede scusa e perdona è importante per migliorare i rapporti tra gli uomini e per costruire la pace. Penso che far crescere questo cuore sia uno dei modi per risolvere le sofferenze del mondo moderno".
Guo Yuan, raccontando esperienze di politici, dirigenti aziendali, famiglie, passa in rassegna un gran numero di virtù, dall'umiltà al distacco, dal non giudicare all'incoraggiare gli altri, e poi la calma, la compassione, la costanza, la rinuncia ad ogni egoismo, una visione ampia del mondo e un cuore aperto e benevolo, vivere il momento presente… Un consiglio pratico: "Se sentiamo che stiamo per essere turbati, allora dobbiamo rilassare il nostro corpo, la nostra testa, e si può cantare una canzone, o ascoltare un po' di musica leggera. Abbiamo tutto il diritto di gridare a voce alta…".

Questo è il buddhismo, una via di grande moralità. Ascoltando questi interventi si comprende perché molti occidentali cercano la meditazione buddhista o diventano buddhisti. Sono attratti da questa capacità di affinare la vita interiore, controllare le passioni e le emozioni, trovare la pace, il distacco da tutto ciò che non è essenziale.
Per il Buddhismo Theravada intervengono Pramuan Phengjan e Sompong Phemjan, una giovane coppia, che ha con sé una bella bambina. Pramuan, che ha prima vissuto come monaco, soprattutto per poter studiare, ci racconta come un ex-monaco vive il buddhismo nella sua vita sociale. Di per sé non è molto difficile perché cultura e religione coincidono. Tutti genitori spingono i ragazzi a vivere un periodo di vita monastica, così che possano acquistare meriti a loro favore. Intervengono un focolarino sposato della Thailandia e Palko con le loro esperienze familiari.
Modera la mattinata, in maniera brillantissima e vivace, il monaco maestro dei novizi, Phra Suthiworayan, che fa tanti accenni sulla sua vocazione, sul suo compito, sulla pressione sanguigna che cresce con passare degli anni perché si arrabbia con i novizi… Piccoli quadri che ci danno un po' il senso della vita monastica concreta. Mi pare di capire che il consumismo e la secolarizzazione stanno minando dal di dentro la società e di conseguenza la religione. 15 anni fa c'erano 5 milioni e mezzo di monaci e seminaristi. Ora sono un milione e mezzo. 6.000 i templi e monasteri nel frattempo sono stati abbandonati.
Ore 14,30, Emmaus apre la seconda sessione della giornata. Il momento è solenne, come all'inizio del simposio. L'accoglienza di Emmaus è festosa e insieme formale come si conviene in questo luogo. In tutti si sente una grande gioia. Il suo tema su Gesù abbandonato nel mistero del dolore è seguito con profondo silenzio e non necessita di essere riassunto. Segue la lettura del testo di Don Mirchell (impossibilitato a partecipare) sul significato cristiano della sofferenza e la risposta del Focolare alla sofferenza dell'occidente oggi. Nel dialogo che ne segue un anziano professore buddhista ripercorre la vita di Gesù mostrando come la sua compassione nasce dall'aver patito: una bella lettura. Parlo con i seminaristi monaci, sono contentissimi, gli si stanno allargando gli orizzonti. La conoscenza, che giunge fino all'amicizia, è via sicura per dissolvere le paure che originano violenze.
 
Nella seconda parte del pomeriggio il discorso viene rilanciato dal maestri dei novizi, che tra l'altro prende benevolmente in giro Luce ardente che a suo dire è un monaco un po' matto, all'avanguardia, di cui ha un po' di invidia… È un momento critico e costruttivo di comunione, di domande, di riflessione. Commovente la testimonianza di Luce ardente, il suo incontro con Chiara, con il Crocifisso, la comprensione dell'arte di amare... Tra l'altro ha spiegato il logo del simposio: la croce nel fiore di loto = l'amore (croce-cristianesimo) e la sapienza, la luce (loto-buddhismo). Ha terminato dicendo: "Guardate il mio volto: sono un focolarino buddhista". La conclusione di Emmaus spalanca all'infinito le dimensioni dell'Ut omnes e indica la straordinaria fecondità di Gesù abbandonato.

martedì 2 febbraio 2010

Speranza nel collasso dei valori / 10


Sul pullmino che ci porta dall'albergo al centro buddhista conosco la monaca buddhista Bhiksuni Shih Manho di Taiwan. Appartiene ad una particolare congregazione fondata nel 1967. Oggi comprende 1500 monaci e 1000 monache, distribuiti 194 templi. Dopo domani dovremo presentare insieme, io e lei, i nostri monachesimi, quello cristiano e quello buddhista.
Il simposio riprende con la tematica sulla perdita dei valori. All'inizio preghiera di noi cristiani: la recita solenne del Padre nostro in italiano poi ripreso dai cristiani thai, che lo cantano con una intensa musica.
La parola a Judith e a Palko. Callam modera l'incontro della mattinata. L'analisi di Judith non si ferma alla costatazione della crisi dei valori, ma si fa propositiva, mettendo in luce il positivo troppo spesso lasciato in ombra dai mezzi di comunicazione, e soprattutto offrendo un piano di azione, partendo dalle parabole del grano e della zizzania e della casa costruita sulla roccia: Non possiamo chiudere gli occhi davanti alla zizzania, ma dobbiamo soprattutto far crescere il gran buono; incoraggiarci a costruire sulla roccia (una vita solida basata su valori trascendenti, su Dio…, umanesimo autentico che è amore scambievole). Un'altra via d'azione è la testimonianza comune. Palko porta il discorso sul crollo dei valori tra i giovani, nella famiglia, nei media e parla della sua esperienza familiare e di quello che fa il Movimento per promuovere i valori tra i giovani e le famiglia, riferendosi soprattutto alla vita di Loppiano, di Sophia, della Scuola Loreto… "Senza esagerare – ha concluso, riferendosi a Sophia – posso affermare che sto vivendo l'esperienza più bella e più impegnativa della mia carriera come professore universitario. La mia esperienza straordinaria è di essere un testimone dell'emergere di un'intelligenza spirituale e relazionale in cui la sapienza e la scienza, conoscenza divina e umana, convergono". Sono colpito dalla grande concretezza delle esposizioni, sono proposte autentiche. Alle due relazioni segue il dialogo con i presenti.
Nella seconda parte della mattinata il tema è trattato da due rappresentanti del Buddhismo Mahayana, Ryoko Nishioka giapponese della Tendai e Kim Sung Gon coreano, membro del parlamento. Ryoko ricorda la massima di Dengyo-daishi, il fondatore della corrente Tendai: "Dimenticare se stessi e servire gli altri è il culmine della compassione". "Se in una parola – ha concluso – potessimo dire l'essenza del buddhismo, sarebbe "atti di servizio di Bodhisattva". Gli atti di servizio significano dedicarsi a contribuire alla salvezza degli altri. I buddhisti sono persone che vivono per raggiungere lo stato del Bidhisattva". La relazione di Kim Sung Gon è stata molto interessante per capire più profondamente il pensiero buddhista; domanda di essere studiata a fondo. Ha molto insistito sul cuore come sorgente dei valori (e della realtà?). Ho avvertito la sintonia con le parole di Gesù: "Beati i puri di cuore" (ed è su questo aspetto che ho fatto il mio intervento). Kim Sung a anche ricordato il detto zen: "se vedi Buddha uccidilo", perché impedisce di andare oltre, potrebbe trasformarsi in un idolo. Noi non abbiamo bisogno di uccidere Gesù: ha già offerto da se stesso la propria vita per rendere noi Dio, si è annientato perché noi fossimo.
Il clima è altissimo, l'ascolto molto profondo. Tra l'altro ci troviamo molto bene in questo centro di incontri, al suo primo anno di vita. Ajahrn Thong l'ho fatto costruire pensando al nostro centro mariapoli. Ha ripreso l'idea (centro formativo) e lo stile: reception, sala per incontri, sala da pranzo, stanze per dormire… Ha poi invitato i suoi a costruire, dove possibile, altri "centri mariapoli buddhisti". Ajahrn Thong è sempre seduto sulla sua poltrona, a lato, e durate la giornata tanti vanno a venerarlo, a offrirgli doni… è una grande figura di riferimento.
Pranzo con Kim Sung Gon per continuare il dialogo appena iniziato dopo la sua relazione. Poi due giovani monaci mi guidano alla visita del grande tempio, uno dei più importati della regione, costruito 500 anni fa. Al centro la pagoda d'orata, attorno i vari edifici. In quello principale si conservano le reliquie del Buddha. Poco dopo ci raggiunge "Luce ardente". Con lui suono il gong, metto le monetine per l'elemosina nelle decine e decine di vasi di metallo allineati… Esco dal tempio con sulla fronte le scaglie d'oro del Buddha, in segno di benedizione. Segue il cammino lungo il monastero: casette allineate l'una dopo l'altra, disposte in tante file. 200 monaci e 200 monache. Ognuno ha la sua casetta. Sembra una immensa Camaldoli. Siamo in una vera cittadella a cui ha dato vita Ajahrn Thong con il suo insegnamento. Ci sono anche casette costruite da laici che possono così venire a meditare di tempo in tempo…
Il pomeriggio ricomincia il simposio. È la volta del buddhismo Theravada. Inizia la monaca dello Sri Lanka Bhikkhuni Nanthayanee, con un po' di catechismo... Saeng Changam, un professore emerito dell'Università di Chiang Mai torna sul tema della perdita di valori nella famiglia, con lo sguardo di buddhismo Theravada, che dichiara esplicitamente come tradizionale, a differenza di quella Mahayana più liberale e quindi capace di dare vita a tante tradizioni e gruppi diversi, con molteplici interpretazioni del Buddhismo. Molto interessante conoscere come era la vita familiare in Thailandia prima dei cambiamenti portati oggi dall'Occidente. Nella seconda parte del pomeriggio dialogo tra tutti i partecipanti e tante esperienze spontanee.
Il pomeriggio termina con la pratica della meditazione Vipassana, in grande sala al quarto piano, dominata dal Buddha. Intenso esercizio di raccoglimento con il lento movimenti delle mani, dei piedi, del respiro…


Alcuni dei commenti al blog vengono pubblicati sul blog stesso, altri mi arrivano direttamente via e-mail. Due i sembrano particolarmente simpatici. Uno viene da un Paese dell'Asia ed ha un profumo tutto orientale: "Bellissimo!!! Hai un bel karma speciale e sei davvero un grande missionario di Dio. Vedo la luna luminosa nella mia città e spero che brilli anche in Thailandia. Con il mio rispetto". E un vescovo amico: "Che figurona con la tua sottana bianca fai in mezzo ai due monaci buddisti! Basterebbe sostituire il crocifisso Oblato con uno più raffinato da... vescovo, e tutto prefigura un futuro papa. Ovviamente anche la fascia dovrà diventare bianca! (Chà Chà = piano piano: rispettando i tempi di Dio!)".
 

lunedì 1 febbraio 2010

Inizia il simposio Buddhista-Cristiano / 9


Sveglia alle 4 del mattino e via all'aeroporto di Bangkok per volare verso Chiang Mai, a nord del Paese, nella zona montagnosa della Tailandia, ultima propaggine dell'Himalaya. Nel maggio del 2002 ero qui per un dialogo molto semplice con i monaci buddhisti. Allora, tra l'altro, parlai all'università buddhista (una pagina di diario di allora puoi leggerla qui).
Oggi eccomi nuovamente nel distretto di Chiang Mai a celebrare il quarto simposio Buddhista-Cristiano iniziato dal Movimento dei focolari: vedi http://www.bcs-thai.com/

Il convegno si tiene nel centro di meditazioni a Chomthong, un'ora di macchina da Chiang Mai. L'abate è Phra Thep Siddhajarn (Ajahn Thong Sirimangalo).
Nella grande sala, preparata in tutti i particolari, campeggia la statua del Buddha ed una grande scritta, in thai e in inglese, che ci ricorda che s
iamo nell'anno 2553 (il calendario inizia con l'Illuminazione del Buddha).
Colpisce il logo: la croce inscritta nel fiore di loto, quali il Buddhismo abbracci e avvolga Cristo nel suo seno. Il loto rimane loto, ma è inabitato dal Signore. Profezia del futuro? Sembra già presente.
200 i partecipanti al convegno, provenienti da una ventina di Paesi, dall'Europa, Korea, Hong Kong, Filippine, India, Bangladesh, Sri Lanka… Quattro le lingie in cui si traduce.
Il pomeriggio è tutto dedicato ai saluti: due ore e mezzo nelle quali si sono alternati monaci del Mahayana e del Teravada, nunzio e vescovi, sindaco e segretario del Pontificio consiglio dei laici… Essendo una cerimonia ufficiale è stato richiesto a tutti l'abito formale. Io vesto la mia bella veste oblata.
Ajahn Thong è colui che ci accogliere, una persona di grande prestigio. Le sue parole sono essenziali e dense di sapienza. Roberto e Cristina ci fanno ripercorrere le tappe del dialogo con i Buddhisti iniziato da Chiara. La sua presenza è evocata da tutti quelli che parlano e si invoca coralmente la pace, la comunione, l'unità.
La serata termina con la foto di gruppo, ossia le migliaia foto di gruppo e dei vari gruppi. Tutto si risolve in una festa gioiosissima. I motori sono scaldati, domani inizia il lavoro vero e proprio.

La vita religiosa e gli Oblati in Thailandia / 8


Oggi a Chiang Mai inizia il quarto simposio duddhista-cristiano. Ma prima di entrare in questo nuovo mondo una parola per concludere la mia permanenza a Bangkok.
La vita religiosa, dunque. Poiché la Chiesa di Tailandia è stata fondata dal MEP (Missioni Estere di Parigi, una società di preti, non religiosi) ha subito assunto uno stampo diocesano. La vita religiosa e arrivata più tardi. Oggi ci sono 30 istituti femminili e 15 maschili, con un gran numero di membri (una piccola congregazione diocesana femminile ha tenuto recentemente un campo vocazionale e 120 ragazze hanno chiesto di entrare... poi c'è stato ovviamente il discernimento).
L'impegno principale riguarda l'impegno educativo (scuole grandi e qualificate) e sanitario. I Camiliani hanno importanti istituzioni di assistenza: ospedali, case per i malati di AIDS, case per anziani. In tutti i campi le istituzioni cattoliche sono all'avanguardia. La VR è principalmente di tipo attivo, dimensione culturalmente più affine alla mentalità pragmatica tailandese. La vita contemplativa femminile è rappresentata dalle Clarisse Cappuccine e dalle Carmelitane. Una presenza semi-monastica è appena arrivata con le Domenicane. La vita monastica maschile è inesistente e sorprende un po', quasi in contraddizione con il monachesimo buddhista onnipresente. In alcune diocesi la VR è presente o presente in misura minima, senza creare problemi. Anche quando la VR si inserisce con rispetto nella vita diocesana di fatto segue una via parallela. C'è poca coordinazione con la diocesi e ancor meno tra i diversi istituti religiosi. Solo le religiose riescono ad incontrarsi con regolarità.
L'attività missionaria passa, per lo più, attraverso le varie opera (grande dibattito sulla scuola come mezzo di evangelizzazione... per ora però rimane una grande fonte di reddito). Al momento presente sta crescendo la sensibilità missionaria da parte della VR. Alcuni istituti tipicamente missionari già lavorano direttamente nell'evangelizzazione (Betaramiti, OMI, PIME, Missionari di Tailandia), altri aprono con attività educative e caritative di grande portata in zone depresse, aperte tanto ai cattolici che non cattolici, con uno scopo sia servizio che di testimonianza (St. Paul the Chartres hanno un bel centro per bambini malati di AIDS e una grande scuola per ragazze povere a Chiang Mai). Le Suore di san Vincenzo lavorano con i poveri casa per casa. Nuovi istituti arrivano in continuazione con lo scopo di lavorare nell'ambito dell'evangelizzazione, per questo accettano parrocchie non ancora ben strutturate, specialmente nelle diocesi più povere. Meno evidente l'impegno per promuovere la spiritualità, forse perché di questo non c'è una grande richiesta (anche se c'è il bisogno): la vita spirituale si identifica semplicemente con la vita sacramentale.
Gli Oblati di Maria Immacolata. Nel 1966 la provincia OMI del Laos iniziò la missione del Laos. Nel 1976, dopo l'espunsione dei missionari dal Laos, la Thailandia divenne una delegazione legata alla casa generalizia, mentre da adesso sarà legata alle Filippine. 18 gli Oblati presenti in una grande varietà di provenienza (Thailandia, Laos, Filippine, Belgio, Francia, Italia) e di età (dai 30 agli 84 anni).
Sono sette le comunità, a Bangkok (2 case di formazione, una parrocchia e un centro per l'etnia Hmong) e le altre in tre diocesi del Nord-est, in vero territorio di prima evangelizzazione. A differenza di tutti gli altri religiosi gli Oblati non hanno né scuole, né ospedali, né strutture particolari. Tutte le opere, a cominciare dalle case alla chiese, sono della diocesi. Gli Oblati possiedono soltanto la casa della delegazione, le due case di formazione e quattro auto. Ci sono parrocchie con 25 cattolici, con cento, fino un migliaio in quella di Thabom. Si vive una "missione di presenza", di convivenza con la gente, che è molta riservata e non vuole "propaganda". Si tratta soprattutto di costruire rapporti sinceri e poi eventualmente di parlare. La quasi totalità della gente è di tradizione buddhisti. Soltanto sulle montane ci sono tribù animiste.
Vale la pena fare una visitina al sito
http://www.rodighierodomenico.org/