22 luglio, festa di santa Brigida di Svezia.
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Chiesa e casa di santa Brigida a Roma, in piazza Farnese |
Madre di otto figli, una volta morto il marito e sistemati gli otto figli poté obbedire alla sua vocazione e partì per Roma. I motivi erano molteplici: partecipare al giubileo, sollecitare presso la Curia romana la conferma papale dell’ordine a cui aveva dato vita, e soprattutto lavorare per il ritorno del papa da Avignone. La partenza avvenne all'inizio dell'autunno del 1349: Brigida non avrebbe più rivisto la sua patria.
I Paesi che Brigida attraversò erano in quel tempo sconvolti dalla peste nera. In Italia la prima tappa fu a Milano, poi Pavia e Genova dove i pellegrini si imbarcarono e proseguirono il viaggio per mare fino a Ostia. Da Ostia i pellegrini raggiunsero Roma a piedi, facendo sosta alla basilica di San Paolo. Brigida e i suoi trovarono alloggio all'albergo dell'Orso, sulla riva sinistra del Tevere, di fronte a Castel Sant'Angelo. Il fratello di papa Clemente VI, allora ad Avignone, la invitò nel grande palazzo adiacente alla chiesa di San Lorenzo in Damaso.
Brigida accettò l'invito e si trasferì con i suoi accompagnatori nel vasto appartamento al primo piano, dove abitò per quattro anni.
Come trascorreva le sue giornate a Roma la principessa svedese? Dormiva otto ore, le quattro ore prima della mezzanotte e le quattro dopo la mezzanotte. Quattro ore per pregare. Due ore per il pasto di mezzogiorno. Sei ore a lavori necessari, consentiti o richiesti. Due ore per i vespri, la preghiera della sera e altre preghiere. Ampio spazio avevano nella sua giornata anche le visite ai luoghi sacri romani, in particolare le sette chiese' e le catacombe della via Appia.
Nel XIV secolo Roma era una città trascurata e in decadenza. Alle devastazioni del terremoto del 1348m che aveva provocato pesanti danni ai monumenti e alle abitazioni, si aggiungeva la difficile situazione interna: ruberie, brigantaggio, estrema libertà di costumi. Ciò era in gran parte dovuto all'assenza del papa e all'anarchia che ne conseguiva. Roma era anche dilaniata dalle lotte tra i Colonna e gli Orsini e coinvolta nelle sommosse di Cola di Rienzo.
I pellegrini che visitavano le tombe degli apostoli venivano aggrediti e derubati, alle donne veniva usata violenza. Le chiese di Roma erano in rovina. In San Pietro e in Laterano le greggi pascolavano nell'erba che arrivava fino all'altare. Sulle colline del Campidoglio veniva coltivata la vite, il Foro era stato trasformato in orto e pascolo, gli obelischi egiziani giacevano a terra, spezzati e semisepolti. “I santuari della città – scrisse la santa -, dopo che i tetti sono crollati e le porte divelte, sono divenuti le latrine di uomini, cani e bestie. Un tempo c'erano dei santi… Oggi però si è colti da tristezza vedendo come sono degradate e non più seguite queste regole che un tempo Agostino, Domenico e Francesco stabilirono per ispirazione dello Spirito Santo…”
Faceva molte elemosine ma altre volte lei stesse aveva bisogno di chiedere elemosina. Non si vergognò di farlo insieme ad altri mendicanti davanti alla chiesa di San Lorenzo in Panisperna.
Dopo quattro anni di soggiorno nel palazzo del cardinale Hugo di Beaufort, Brigida fu costretta a cercare un nuovo alloggio per sé, la figlia – santa Cristina – e il seguito: Un inviato del cardinale le comunicò infatti, piuttosto bruscamente, di liberare l'appartamento nel giro di un mese.
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Nella Chiesa di santa Brigida |
Una vedova romana di nome Francesca Papazzuri le offrì la propria casa nelle vicinanze di Campo dei Fiori e della chiesa di San Lorenzo in Damaso. In questa casa, comoda, spaziosa e cinta da un solido muro, Brigida visse fino alla morte con la figlia e con i sacerdoti che l'accompagnavano.
Domenica scorsa sono stato in piazza Farnese dove si trova la casa. Entro nella chiesa. Le suore brigidine sono in preghiera, cantano il vespro con solennità e calma. Chiedo di visitare le stanze della santa. Mi invitano a suonare alla porta accanto alla chiesa. Una suora angelica (l’accento tradisce la provenienza nordica della suora, è finlandese) mi introduce nella stessa casa dove ha vissuto la santa, ora ampliata e ristrutturata. Del 1300 sono rimaste soltanto due stanze, quella di Brigida e quella della figlia Caterina, entrambe trasformate in cappella. Il soffitto è quello di allora, per il resto le due stanze sono affrescatissime il gusto è decisamente romantico) con scene della vita della santa. Tutto è ovattato da un’atmosfera rarefatta, quasi da favola. La suora diafana non mi permette assolutamente di fotografare. Lo capisco, guasterei quel clima d’incanto. E ricordo le parole della rivelazione: “Io stesso voglio abitare nel tuo cuore. Ecco fin dove ti amo. I cieli e la terra e tutte le cose in essi contenute non possono contenermi; eppure voglio abitare nel cuore tuo, ch'è solo un pezzo di carne. Che dunque potrai temere allora e di che aver bisogno, se avrai in te Dio potentissimo, nel quale è ogni bene?”