mercoledì 6 settembre 2023

Venite a vedere

 


8 settembre. I nostri giovani studenti rinnovano i voti. Come ogni anno sono chiamato ad aiutarli nella preparazione. Ho pensato di ricordare gli inizi, quelli dei primi discepoli, i nostri inizi…

Nostro Signore Gesù Cristo, quando venne la pienezza dei tempi, fu inviato dal Padre, ricolmo di Spirito, "per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore" (Lc 4,18-19). Chiamò dei discepoli a prendere parte alla sua missione, e da allora, nella sua Chiesa, non cessa di chiamare alcuni uomini alla sua sequela. Così inizia l’Introduzione delle nostre Costituzioni e Regole (p. 11). La Prefazione, scritta da sant’Eugenio, spiega poi come si esercita l’opera dell’evangelizzazione a cui siamo chiamati: dobbiamo «insegnare (“apprendre”, in francese) … chi è Gesù Cristo». Si tratta di un verbo caro a sant’Eugenio, che aveva impiegato anche nella predicazione della Quaresima del 1813: “Venite da me è vi insegnerà chi è Gesù Cristo…”. “Ap-prendre” indica “fare proprio” quanto viene insegnato.

La missione oblata ha come fine far conoscere Gesù Cristo, portare le persone fino all’esperienza di un rapporto personale, fino a farlo amare, come sant’Eugenio raccomandava ad esempio a p. Viala: «Insistete nel far conoscere Gesù Cristo e farlo amare: parlate spesso di questo divin Salvatore e di quel che ha fatto per salvare gli uomini, fate loro prendere la decisione di non lasciar mai passare un giorno senza pregare» (17 gennaio 1849).

Sant’Eugenio era divenuto missionario per condividere la propria esperienza di Cristo Salvatore. Egli può dire, come nell’incipit della Prima Lettera di Giovanni: «Ciò che abbiamo visto, udito, toccato… lo annunciamo a voi» (1, 1-4). Per lui il messaggio è intimamente legato al messaggero.

«Che cosa fece Nostro Signore Gesù Cristo quando volle conquistare il mondo? - si domanda in proposito nell’accingersi a scrivere la Regola -. Scelse alcuni apostoli e discepoli, li formò alla pietà e li riempì del suo Spirito. Dopo averli fatti crescere alla sua scuola, li inviò alla conquista del mondo, che presto avrebbero sottomesso alle sue sante leggi». Lo stesso deve ripetersi adesso: occorrono «uomini che vogliono camminare sulle orme di Gesù Cristo, loro divino Maestro, per conquistargli tante anime che hanno scosso il suo giogo».

Perché l’oblazione? Per essere autenticamente missionari. Non si può annunciare Gesù se non lo si conosce, se non si ha un’esperienza personale profonda con lui. Gli apostoli, secondo sant’Eugenio, ce lo insegnano, essi che sono i primi Oblati.

È quello che avvenne agli inizi.

«Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!". E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: "Che cosa cercate?". Gli risposero: "Rabbì - che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?". Disse loro: "Venite a vedrete". Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio» (Giovanni 1, 35-39). Seguendo l’indicazione di Giovanni i primi due discepoli seguono Gesù. Qui il verbo ha proprio il senso letterale di seguire, mentre abitualmente nel Vangelo di Giovanni indica l’adesione di fede: cf. 8,12, 12, 36, 10,48.

Fino ad allora silenziosi, i discepoli sono provocati da una domanda del Maestro – “Che cercate?” – che li aiuta a prendere maggiore coscienza della motivazione che li ha messi sulle sue tracce: “Rabbì, dove abiti?”. Nel Vangelo di Giovanni il verbo menein (dimorare) ha un significato più ricco del semplice “abitare”. Esso significa: qual è la tua vita, il tuo modo di esistere, il mistero della tua persona?

Dietro l’invito del Maestro – “Venite a vedere” – la scoperta della sua identità, già iniziata con l’indicazione di Giovanni, comincia a diventare un'esperienza concreta in un crescendo progressivo affidato a tre verbi: andarono, videro, si fermarono. Essi tracciano una specie di itinerario alla ricerca della vocazione e a un approdo certo. La sequela (andarono, un verbo che indica adesione a Gesù, percorrendo il suo stesso cammino) porta ad accertarsi di persona di chi è Gesù: videro, un verbo carico di significato in Giovanni: è l’illuminazione. Si tratta di un’autentica esperienza, secondo il significato del verbo latino ex-pèrior, che letteralmente significa passare attraverso, penetrare: accertarsi viaggiando, recandosi sul posto. Che non si tratti di un’esperienza superficiale è attestato dal terzo verbo: si fermarono, a indicare l’instaurarsi di una relazione stabile, una comunanza di vita e di destino, una profonda comunione. Come non ricordare, al riguardo, il verbo “dimorare”, di grande intensità nel lessico giovanneo?

Non potrebbe essere questa la nostra preghiera? “Maestro, dive abiti?”. È vivo il desiderio di conoscere Gesù, di stare con lui?

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