venerdì 6 gennaio 2012

I magi e il cielo che parla


Nei miei ricordi indiani rivedo ancora la Bharatiya Vidya Bhavan (Casa delle sapienza indiana) di Uppadhyaya; un’istituzione presente in 99 centri e 377 istituzioni educative diffuse in tutta l’India e all’estero, con più di 10,500 membri e circa 325.000 studenti. Vanta un centinaio di anni, nata per preservare e far conoscere il Sanscrito e per promuovere i valori etici e spirituali tradizionali: letteratura, spiritualità, filosofia, yoga, arte…,
Ricordo la profonda impressione nel visitare le piccole aule dove si impartiscono gli insegnamento tradizionali: sei, sette studenti, seduti per terra su tappeti, attorno al professore, anche lui seduto su una semplice stoffa, con dietro un lungo cuscino, le gambe incrociate, un piccolo leggio davanti con antichi testi… Agli alunni di sanscrito ho chiesto se potevano recitarmi alcuni degli antichi anni. Hanno assunto la postura giusta e hanno iniziato, con voce ferma a sicura, una declamazione armoniosa, un autentico canto, continuando la tradizione che per millenni ha tramandato oralmente i Veda, le Upanishad e le altre “scritture. Curiosa, ai miei occhi, l’aula dove si insegna astrologia, anche oggi scienza fondamentale nella vita indiana: non si compie nessun importante atto privato o pubblico senza interrogare le stelle… perché le stelle parlano e tutto è scritto in cielo.
Anche i magi, essendo parte di quella cultura ancestrale, leggevano in cielo ciò che avveniva in terra: seppero interpretare i segni delle stelle e giunsero a Betlemme ad adorare Gesù.
Ho pensato alla parola di vita di questo mese: “… cercate le cose di lassù…”. Anche noi crediamo che la nostra vita è scritta in cielo. Dobbiamo imparare a guardare lassù, accrescere ogni giorno il desiderio del cielo e scoprirvi le leggi di vita per quaggiù, così da trovare la strada per giungere, come i magi, alla dimora del re del cielo, quella definitiva, che sarà anche la nostra dimora.

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