mercoledì 25 gennaio 2012

Era il 25 gennaio 1816


La  stanza della prima comunità 

25 gennaio 1816, Eugenio (aveva 33 anni) lascia «casa e campi» per iniziare la sua nuova famiglia. La piccola casa è un miracolo di povertà e di disagio; ma non per chi ama. In una stanza dormono due missionari (i compagni arrivano uno dopo l’altro, secondo quanto permettono le circostanze) e nello stretto passaggio che conduce ad essa, Eugenio. Una lampada posta sulla soglia dà un po’ di luce a tutti e tre. Il fumo del camino, in compenso, toglie la luce del giorno. La mensa è una tavola posta su due barili. «Ma i sentimenti messici in cuore da Dio – ricorda Eugenio – ci rendevano la magra porzione che toccava a ciascuno più gustosa dei pranzi confortevoli che mia madre avrebbe voluto servirci a casa sua... Non perdemmo nulla della nostra gaiezza, anzi: poiché questo modo di vivere contrastava sorprendentemente con quello che avevamo appena smesso, ci accadeva spesso di ridere di cuore».
Perché iniziare la nuova avventura proprio nel giorno in cui si celebra la convesione di san Paolo? Perché tra i due c'è una grandissima affinità e sant'Eugenio de Mazenod voleva continuare la missione di Paolo, come ho scritto tanti anni in un breve testo che si può leggere cliccando qui.

1 commento:

  1. Grazie p. Fabio per averci ricordato che oggi è festa di famiglia. Osservando quella stanza, piccola, che ha ospitato la prima comunità oblata ho pensato a tutte le stanze sparse per i continenti che hanno ospitato i figli e le figlie di sant'Eugenio. Nel cuore di Dio quella stanza non era poi così piccola!
    Auguri!

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